Ingroia, Di Matteo e la verità| La Trattativa sopra tutto - Live Sicilia

Ingroia, Di Matteo e la verità| La Trattativa sopra tutto

Antonio Ingroia

L'ex toga, oggi avvocato, attacca i giudici di Viterbo e cerca sponda nel collega di Palermo.

IL CASO MANCA
di
3 min di lettura

PALERMO – Tutte le strade portano, sempre e comunque, alla Trattativa fra lo Stato e la mafia. Secondo Antonio Ingroia, anche la morte dell’urologo Attilio Manca rientra nel contenitore del presunto e scellerato patto fra boss e rappresentanti delle istituzioni. È il processo che Ingroia ha istruito quando era procuratore aggiunto a Palermo e da cui è uscito per tentare, senza successo, la carriera politica.

Ed è ad Antonino Di Matteo, uno dei suoi ex colleghi rimasti a rappresentare la pubblica accusa nel dibattimento in corso davanti alla Corte d’assise, che Ingroia si affida per ristabilire la verità. Non importa che al momento la sua verità non coincida con quella della magistratura. Ingroia, che assieme all’avvocato Fabio Repici assiste i familiari di Manca, infatti, ha la certezza che l’unica “verità vera” sia quella da lui rappresentata, raccogliendo anche alcune testimonianze di pentiti.

Ieri il giudice di Viterbo ha condannato a cinque anni e quattro mesi di reclusione, oltre a 18 mila euro di multa, la sola Monica Mileti, la donna accusata di aver ceduto la dose di eroina che, nel 2004, avrebbe provocato a Viterbo il decesso per overdose dell’urologo di Barcellona Pozzo di Gotto. Una verità che non convince i familiari della vittima secondo cui, fu un omicidio di mafia.

“Si tratta di una sentenza abnorme e profondamente ingiusta in un caso paradossale, in cui la verità processuale è il rovescio della verità reale. Purtroppo i giudici di Viterbo – ha scritto in una nota Ingroia – a causa dell’estromissione delle parti civili, non hanno potuto valutare tutti i fatti e tutte le prove, tra cui quelle da noi ritenute decisive, non hanno potuto considerare evidenze fondamentali, e non hanno neppure ascoltato la verità dei familiari di Attilio Manca. Attilio Manca – ha aggiunto – è stato ucciso per aver operato Provenzano a Marsiglia con il benestare di pezzi dello Stato ai più alti livelli: era diventato un testimone troppo scomodo, il suo è un delitto di Stato che si inserisce nel quadro di quella scellerata trattativa che uomini delle Istituzioni strinsero con i boss mafiosi, lasciandosi dietro una lunga scia di sangue. Ma non si è voluto che si arrivasse alla verità, che fosse fatta giustizia. E da quel processo è stata estromessa la parte civile e la sua verità. Noi però non ci arrendiamo. A Viterbo non si è fatta giustizia”. I familiari di Manca non si sono potuti costituire parte civile perché non erano stati considerati parte offesa del reato. Non era contestato l’omicidio, ma la cessione di droga. Dunque, secondo il giudice, i parenti non erano più legittimati a chiedere i danni all’imputata. La procura di Viterbo ha escluso il collegamento con Provenzano, sostenendo che gli accertamenti tecnici hanno stabilito che il decesso avvenne per un’overdose di eroina.

Ingroia non ci sta e attacca i magistrati di Viterbo: “Confidiamo in un’altra magistratura, confidiamo nei due esposti presentati alla Procura distrettuale antimafia di Roma, che ha avuto già l’effetto di far aprire un fascicolo per omicidio di mafia, e alla Procura nazionale antimafia”. Ed è qui che si inserisce l’auspicio di potere tornare a lavorare fianco a fianco con Di Matteo. Lui come parte civile, il pm di Palermo come nuovo sostituto della Dna “dove ci auguriamo prenda il posto che merita il più rapidamente possibile Nino Di Matteo. Con la sua grande esperienza in indagini di alta mafia un magistrato come Di Matteo potrà infatti sicuramente contribuire a ristabilire la verità e a fare giustizia. Lo dobbiamo ad Attilio, lo dobbiamo alla sua famiglia”.

Il “rapidamente” potrebbe scontarsi con la richiesta del procuratore di Palermo Francesco Lo Voi che chiede al ministero di fare restare Di Matteo per altri sei mesi a Palermo in modo che possa occuparsi delle inchieste e dei processi in corso, compreso quello sulla Trattativa.

 

 


Partecipa al dibattito: commenta questo articolo

Segui LiveSicilia sui social


Ricevi le nostre ultime notizie da Google News: clicca su SEGUICI, poi nella nuova schermata clicca sul pulsante con la stella!
SEGUICI