“La sentenza della Cassazione va al di là di quanto mi aspettavo: soprattutto alla luce delle parole pronunciate nella requisitoria dal pg Iacoviello. I giudici parlano espressamente del ruolo di ‘mediazione’ tra Cosa Nostra e Berlusconi svolto da Dell’Utri, io avevo definito il senatore ‘ambasciatore della mafia’: mi pare lo stesso concetto”. Parla di “frastuono mediatico che ha fatto perdere di vista la realtà” il procuratore aggiunto Antonio Ingroia, al centro della polemica dopo l’annullamento della sentenza di condanna del senatore del Pdl Marcello Dell’Utri da parte della Cassazione. Ora che i giudici romani hanno pubblicato le motivazioni della sentenza, che esprime comunque pesanti riserve sulla figura del parlamentare, Ingroia torna a parlare della vicenda: “allora – spiega – avevo provato a dire che si dovevano attendere le motivazioni e che si trattava di un annullamento con rinvio e non di un’assoluzione. Leggere ora il ragionamento della Corte conforta le mie parole di allora”. “Peraltro – aggiunge – la Cassazione non parla di difetto di prova circa la continuità della vicinanza di Dell’Utri alla mafia nel periodo ’77-’82, piuttosto sostiene che la motivazione della sentenza della corte d’appello non è adeguata”. Insomma, secondo il procuratore “i giochi sono tutti ancora aperti. E forse politici come Cicchitto e Gasparri pronti a gioire dopo l’annullamento del verdetto hanno cantato vittoria troppo presto”.
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