L'Intelligenza artificiale: uso consapevole per ridurne i rischi

L’avvento dell’Intelligenza artificiale: uso consapevole per ridurne i rischi

La "falsa percezione di empatia"
IL PARERE DELLA PSICOLOGA
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3 min di lettura

L’Intelligenza artificiale da tempo ormai sta trasformando profondamente le nostre vite, portando innovazioni straordinarie in molti campi.

Tuttavia, accanto ai benefici, emergono sempre piú anche alcuni “rischi” che meritano attenzione.

Tra quelli maggiormente rilevanti da un punto di vista psicologico vi è sicuramente l’“isolamento sociale”, dato dalla tendenza alla sostituzione delle relazioni umane con alcune compagnie virtuali fornite dall’Intelligenza Artificiale.

Chatbot (come ChatGPT) e assistenti vocali (quali le famose Alexa o Siri) risultano infatti sempre più sofisticati nella loro capacità di interagire con gli esseri umani, e stanno emergendo come strumenti di compagnia per molte persone, offrendo supporto e perfino simulazioni di dialoghi empatici. 

L’illusione dell’empatia

Sebbene questi strumenti non abbiano delle vere capacità di comprensione, molti utenti li trattano come se fossero degli interlocutori comprensivi. Uno dei principali rischi è dunque la creazione di una falsa percezione di empatia.

I Chatbot rispondono infatti agli input degli utenti utilizzando modelli predefiniti, e di certo non comprendono realmente il contesto emotivo o le complessità della vita personale. 

Tuttavia, i soggetti che ne fanno ricorso possono sviluppare una fiducia eccessiva in queste tecnologie, pensando di partecipare ad interazioni autentiche e di ricevere un vero supporto.

Questa falsa percezione di comprensione può portare a situazioni in cui gli utenti si affidano troppo a questi strumenti, specialmente in situazioni di solitudine o anche in condizioni emotivamente delicate, col rischio di perdere di vista la possibilità di chiedere un “vero” aiuto!

I “vantaggi” delle relazioni artificiali

Purtroppo, sempre piú spesso,  succede che, abituandosi alle risposte prevedibili e rassicuranti di un Chatbot, si tenda ad evitare le interazioni reali, sicuramente maggiormente imprevedibili ed impegnative, soprattutto a livello emotivo.

Il rischio è che le competenze sociali si riducano proprio perché non necessarie nel mondo virtuale, e che si ci disabitui anche alla gestione dei conflitti e degli imprevisti

rendendo sempre piú difficile la costruzione ed il mantenimento di legami profondi e autentici nella realtà.

Dipendenza emotiva ed “effetto ELIZA

A causa dell’attribuzione alle Intelligenze Artificiali di caratteristiche umane, alcuni soggetti finiscono per sviluppare un attaccamento eccessivo verso questi strumenti, vivendo con fatica e disagio un eventuale distacco da essi.

Questo fenomeno è noto come “effetto ELIZA” (dal nome di un primitivo Chatbot degli anni ’60), e può causare un serio impoverimento della vita sociale e condizioni di vera e propria dipendenza emotiva.

Questa dinamica psicologica porta dunque le persone ad “attribuire emozioni, comprensione e intenzioni umane” agli strumenti dell’Intelligenza Artificiale, anche quando sanno che si tratta di semplici programmi, ed oggi risulta ancora piú forte che in passato in quanto i moderni sistemi sono molto più sofisticati nelle capacità di generare risposte coerenti ed empatiche. 

Ma perché si verifica un tale effetto?

Perché il “bisogno di connessione” è davvero forte e le persone, soprattutto se sole o vulnerabili, sono inclini a cercare conforto nelle interazioni, anche se artificiali.

In queste condizioni anche una risposta generica può sembrare significativa poiché ricevuta in un momento di bisogno, e genera una sorta di “effetto placebo emotivo”.

Come evitare i rischi

La vera sfida sta nel fare ricorso alla tecnologia nei giusti limiti e, soprattutto, senza perdere di vista l’importanza delle relazioni autentiche.

Usare dunque Chatbot e assistenti virtuali come meri strumenti di supporto, e non come sostituti delle relazioni umane, a partire dalla consapevolezza che un’Intelligenza Artificiale non prova emozioni reali.

Un giusto bilanciamento tra interazioni virtuali e contatti reali permette di non demonizzare a priori alcuni strumenti tecnologici ma, nello stesso tempo, previene casi isolamento sociale e dipendenza emotiva 

l’Intelligenza Artificiale è sicuramente uno strumento potente, ma il suo impatto psicologico dipenderà da come la si utilizza: un “uso consapevole e regolato” potrà massimizzare i benefici riducendone i rischi.

[La dott.ssa Pamela Cantarella è una Psicologa Clinica iscritta all’Ordine Regione Sicilia (n.11259-A), specializzanda in Psicoterapia ad orientamento Sistemico-Relazionale]


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