CATANIA – Cancellare la visione campanilistica e “fare sistema”. Catania, Messina, Siracusa, Augusta, Pozzallo, Gela, possono coesistere e rappresentare la Sicilia orientale in un ideale sistema di area vasta. È il quadro stimolante emerso dal meeting “Porto dello Ionio, un mare di opportunità”, il convegno svoltosi questa mattina nell’Aula Magna di Palazzo delle Scienze a Catania. Un meeting fortemente voluto da’ Il tavolo per le Imprese”, al quale hanno preso parte profili tecnici di spessore, provenienti dal mondo istituzionale, dell’Università e dal settore delle infrastrutture e trasporti. Ad interpretare il ruolo di facilitatore, nel corso dell’incontro, Giuseppe Ursino, Presidente di JO, che in apertura ha evidenziato l’importanza dell’iniziativa promossa da Il Tavolo per le Imprese. “Abbiamo iniziato ad occuparci della questione aeroporto e oggi il focus si sposta sul porto. Ed è questa è la nostra mission, ovvero quello di creare opinione e comprendere da dove occorre partire per la ripresa fattiva dello sviluppo. Dobbiamo unire tutte le forze sia pubbliche che private, tenendo lontani gli interessi delle poltrone e i discorsi campanilistici, perché quest’ultimi ormai stonano nell’era della globalizzazione. Sappiamo quanto sia cruciale e strategico il ruolo svolto nel settore delle infrastrutture, nell’area della Sicilia Orientale, dunque dopo la batosta ricevuta da Bruxelles, relativamente l’aeroporto e il suo mancato inserimento nella rete Ten-T, non possiamo permetterci un ennesimo schiaffo. E l’idea di conferire solo ed unicamente a Palermo l’autorità portuale, sarebbe un vero dramma per il futuro di questo territorio”.
L’apertura del convegno è riservata a Carlo Alberto Tregua, fondatore del Quotidiano di Sicilia, che ha introdotto il suo intervento snocciolando alcuni dati allarmanti sulla Sicilia. “La nostra regione ha più di 360mila disoccupati, imprese cessate, un Pil crollato, e un sistema dei traporti arretrato. La regione – continua – è tecnicamente fallita con due buchi di bilancio, di cui uno perché non versa i contributi previdenziali. In questo quadro disastroso i porti e gli aeroporti funzionano, ma non sono collegati e il sistema logistico dei trasporti chiaramente annaspa. Elencare i disastri di questa terra deve servirci non a deprimerci, ma quanto ad aprire gli occhi . La palla al piede della Sicilia è proprio il ceto politico”. Il direttore del QdS ha poi lanciato un monito all’attuale “classe dirigente siciliana, affinchè si sdebiti guidando il territorio attraverso un’azione concreta e corale, perché se non s’interviene al più presto, questa terra andrà a picco. Mettiamoci tutti a lavorare in un progetto che faccia crescere il Pil”.
Paolo Ferrandino, segretario generale di Assoporti, invece, è partito da un’importante considerazione, spiegando che “ i porti al momento funzionano, ma è necessario che si massimizzi il loro ruolo strategico in un’ottica di sviluppo. Il vero salto di qualità consiste nel “fare sistema”, attraverso una piena interazione fra strutture portuali e strutture terrestri in una logica ineludibile di contenimento della spesa. Questa è la sfida che abbiamo davanti, ovvero un progetto integrato di sviluppo per accrescere il benessere di un’area geografica. Un aggregazione che parta dal basso sulla base delle esigenze del territorio col fine di aumentare le opportunità, derivanti dalla costituzione di sistemi portuali e di tutte le infrastrutture. La nostra proposta, infatti, è quella di consolidare sistemi portuali logistici per un efficace coordinamento di tutto il complesso di trasporti e infrastrutture”.
Dal canto suo, Cosimo Aiello, Commissario Straordinario dell’Autorità Portuale di Catania, ha evidenziato come, “Il porto sia cresciuto negli ultimi anni, registrando una crescita del 20% e 64% nel quadro di riferimento nazionale. Ma le ragioni di questa crescita sono molte e legate, per esempio al sistema di sicurezza in ambito portuale che ha fatto sì che molti operatori commerciali abbiano voluto investire su questa Autorità e su questo territorio. Dunque, non tutto è perduto e possiamo guardare al futuro con una certa fiducia. Le possibilità future che si aprono sono connesse ad una maggiore integrazione logistica con l’autorità portuale che insistono sul medesimo ambito territoriale. Un sinergia tesa a potenziare tra loro le autorità portuali, sfruttando le vocazioni che ciascuna di loro può avere, con il fine ultimo di aumentare le opportunità di occupazione e ricchezza. E’ noto, infatti, che le autorità portuali contribuiscono significativamente per la ricchezza del paese grazie da un effetto moltiplicatore. Ad esempio, 100euro investito in ambito portuale fruttano 223 euro . Dunque, bisogna esser capaci di voltarsi e guardare verso la città e non più guardare solo verso il mare.” Ed infine, un passaggio sul tasto più dolente: “Il mancato inserimento delle rete di trasporti nelle Ten-T – dice – è un fatto spiacevole. Per tali ragioni, a Bruxelles abbiamo già definito un percorso importante che nel tempo, si spera già entro il 2015 , ci rimetta in carreggiata”.
In rappresentanza dell’amministrazione comunale di Catania era presente Angela Mazzola, assessore alle Attività Produttive, che ha sottolineato come “ la valorizzazione del porto sia un tema centrale per l’attuale amministrazione. Non a caso abbiamo voluto collocare la fiera di Sant’Agata proprio in quella sede. Puntiamo a trasformare Catania in un’identità portuale. Occorre potenziare le infrastrutture per favorire un reale risveglio delle attività produttive”. Tra gli ospiti intervenuti nel corso della tavola rotonda anche Enrico Maria Pujia, della Direzione Generale del Trasporto Marittimo del Ministero delle Infrastrutture e Commissario straordinario dell’Autorità Portuale di Augusta, che ha aperto il suo intervento con una premessa di carattere culturale. “L’Italia, pur essendo circondata dal mare, nell’organizzazione interna è un po’ indietro. Da più di dieci anni si parla di una riforma strategica sui porti, ma ancora la stiamo aspettando. Il sogno di divenire la prima piattaforma del Mediterraneo non potrà mai realizzarsi senza una riforma importante. In ottica di governance integrata il nostro paese risulta deficitario, perché contravviene alle direttive europee. Occorre, dunque, fare delle cose sensate senza che le varie autorità si facciano la guerra fra di loro, noi dobbiamo competere con la Spagna e non tra di noi, e dobbiamo farlo attraverso strategie innovative e rivoluzionarie per diventare leader nella nostra area geografica. Ma è importante, poi, uscire da una visione campanilistica se vogliamo davvero mettere in atto strategie di ampio respiro, perché in gioco c’è il futuro dei nostri porti e di tutto il traffico marittimo”.
Per Francesco Russo, docente dell’Università Mediterranea di Reggio Calabria, “Catania è fuori dalla Rete Core, per via di una mancata programmazione progettuale. Esistono straordinari fondi a disposizione per sviluppare queste reti, ma la nostra Regione non ha mai osato abbastanza, dimostrandosi inadeguata nel presentare a Bruxelles dei progetti concreti”. E su Augusta, infine sottolinea: “Prima faceva parte della classifica Comprehensive e come autorità si è distinta per una straordinaria crescita in ambito portuale, ma anche perché, a mio avviso, Augusta non è mai stata sotto i riflettori della politica”.
Infine Guido Grimaldi, della Confederazione Italiana Armatori. “ E’ errato credere che gli armatori non hanno mai investito. Dunque, la valorizzazione del Porto dello Ionio è una sfida che la mia categoria accoglie con grande entusiasmo”.