CATANIA. Il Sindacato Infermieri CNI-FSI (Coordinamento Nazionale Infermieri-Federazione Sindacato indipendente) è agguerritissimo e determinato come non mai stavolta ad ottenere delle risposte concrete dalla magistratura. E’ stato presentato al tribunale di Catania il ricorso per il riconoscimento del “cambio divisa aziendale” degli infermieri come orario di lavoro. Attualmente, infatti, il tempo impiegato dagli infermieri per cambiarsi e rendersi operativi prima dell’ingresso effettivo in degenza esula dall’orario di lavoro e quindi dal calcolo in busta paga.
Il “cambio divisa aziendale” negli ambienti ospedalieri è una prassi necessaria e imprescindibile: gli infermieri – com’è noto – sono tenuti all’interno dei reparti ad indossare camici sterilizzati che non siano stati in contatto con agenti esterni, per la tutela della salute dei pazienti e degli infermieri stessi. In secondo luogo, il tempo solitamente impiegato dagli infermieri per il cambio divisa verrebbe anche utilizzato per il passaggio d’informazioni riguardo gli eventi in reparto e garantire, quindi, una continuità assistenziale sanitaria nonché ridurre al minimo il rischio di incorrere in errori sanitari. Una prassi la cui propedeuticità dovrebbe essere fuori discussione e proprio per questo adeguatamente remunerata, ma al momento le cose non stanno così e non solo in Sicilia.
Calogero Coniglio – Coordinatore Regionale del Sindacato CNI-FSI – rende noto attraverso le colonne di LiveSiciliaCatania: “Attualmente gli infermieri utilizzano il loro “tempo libero” per compiere l’obbligo di cambiarsi, mettersi in divisa ed essere operativi in reparto. Questa operazione comporta che, in un anno, si sommano da 65 a 84 ore di tempo impiegate per la vestizione. Inoltre, a mio avviso, fino adesso è stato fatto un uso improprio di vestizione e svestizione, il Ministero della Salute – continua Coniglio – afferma a riguardo che proprio durante ogni cambio turno gli infermieri si trovano insieme per comunicarsi le informazioni e per pianificare l’assistenza. E’ orario di lavoro a tutti gli effetti. Chiediamo, quindi, che quel tempo in più trascorso in degenza (che si aggira intorno ai 20 minuti, di cui 10 all’entrata del reparto e altri 10 per l’uscita) venga regolarmente retribuito, con lo scopo d’incentivare l’infermiere stesso a non trascurare nessun dato, diminuire il tasso di errori e garantire una maggiore tracciabilità scritta e orale degli eventi all’interno della struttura ospedaliera. Inoltre, chiediamo gli arretrati e gli interessi per le ore di lavoro maturate in tutti questi anni. In Italia, al momento, solo in Lombardia si è giunti ad un accordo tra Sindacato e Regione che prevede 15 minuti regolarmente pagati per le operazioni di cambio divisa aziendali. Adesso, siamo in attesa della prima udienza – conclude Coniglio – speriamo soprattutto di trovarci davanti ad un magistrato che non snobbi, anche stavolta, la nostra causa e di riscuotere esiti positivi”.