Inchieste, poltrone e candidati | Come cambia la corsa ai Comuni - Live Sicilia

Inchieste, poltrone e candidati | Come cambia la corsa ai Comuni

Dove si vota, chi si è ritirato dalla corsa, come "crescono" le giunte. Le novità a un mese dalle elezioni.

VERSO LE AMMINISTRATIVE
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PALERMO – L’approvazione all’Assemblea regionale siciliana della legge sulla composizione delle giunte comunali e sulla validità delle elezioni cambia senza dubbio la corsa alle amministrative. Qualche posto in giunta in più, infatti, potrebbe tornare utile ai candidati sindaci in vista della tornata elettorale. La corsa ai comuni cambia anche, però, alla luce delle inchieste che nell’ultimo mese hanno travolto il mondo della politica coinvolgendo anche alcuni comuni chiamati al voto il prossimo 28 aprile.

Manca infatti poco meno di un mese alle amministrative e nei prossimi giorni Livesicilia inizierà un viaggio in tutti i Comuni in cui si vota per l’elezione del sindaco e del Consiglio comunale. I siciliani chiamati al voto sono circa 497mila, 36 i Comuni tra questi un capoluogo di provincia: Caltanissetta. Al voto sono chiamate però anche grandi città come Gela, Bagheria, Monreale, Castelvetrano, Mazara del Vallo. San Cataldo e Aci Castello.

Tra i comuni con meno di 15mila abitanti si vota a Salemi, Cinisi, Motta San’Anastasi, Mazzarino,Alessandria della Rocca, Caltabellotta, Naro, Racalmuto, Sant’Elisabetta, Ragalna, Zafferana Etnea, AidonaBroo, Condrò, Forza D’Agrò, Leni, Longi, Mandanici, Mistretta, Oliveri, Rometta, Spadafora, Tortorici, Borgetto, Bompietro, Roccamena Calatafimi-Segesta e Salaparuta. Nei giorni scorsi, però, il Consiglio dei ministri ha deciso lo scioglimento per mafia di altri due comuni siciliani: San Cataldo (Cl) e Mistretta (Me). In questi comuni è arrivata la gestione commissariale che durerà 18 mesi così sembrerebbe che le elezioni in questi Comuni sia saltata.

Cosa prevede la legge approvata in settimana

La prima novità introdotta e che potrebbe influire direttamente nelle prossime elezioni amministrative riguarda la validità delle stesse elezioni in caso di un unico candidato nei Comuni con meno di 15mila abitanti. Le elezioni saranno valide se va a votare la metà degli iscritti nelle liste elettorali escludendo nel calcolo la lista degli aventi diritto al voto che però sono residenti all’estero.

Il cuore della legge riguarda  il numero degli assessori nelle giunte comunali. Le nuove disposizioni prevedono un numero massimo di assessori, rimettendo pertanto la scelta di incrementare la composizione della giunta all’autonomia dei singoli comuni che potranno, fin da subito, modificare i propri Statuti in vista dell’incremento delle poltrone nell’esecutivo.

Per i Comuni sotto i 10mila abitanti il numero massimo è di quattro assessori (attualmente il numero è di tre per i Comuni al di sotto dei 5mila abitanti). Nei comuni con popolazione fra i 10mila e il 30mila gli assessori potranno essere cinque (attualmente sono quattro). Un altro scaglione riguarda i comuni che hanno tra i 30mila e i 100mila abitanti dove potranno essere delegati sette assessori (attualmente sono cinque). Nei comuni con popolazione fino a 250mila abitanti e nei comuni capoluogo delle ex province gli assessori potranno essere nove (attualmente sono sette). Mentre sotto la soglia dei 500mila abitanti si aggiungerà un solo altro componente di giunta (attualmente il numero è di otto). Ultimo scaglione è dedicato ai comuni con oltre 500mila abitanti, e cioè a Palermo. Qui gli assessori potranno essere undici (oggi sono otto).

La legge approvata apre sia nei Comuni grandi che in quelli piccoli una possibile fase ampliamento degli esecutivi. La legge approvata infatti dà un tempo di sessanta giorni ai Comuni per adeguare gli Statuti comunali. Se i Comuni non dovessero rispettare tale termine si applicherebbe però comunque la norma di legge. In alcuni casi la modifica dello statuto non potrebbe essere neppure richiesta. In tutti i Comuni che non hanno adeguato lo Statuto alla legge del 2015 che diminuiva il numero degli assessori la norma potrebbe essere immediatamente operativa. Un esempio è offerto dal Comune di Palermo dove il tetto massimo di assessori è ancora stabilito in 16 per quanto attualmente le poltrone in giunta sono state otto come fissato dalla norma regionale. La regola da poco approvata che fissa il numero massimo di assessori ad undici così apparirebbe subito operativa.

Le inchieste

Se l’approvazione del ddl determina nuovi equilibri nelle elezioni amministrative, la corsa ai Comuni è stata già cambiata dalle procure siciliane. L’inchiesta Artemisia ha portato Salvatore Bendici a ritirare la candidatura a sindaco di Salemi (Tp). Bendici è il genero di Paolo Genco titolare dell’ente i formazione Anfe travolto dall’inchiesta che ha svelato la presunta l’esistenza di logge massoniche nel trapanese e di un sistema di potere che avrebbe favorito l’Anfe e alcuni enti a questo legati.

A Castelvetrano (Tp), la stessa inchiesta ha portato Luciano Perricone, candidato a sindaco finito ai domiciliari, a ritirare la candidatura a sindaco. Subito dopo l’inchiesta due liste civiche “Le ali per Castelvetrano” e “Castelvetrano futura” si sono ritirate dalla competizione elettorale facendo venire meno il sostegno alla candidatura di Perricone.

Anche nel palermitano, l’inchiesta della Procura di Termini Imerese per voto di scambio e reati contro la pubblica amministrazione, ha coinvolto alcuni politici locali. Il sindaco di Termini Imerese Francesco Giunta si è dimesso dopo che gli è stato contestato il reato di peculato. L’inchiesta però ha coinvolto e insinuato anche la campagna elettorale del candidato a sindaco di Bagheria Filippo Maria Tripoli.

Nuove regole nel M5s

Infine, un’ultima novità raggiunge lo scenario delle amministrative. In questi giorni Luigi Di Maio ha confermato il nuovo orientamento del Movimento cinque stelle quanto al secondo mandato dei consiglieri comunali. Come Ignazio Corrao ha anticipato a Livesicilia, infatti, il M5s ha aperto alla possibilità di superare il tabù del vincolo dei secondo mandato per i consiglieri comunali. Un segnale d’apertura che dovrebbe consentire al M5s di strutturarsi meglio alla base e di iniziare a capitalizzare il lavoro dei consiglieri.


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