Rettore Lagalla, partiamoci da lontano: una ricetta per il buon governo della città.
“Palermo è una realtà complessa, con problemi di non facile soluzione. E’ illusorio ritenere di possedere la ricetta miracolosa. Si dovrebbe partire dalla riqualificazione delle periferie, per proseguire con la soluzione dei problemi sociali, unita a una strategia di grande promozione culturale”.
Ma senza soldi Messa non se ne canta.
“C’è una riduzione costante di fondi, è vero. Io cerchere di razionalizzare i costi, ridurre le uscite, senza penalizzare i servizi sociali e attirare i progetti europei più importanti”.
Con questi politici? E come si fa?
“Niente giudizi personali. Ma farebbero meglio a concentrarsi sui problemi di una città che, negli ultimi dieci anni, ha sofferto una grande crisi, senza offrire risposte adatte. Meno parole, più fatti”.
Ci siamo arrivati, rettore. C’è chi la vedrebbe bene nel ruolo di sindaco di Palermo.
“Grazie”.
Ma?
“Io sto bene dove sto e rispondo della mia volontà. Non possiamo tuttavia prevedere il futuro”.
Cioè?
“Non confermo e non lo escludo”.
Se glielo chiedessero, se volessero candidarla?
“Se ci fosse una richiesta precisa, con condizioni di agibilità politica e di unità… Dobbiamo remare tutti nella stessa direzione”.
Leoluca Orlando?
“E’ stato un sindaco importante”.
Se si ricandidasse?
“Non ne faccio davvero una questione personale, è che non considero un bene i cavalli di ritorno. Mostrano una scarsa crescita della comunità”.
Parola di sindaco.
“Arrivederci”.