PALERMO – La dichiarazione di intenti era arrivata puntuale, come a ogni catastrofe. “E’ intendimento del governo regionale fare immediata richiesta per lo stato di calamità, anche per avere la possibilità di accedere a fondi che possano supportare le strutture pubbliche e private danneggiate in Sicilia”. Era il 18 giugno di quest’anno e il presidente della Regione, Rosario Crocetta, assicurava a Cefalù e a tutte le altre zone colpite da devastanti incendi che non sarebbero state lasciate sole e che sarebbero stati avviati “tutti gli interventi necessari”. A distanza di cinque mesi da quei roghi che gettarono nel terrore una grossa fetta della Sicilia nord-occidentale, di quei fondi nemmeno l’ombra e a Cefalù sette famiglie vivono ancora da sfollate in appartamenti presi in affitto e pagati dal Comune. Il sindaco, Rosario Lapunzina, punta il dito contro i ritardi della Regione, ma dal dipartimento di Protezione civile rimandano le accuse al mittente. “Quei soldi promessi non sono mai arrivati e noi abbiamo già speso 230mila euro per il ripristino dei servizi essenziali e per il pagamento degli affitti delle famiglie sfollate”, dice Lapunzina, che coglie l’occasione dell’alluvione di Licata per esprimere solidarietà alla cittadina agrigentina: “Quando gli elementi della natura, acqua, fuoco o vento, si accaniscono con tale violenza le conseguenze sono drammatiche -dice -. E’ sicuramente auspicabile che la Regione Siciliana provveda a ristorare quella comunità, attraverso la dichiarazione dello stato di emergenza e lo stanziamento delle somme necessarie”. Il sindaco della cittadina normanna ricorda comunque al governo regionale “i precisi impegni” assunti da Crocetta nei confronti della città. Lapunzina, che in questi giorni ha avuto un incontro con il governatore, sottolinea che Cefalù “attende ancora l’adozione dei provvedimenti necessari” a risarcire i danni subiti dal patrimonio pubblico e dai privati.
In quei giorni di giugno, in realtà, la giunta regionale varò lo stato di calamità naturale e, in una seconda delibera, anche la richiesta di stato d’emergenza da indirizzare al governo nazionale. Entrambi gli atti erano accompagnati da una dettagliata nota del dipartimento regionale di Protezione civile con una prima stima dei danni e l’elenco delle località colpite. Roma lasciò cadere la richiesta nel vuoto, con una sola conseguenza: rimase in piedi soltanto la dichiarazione di stato di calamità varata dalla giunta, con l’incarico dato al dipartimento Bilancio di trovare le risorse necessarie per risarcire cittadini e amministrazioni. “Quei fondi ci sono ma molte domande di risarcimento da parte dei Comuni sono arrivate soltanto a fine ottobre – spiega il capo del dipartimento di Protezione civile della Regione, Calogero Foti -. A ciò va aggiunto che molti comuni, come quello di Cefalù, hanno fornito documentazioni incomplete e poco chiare. I soldi arrivano quando ci sono i ‘giustificativi’ adeguati. Il mancato riconoscimento dello stato d’emergenza da parte del governo nazionale? Non c’erano i presupposti”.
La tesi del dipartimento di Protezione civile viene contestata, però, da Lapunzina: “Il 29 giugno la Regione ci ha chiesto la scheda con il dettaglio dei danni subiti dal patrimonio pubblico e abbiamo risposto in breve tempo. La scorsa settimana Palermo ha scritto nuovamente sollecitando anche la scheda dei danni subiti dai privati, ma quest’ultima non era mai stata richiesta nei mesi precedenti”. Il 22 giugno, inoltre, la giunta di Cefalù mise nero su bianco la conta dei danni: 38 milioni di euro, tra pubblico e privato. Lapunzina critica anche la formula scelta per la richiesta di stato d’emergenza: “Non conteneva la richiesta di fondi nazionali. Si sarebbe potuto chiedere aiuto allo Stato, così come avvenuto per le popolazioni colpite dal terremoto. In quei giorni soffiava un forte vento di Scirocco e le temperature erano altissime, si tratta di fattori strettamente legati al corso degli eventi naturali”.
A questo punto si apre una nuova possibilità per andare incontro al Comune e ai privati che hanno subito i danni degli incendi: utilizzare la manovra in discussione all’Assemblea regionale siciliana per far giungere quei fondi alle zone colpite dagli incendi. Difficile che i soldi bastino per tutti “ma una delle promesse avanzate dal governo – conclude Lapunzina – riguarda la possibilità di accendere mutui con interessi a carico della Regione. Sarebbe già una boccata d’ossigeno per le tante persone che hanno subito danni”.