PALERMO – L’esposto è pesantissimo e la Procura della Repubblica ha aperto un’inchiesta sulla gestione dello Ial Sicilia, l’ente di formazione della Cisl dichiarato fallito nel 2015, trascinando con sé 800 dipendenti.
Cassa integrazione non dovuta, presunte truffe ai danni di Inps e Agenzia delle Entrate, la Regione che fa da tappabuchi mettendo mano al portafogli: c’è tutto questo nell’esposto firmato da Costantino Guzzo, responsabile per la Formazione dell’Unione sindacale di base.
Nelle tre pagine finite sul tavolo del procuratore aggiunto Sergio Demontis si parte ricordando che tra il 2010 e il 2012 lo Iail ha ricevuto contributi per 118 milioni di euro. Eppure, si legge, da luglio a dicembre l’ente di formazione “ha attivato la cassa integrazione in deroga sottoscrivendo un accordo sindacale con Cgil, Cisl e Uil. Un’operazione che, secondo Guzzo, avrebbe fatto sì che lo Ial “scaricasse sull’Inps circa 5 milioni di euro di costo diretto per il personale”.
Stessa cosa, ma per un importo che sale a 8 milioni, sarebbe avvenuta nel 2012. Nel 2014, nonostante la revoca dell’accreditamento avvenuta nel giugno 2013 e la chiusura di tutte le sedi, 584 lavoratori avrebbero goduto della cassa integrazione grazie a “un accordo postumo”. Come postuma sarebbe stata la proroga decisa nel dicembre 2014. Il tutto per un danno da 8 milioni e mezzo di euro. “Come è potuto accadere che nello stato in cui versava l’ente, con revoca dell’accreditamento e chiusura degli sportelli – si chiede Guzzo – sia stata concessa la cassa integrazione il cui presupposto è una crisi congiunturale e non strutturale come nel caso dello Ial”.
C’è di più: nel 2015 il personale sarebbe stato “tenuto a casa senza soldi, senza accordo di sospensione, con i rapporti di lavoro in essere senza ottemperare agli adempimenti fiscali e contributivi”. Eppure nel 2015, fa notare Guzzo, il fallimento dello Ial non viene dichiarato per la situazione finora descritta, ma perché non erano stati pagati “3.550 euro ad una centralinista di Catania”.
La cassa integrazione arriva anche nel 2016 per tre milioni e mezzo di euro: “Quindi un ente revocato, fallito, senza attività e senza sedi riceve un ulteriore sostegno a carico dello Stato”.
La Cisl, nel corso della vertenza prima del fallimento, aveva sostenuto con Giovanni Migliore, segretario regionale scuola e formazione professionale, che era necessario “salvaguardare” tutti i lavoratori ed evitare “macelleria sociale”.
Il 22 aprile 2016 vengono risolti tutti i contratti con i dipendenti. Ed ecco l’ultima stoccata dell’esposto: “Questo accadeva per tutti tranne per alcuni dipendenti Ial, che erano anche dirigenti sindacali Cisl che transitarono dallo Ial all’Anfe di Messina, ma immediatamente furono messi in aspettativa a carico dell’Inps”.
Ora sarà la Procura a stabilire se l’esposto pesantissimo descriva davvero cosa sia accaduto nell’ente di formazione, che prima del fallimento, era tra i più grandi della Sicilia.