PALERMO – Allarme inquinamento all’Acquasanta. La banchina del porticciolo commerciale è finita sotto sequestro. Ci sono delle vasche stracolme di rifiuti oleosi. Una bomba ecologica pronta ad esplodere dopo avere già provocato i primi danni. Le sostanze nocive fuoriescono da una ventina di tombini. Non è un caso, secondo gli esperti, che diversi residenti della zona abbiano denunciato malori. Un esposto anonimo ormai un anno e mezzo fa, infatti, raccontava di decine di bagnati intossicati, con bruciore agli occhi, difficoltà di respirazione, febbre, nausea e vomito. Avevano tutti fatto il bagno all’Acquasanta. Inevitabile pensare subito all’alga tossica. Si sbagliavano.
Gli impianti a cui gli agenti del Nopa, il Nucleo protezione ambientale dei vigili urbani, hanno messo i sigilli appartengono alla Bonifiche spa, un’azienda romana che si occupa del recupero di prodotti industriali speciali. Le quasi quattromila tonnellate di rifiuti erano destinate ad essere imbarcate e trasferite a Gibilterra, ed invece sono state stoccate in città dove ormai stazionano da più di un anno.
L’impresa romana occupa le cosiddette “vasche di accosto” su concessione dall’Autorità portuale. Si tratta dell’impianto dove, su autorizzazione del Commissario per l’emergenza rifiuti in Sicilia, sono confluiti anche i rifiuti speciali dell’impianto Smeb di Messina, finito sotto sequestro. L’impianto, ormai in disuso, è ormai nel degrado. “Tale stato di cose si protrae da diversi anni e l’abbandono della struttura e la mancanza di vigilanza presso le vasche di accosto – si legge nella relazione dell’Arpa e del Nopa – potrebbero essere causa di eventi incontrollabili che potrebbero provocare incidenti per circostanze anche fortuite con sversamento in mare. Peraltro, tale stoccaggio, nel tempo, sembra abbia prodotto emissione di odori molesti nella zona”.
Malgrado le sollecitazioni a intervenire, la situazione non è cambiata. Da qui la decisione del pubblico ministero Geri Ferrara di mettere sotto sequestro le aree e di iscrivere nel registro degli indagati Marco Pappalardo, legale rappresentante della Bonifiche spa. Ed è iniziata la corsa contro il tempo per bonificare la zona.