"Chi attacca lo fa per le poltrone | Dialogo, ma Miccichè non si tocca" - Live Sicilia

“Chi attacca lo fa per le poltrone | Dialogo, ma Miccichè non si tocca”

Il capogruppo di Forza Italia all'Ars Giuseppe Milazzo: "Gli strali di D'Alì? Le regole sono le stesse che in passato lo hanno garantito"

L'INTERVISTA
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PALERMO – La necessità di tendere la mano ai ‘ribelli’ del partito, “con cui è necessario avere un confronto”, ma anche un punto di partenza fermo: “Gianfranco Miccichè non si tocca, le ragioni della sconfitta non sono da ricercare nella gestione di Forza Italia in Sicilia”. Nel giorno i cui la fronda dei deputati azzurri all’Ars si riunisce per mettere a punto le strategie d’attacco ai vertici del partito, il capogruppo a Sala d’Ercole Giuseppe Milazzo usa bastone e carota: “Per alcuni di loro è un problema di assessorati”, ricorda sottolineando inoltre che a Trapani il senatore uscente Antonio D’Alì, duro ieri con i vertici regionali azzurri, “per anni ha beneficiato degli stessi metodi di selezione che ora contesta”.

Spieghi meglio, a chi si riferisce?
“C’è chi, come Rossana Cannata e Tommaso Calderone, ha avuto grandi affermazioni alle Regionali nelle province di Siracusa e Messina. Il loro malessere è dovuto al fatto che il partito abbia comunque voluto riconoscere il ruolo di Edy Bandiera e Bernadette Grasso (diventati assessori all’Agricoltura e agli Enti locali, ndr), che hanno avuto risultati inferiori ma che sono stati con noi all’opposizione nella scorsa legislatura”.

E’ un problema di poltrone quindi?
“E’ un problema di assessorati. Avevano guardato alle elezioni politiche come a una occasione di compensazione rispetto alle scelte fatte dal partito su Bandiera e Grasso. Ciò che si aspettavano, però, non si è realizzato dal momento che i metodi di realizzazione delle liste in Forza Italia non prevedono primarie ma una scelta del comitato nazionale. Le candidature vengono scelte a Roma, seppur dopo un confronto con i coordinatori regionali”.

Nessuna colpa per Miccichè?
“Quel 21% raccolto in Sicilia rappresenta il migliore dato per il partito a livello regionale nelle elezioni del 4 marzo. E’ una percentuale più alta della media nazionale ferma attorno al 13-14%. Forza Italia ha subito l’exploit del Movimento cinque stelle al sud e l’exploit della Lega al nord, ma non credo che su questi due elementi si possano attribuire colpe a Miccichè, che non era certo candidato a Milano”.

Non c’è autocritica nelle sue parole.
“Certe cose potevano essere fatte meglio? Forse sì ma non dobbiamo dimenticare che siamo davanti a una legge elettorale che non prevede preferenze, elemento che alle ultime Regionali aveva trascinato il dato del partito in Sicilia”.

Quella legge elettorale è stata votata anche da Forza Italia.
“E’ stato un grave errore portare il Paese alle elezioni con questo tipo di legge elettorale. Con il voto di preferenza il Movimento 5 stelle non avrebbe vinto. Se ci fossero state le preferenze, invece, ogni candidato sarebbe andato alla ricerca dei voti, ma resta il fatto che in molti dei nostri compagni di partito ho notato dei comportamenti non belli”.

A cosa si riferisce?
“Ci sono autorevoli esponenti di questo partito, eletti a livello regionale, che hanno fatto votare per Il Movimento cinque stelle”.

Resta comunque la sconfitta elettorale a pochi mesi dalle Regionali.
“Sì ma criticare Miccichè davanti a un dato nazionale inferiore è strumentale, un grande errore. Mi chiedo, piuttosto, dove siano finiti i voti del resto della coalizione. La verità è che non siamo riusciti a contenere il malessere della gente. Gli elettori non vogliono sapere chi candidi alle elezioni ma cosa fai contro la povertà”.

I ‘ribelli’, intanto, oggi si riuniranno.
“La loro protesta va rispettata, discussa e affrontata. Nessuno può tirarsi indietro da questo confronto. Sono dirigenti che hanno posto una questione che va affrontata nelle sedi corrette e non sui giornali. Nelle prossime ore il partito convocherà una assemblea della classe dirigente di Forza Italia in Sicilia per confrontarsi e superare questi nodi”.

E’ ipotizzabile un passo indietro di Miccichè e Milazzo dai loro ruoli?
“Mano tesa ma i problemi interni non si superano azzerando il ruolo di Miccichè. Il commissario del partito non si tocca. Bisogna instaurare un dialogo e rilanciare Forza Italia, ma per fare questo tutti si chiedano cosa hanno fatto per questo partito. Sono in Forza Italia dal 2001, ho percorso tutta la trafila delle candidature e chiedo rispetto. Non sopporto chi intende usarci come un autobus. Per quanto riguarda il mio ruolo mi dicano se sono politicamente inadeguato. Non si cambia un capogruppo per situazioni di ‘cortile’ o per vendette su Miccichè, ma per inadeguatezza politica. Se mettiamo in discussione il ruolo di Miccichè e il mio dobbiamo ridiscutere tutte le cariche, assessorati compresi. 
Questa strada aprirebbe nuove crepe nel partito”.

Lontano da Palazzo dei Normanni ci sono anche gli strali di Tonino D’Alì da Trapani.
“Per anni lui ha beneficiato degli stessi metodi di selezione delle candidature, ma adesso solleva il problema soltanto perché ha saltato un giro. A Trapani c’è un problema da tempo: cosa dovrebbe dire il partito davanti all’accanimento sulla sua candidatura alle Amministrative dello scorso anno?. D’Alì ha voluto essere il candidato a tutti i costi, creando anche un danno di immagine al partito. Per tanti anni ha azzerato tutta la classe dirigente che voleva crescere in quella provincia”.

Rappresenta comunque un patrimonio del partito e inoltre ha visto sfumare la promessa di un assessorato a Guaiana.
“Quella nomina non si è concretizzata purtroppo. Non siamo in una giunta monocolore ma dobbiamo dialogare con gli alleati e tenere conto degli equilibri di coalizione. La provincia di Trapani è stata premiata con degli incarichi di prestigio per Pellegrino all’Ars”.

Detta in questi termini, la distanza con i deputati ‘ribelli’ sembra invece minore rispetto a quella con D’Alì.
“Con loro ci incontreremo nei prossimi giorni. Si tratta di colleghi di valore che rappresentano un bene per il partito. Sarebbe un peccato se la spaccatura diventasse insanabile. Anche Miccichè vuole il confronto e il dialogo”.


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