Analisi sul voto in Sicilia| "Rischio astensionismo" - Live Sicilia

Analisi sul voto in Sicilia| “Rischio astensionismo”

Orazio Lanza

Orazio Lanza, docente di Scienza Politica all'Università di Catania, ci aiuta a capire meglio che tipo di voto si svilupperà nell'isola.

L'intervista al politologo
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3 min di lettura

Conto alla rovescia, ormai, per le politiche 2013. Tra pronostici e proiezioni anche i catanesi si preparano al voto. In una Sicilia dai mille volti: dai comizi a furor di popolo nelle piazze ai social network. L’astensionismo delle regionali, il più alto nella storia dell’Isola, rimbomba ancora tra la gente, divenendo emblema dell’evoluzione dei processi politico-sociali. Ad aiutarci in questa complessa analisi è Orazio Lanza, docente di Scienza Politica all’Università di Catania.

Cosa sta accadendo in Sicilia dal punto di vista elettorale?

C’è una grande confusione dettata da una situazione di frammentazione politica che nella nostra regione non risulta essere nuova. Le forze moderate che hanno sempre dominato in Sicilia oggi risultano divise.

C’è dunque il rischio che anche stavolta l’astensionismo giochi un ruolo importante?

Sicuramente le regionali sono diverse dalle politiche. Per tradizione i siciliani a quest’ultime partecipano di più, anche se i tassi saranno minori rispetto al resto d’Italia perché uno dei fattori mobilitanti in Sicilia è il voto personale, elemento assente in questa tornata elettorale.

Esiste ancora il voto di genere? Donne e uomini, cioè, reagiscono in maniera diversa agli eventi?

Non parlerei tanto di voto di genere. Esistono delle tendenze per cui le donne, dalle nostre parti, risultano storicamente tendenzialmente più conservatrici rispetto ad altri contesti. Ma è un dato che incide poco in una regione in cui le elette occupano ancora una minima parte. Le donne, storicamente, votano più il centro destra, mentre in passato si indirizzavano soprattutto verso la democrazia cristiana. Ma si tratta di dati che variano anche in base alle fasce di età e a fattori di carattere religioso-culturale. Per ragioni storico-sociali, a causa degli alti tassi di disoccupazione femminile, si assiste ancora all’assenza di una vera e propria mobilitazione dovuta ad un calo di autonomia dal punto di vista economico-sociale, elemento significativo per le loro scelte elettorali.

Internet e in particolare i social network hanno un po’ cambiato il modo di far politica?

Sul loro uso alcuni partiti o movimenti hanno dimostrato di essere maggiormente preparati rispetto ad altri. Anche se, in questa campagna elettorale, mi è sembrato che soprattutto la televisione sia stato lo strumento di comunicazione di maggiore impatto sociale, con la presenza o la volontaria assenza dei leader nelle varie trasmissioni. C’è un ritorno alle piazze, inoltre, dovuto alla scelta operata da alcune realtà politiche. Rispetto alle precedenti tornate elettorali abbiamo notato poi un calo di pubblicazione nei giornali di cinguetti e scambi di messaggi tra i politici in prima pagina. E questo perché Internet e i social network rimangono ancora parecchio selettivi dal punto di vista della produttività elettorale in quanto richiedono un grado di alfabetizzazione informatica che ancora non è eccessivamente presente in Italia.

I siciliani vengono attratti da termini quali “rivoluzione” e “cambiamento”?

Si tratta di parole adoperate ormai in modo talmente generico da non risultare più riconducibili ad un significato univoco. Nella nostra società si respira un bisogno di cambiamento. Un grande desiderio di ribellione che fatica ad esprimersi e che, se non bene incanalato, rischia di trasformarsi in uno strumento di indebolimento della nostra democrazia. I partiti che vinceranno queste elezioni lo faranno, quasi certamente, con una percentuale di voti irrisoria e con una legge elettorale che non facilita sicuramente la vittoria. Questo genererà la possibilità di governi non realmente voluti dagli elettori, in un contesto in cui per fare reali mutamenti occorrerebbe invece un consenso elevato.

Le nuove generazioni sono ancora vittime dei voti clientelari?

Direi molto meno rispetto al passato soprattutto perché l’essenza su cui storicamente si basa tale sistema non esiste più. Il posto di lavoro, le risorse economiche e le promesse sono ormai una chimera, dunque, la libertà diventa maggiore.

E nelle comunali?

In quel caso il voto clientelare è più utilizzabile, certo.

Che influenze avranno i risultati delle politiche dal punto di vista sociale su Catania?

Credo che confermeranno la situazione di grave incertezza in cui versa la città. Il sistema elettorale non prevede un rapporto diretto tra il voto al partito e quello al sindaco, dunque, molto dipenderà dal tipo di alleanze che si riusciranno a costruire. Non credo, comunque, ci siano le basi per la creazione di una maggioranza coesa.


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