CATANIA – Sono partiti dal porticciolo di Ognina la notte del 28 marzo, ma la polizia li braccava già da alcuni giorni. Gli investigatori hanno atteso, dunque, che il peschereccio Giammarco tornasse nelle acque territoriali per cogliere i trafficanti di droga con le mani nel sacco. La notte del primo aprile il pesce è abboccato all’amo, perchè al molo di Acitrezza (dopo un lungo viaggio dalle isole greche vicine a Corfù) è arrivata l’imbarcazione con due tonnellate di marijuana. L’organizzazione aveva predisposto ogni cosa: vicino al porticciolo era pronto un camioncino dove caricare l’erba che – secondo gli investigatori – avrebbe rifornito le piazze di spaccio della Sicilia Orientale, non certo solo Catania.
“All’ingrosso lo stupefacente – ha affermato il dirigente della Mobile Salvago in conferenza stampa – aveva un valore stimato per circa 10 milioni di euro. Triplicate il valore per capire quanto avrebbe fruttato vendendolo al dettaglio”. Cifre stratosferiche: 30 milioni di euro circa.
Questa è solo la punta dell’iceberg. Questo sequestro infatti è solo il risultato di una più vasta indagine coordinata dalla Direzione Distrettuale Antimafia di Catania sul traffico internazionale di droga. In manette sono finiti i membri dell’equipaggio del peschereccio (tutti pescatori) e i tre che si dovevano occupare del carico e del trasporto. A dirigere l’intera operazioen secondo gli inquirenti sarebbero stati i fratelli Fabio e Giovanni Stabile con Gaetano Costanzo, che era già agli arresti domiciliari.
Fortunato Alecci, Roberto Francardo e Alessandro Zuccaro sono quelli che sono finiti nel mirino della polizia in quanto erano gli uomini che stavano organizzando l’arrivo di un ingente quantitativo di droga a Catania proprio a bordo del peschereccio. La sera del 28 marzo a Ognina il Giammarco è stato rifornito di carburante e la cambusa riempita di generi alimentarie. La polizia individua Giovanni Stabile, Francardo, Alecci e Zuccaro che alle 23 erano arrivati al borgo marinaro, mentre il primo si allontana in automobile gli altri tre salgono sul natante e salpano dopo la mezzanotte. I tre faranno ritorno il primo aprile, il peschereccio però era seguito all’alto da un mezzo aereo della Polizia di Stato. A quel punto intorno alle 23 gli agenti della Narcotici pronti ad agire hanno bloccato Francardo, Alecci e Zuccaro appena scesi dal peschereccio. Mentre Giovanni Stabile, Santo Litrico e Samuele Coco sono stati fermati in un camion Fiat Iveco isotermico, che doveva servire per il trasporto.
Lo stupefacente (di presunta origine albanese) era contenuto in 125 sacchi di juta camuffati tre le reti da pesca. In totale sono stati sequestrati 2.062 chilogrammi lordi di marijuana. Sigilli anche al Giammarco: natante registrato alla marineria di Augusta e intestato a un fratello degli arrestati. L’inchiesta della Dda guidata da Giovanni Salvi, ora, si sta concentrando nel capire quale organizzazione e in particolare quale clan mafioso si nasconde dietro questo carico di stupefacenti. “C’è sicuramente dietro la criminalità organizzata – conferma Salvago – stiamo lavorando su questo fronte”.