Inchiesta sul torrente Acquicella |Così è stato spostato il fiume - Live Sicilia

Inchiesta sul torrente Acquicella |Così è stato spostato il fiume

I crolli verificatisi all'inizio di dicembre sulla banchina della nuova darsena hanno riacceso i riflettori su una lunga storia che affonda le radici nel 2000 e arriva fino a oggi, senza però che sia stata messa la parola fine. La magistratura si appresta a chiudere le indagini.

la ricostruzione
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CATANIA – La magistratura si appresta a chiudere le indagini sullo spostamento del torrente Acquicella, che affonda le radici nei primi anni 2000. La volontà di modificare la fisionomia del porto di Catania verso sud, ai danni del torrente Acquicella che accanto all’ingresso da via Tempio aveva la foce – precisamente non distante dalla spiaggetta oggi sepolto sotto il cemento della nuova darsena – risale infatti a quell’epoca. Precisamente al 2001, anno in cui “l’autorità portuale di Catania chiede al Comune di avviare la procedura prevista dal DPR n. 509/1997 per l’esame e l’approvazione di cinque domande di concessione di parti del demanio marittimo allo scopo di realizzarvi strutture dedicate alla nautica da diporto”, scrive Rifondazione comunista in una lettera all’allora presidente della Repubblica, Napolitano. All’epoca, la volontà era quella di realizzare un porto turistico – nonostante il Prp prevedesse lì una darsena per unità d’altura. Sempre Rifondazione ricorda che, in quell’occasione, “l’arch. Caffo della Sovrintendenza di Catania aveva rappresentato l’esigenza di lasciare fuori dal porto turistico il torrente Acquicella e di assicurare il completo rispetto della legge Galasso n. 431/1985”.

Perché, in un caso o nell’altro, la volontà di edificare il porto a sud comportava lo spostamento della foce del torrente che, di fatto, costituiva un confine naturale dell’area portuale. In ogni caso, da allora la procedura viene sospesa, la conferenza dei servizi che avrebbe dovuto valutare i progetti per i porti turistici non viene più convocata. Si arriva al 2004. Il sindaco Scapagnini, allora, convoca una nuova conferenza dei servizi “nella quale richiedeva – riporta sempre Rifondazione – alle cinque società di “rimodulare” i progetti presentati sulla base di una proposta di Piano Regolatore del Porto approvata dall’Autorità Portuale, ma non vigente, perché in attesa del parere obbligatorio del consiglio comunale”. Che arriva, ma contrario. Da allora, la questione riguarda la realizzazione del porto turistico ad opera della società Acqua Marcia, la proposta selezionata tra quelle pervenute, che avrebbe presentato una planimetria nella quale il torrente sarebbe stato opportunamente spostato.

Lo denuncia pubblicamente Sel nel 2011. “Tale incongruenza si evince dal confronto delle planimetrie presentate dall’impresa con lo stato di fatto dei luoghi: il corso del torrente Acquicella sulla carta viene infatti disegnato in modo diverso e spostato più a sud, allo scopo di fare “spazio” alla realizzazione del maxi porto turistico”. Sempre nel 2011 Enzo Bianco, attuale sindaco, dopo una conferenza stampa affermava che “c’è una relazione (del novembre 2007) di un geologo della Direzione Opere Pubbliche del Comune che in merito alla realizzazione di nuovi approdi che prevedano la realizzazione di nuovi moli in mare suggerisce di verificare “la possibilità di scelte meno compromettenti” per il litorale sabbioso della Playa”.

Nel frattempo, all’inizio del 2012, viene a decadere il progetto di porto turistico di Acqua Marcia, per via delle vicende giudiziarie di Francesco Bellavista Caltagirone. E si arriva alla darsena (come prevede il PRP del 1978). E’ il 2012 e il circolo Rinascita di Sel denuncia la violazione della legge Galasso. “Dopo aver spostato e tombato il torrente Acquicella, nel corso dei lavori per la realizzazione della nuova darsena – affermava Marcello Failla, del Comitato Porto del sole – l’Autorità Portuale ha di recente richiesto un parere idraulico al Genio Civile ad alla Soprintendenza che suona come una vera e propria sanatoria”.

E ancora: “Nel mese di maggio 2012 i lavori per la nuova darsena commerciale sono iniziati proprio con la deviazione abusiva del corso e della foce, per centinaia di metri ancora più a sud, del torrente Acquicella, in aperta violazione della Legge 431/85 e della L.R. n. 25 del 1 settembre 1993, art. 94, che prescrive “nel territorio della regione gli interventi di manutenzione idraulica nell’ambito degli ecosistemi fluviali possono comprendere solo lavori di manutenzione ordinaria di manufatti già esistenti, nonché lavori di rimozione dall’alveo di rifiuti o di corpi estranei alle condizioni naturali dei luoghi”. 

La darsena, per Failla e per altre associazioni, viene costruita in violazione della legge, su cartografie non veritiere, simili a quelle presentate per la realizzazione del porto turistico. In entrambi i casi, accusavano i rappresentanti del Comitato, nelle carte il torrente sarebbe stato spostato verso sud. In quell’occasione, il Comitato presenta anche le diverse fotografie satellitari che mostravano la deviazione. E, a dicembre, invia un esposto alla Procura.

Si arriva al 2013. Nel mese di gennaio, sempre il Comitato Porto del sole, appoggiato da Cittainsieme, Libera, WWF, LIPU e Forum Nazionale Salviamo il Paesaggio, invia una lettera al presidente della Repubblica e una lettera aperta alla città nella quale denuncia: “Sono oggi in corso lavori uguali a quelli del progetto Acqua Marcia ma con diversa denominazione di “darsena commerciale” – denunciano – lavori che hanno già deviato il Torrente Acquicella”.

I lavori della darsena terminano nel 2015 e, nel mese di luglio, vengono consegnati dal ministro Graziano Delrio. Pochi mesi dopo, all’inizio di dicembre, si verifica il crollo. E le associazioni, le stesse dell’esposto del dicembre 2012,  tornano a sottolineare il collegamento con la foce del torrente. “Apprendiamo adesso che la pubblica accusa ha notificato gli avvisi di conclusione delle indagini preliminari e che la procura dovrà ora valutare se chiedere il rinvio a giudizio per gli indagati – affermano i rappresentanti. La verità su questa triste, ennesima, vicenda di scempio e di affari è quindi adesso affidata ai giudici. Ci auguriamo che l’aver realizzato un progetto da quasi 100 milioni di euro sul letto di un torrente, in palese contrasto con le norme di tutela dell’ambiente e con la stabilità delle opere, con il danno irreversibilmente che ne è ormai derivato, serva di lezione affinché la tempestività negli interventi di denunzia e di controllo entri finalmente negli usi della nostra comunità”.

 


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