La legge elettorale rappresenta – come è noto – lo strumento normativo capace di trasformare i voti in seggi, sintetizzando due differenti istanze entrambe meritevoli di tutela: assicurare la governabilità e garantire un’adeguata rappresentanza delle forze politiche. Il soddisfacimento di tali obiettivi costituisce il punto di partenza per una riflessione sul sistema elettorale approvato da recente dal Parlamento italiano.
Cominciamo dalla governabilità. L’Italicum contiene tre meccanismi per garantire a chi vince le elezioni di governare: un meccanismo premiale, un eventuale turno di ballottaggio, l’attribuzione del premio alla lista (e non più alla coalizione). Si tratta, infatti, di un sistema in cui l’assegnazione dei seggi avviene in proporzione al numero di voti ricevuti, caratterizzato da un premio e da un eventuale turno di ballottaggio tra i due partiti che hanno ottenuto più consensi nella prima tornata elettorale. Il premio di maggioranza (340 seggi su 630) viene attribuito alla lista che supera il 40% dei voti. In coerenza con la giurisprudenza della Corte Costituzionale è previsto il collegamento tra il premio e una soglia minima di consenso ottenuto, in modo da evitare un effetto distorsivo tra voti e seggi. Se nessun partito raggiunge tale percentuale gli elettori saranno nuovamente chiamati a votare per scegliere il partito che dovrà governare il Paese per i successivi cinque anni.
A differenza di quanto è avvenuto in passato, la legge non ammette apparentamenti tra partiti e stabilisce che il premio di maggioranza sia attribuito alla lista che ottiene almeno il 40% dei voti al primo turno. Si evita, in tal modo, il rischio di creare coalizioni forzose tra partiti, capaci di esaltare oltre misura il ruolo dei partiti più piccoli, conferendo a questi ultimi un grande potere di interdizione e rendendo assai complessa la formazione di stabili maggioranze di governo.
A ben guardare, la logica delle coalizioni, presente sia nella legge Mattarella che nel c.d. Porcellum, si è rivelata inidonea alla formazione di Esecutivi stabili e coesi. E’ andata così nel 1994 con la Lega Nord che ritirò il suo appoggio al primo governo Berlusconi, nel 1998 quando Rifondazione comunista provocò la fine prematura del governo di Romano Prodi. Nel 2006 la vittoria di misura del centro sinistra portò – dopo appena ventitré mesi – alla caduta del secondo governo Prodi, a seguito dell’uscita dell’Udeur dalla maggioranza. La nuova legge elettorale agevolerà, verosimilmente, percorsi virtuosi fra i partiti minori, favorendo una struttura tendenzialmente bipartitica del sistema politico.
La rappresentanza è assicurata dall’abbassamento della soglia di sbarramento, che, fissata al 3%, consente l’ingresso nelle aule parlamentari di movimenti che esprimono, comunque, istanze reali della società. Il territorio nazionale è diviso in 100 collegi, in ognuno dei quali verranno presentate liste corte, in cui saranno inseriti 5, 6 o al massimo 7 candidati.
Scompaiono i listoni del c.d. “Porcellum” e l’elettore potrà scegliere i candidati a cui assegnare il proprio gradimento; la selezione avviene, infatti, attraverso un modello “misto”, incentrato sulla doppia preferenza. Al fine di realizzare l’equilibrio di genere nella rappresentanza, sancito nell’art. 51 della Costituzione italiana, si stabilisce il principio della validità della seconda preferenza solo se l’elettore sceglie un candidato di genere diverso dal primo. Solo il capolista è “bloccato” e anche in questo caso si assicura la rappresentanza di genere, prevedendo che i capilista di uno stesso sesso non possano superare il 60 per cento.
La legge, riferita solo alla elezione della Camera dei deputati, prevede la c.d. clausola di salvaguardia che fissa l’entrata in vigore dell’Italicum il 1 luglio 2016; data in cui, presumibilmente, sarà stata approvata la riforma costituzionale che porrà fine al vetusto “bicameralismo perfetto”.
La legge elettorale è un prodotto del Parlamento, che si riappropria finalmente della funzione legislativa che la Costituzione gli assegna. Come è noto, infatti, nel recente passato, in assenza di una decisione politico-parlamentare, la Corte Costituzionale è stata costretta a svolgere un non gradito ruolo di supplenza, culminato con la sentenza che ha prodotto il c.d. “Consultellum”, cioè con la legge elettorale proporzionale “di risulta”, derivante dalla pronunzia che ha bocciato la l.n. 205 del 2006.
Il giudizio favorevole espresso sull’Italicum da alcune agenzie internazionali di rating – con tutte le riserve sulla natura e sul ruolo di tali organismi – fa, comunque, ben sperare. Occorre, tuttavia, considerare che l’esito complessivo del percorso riformista intrapreso dipenderà dalla approvazione definitiva della proposta di revisione costituzionale, tassello decisivo per assicurare a chi vince la competizione elettorale di governare in modo responsabile ed efficiente.
di IDA NICOTRA
(Ordinario di diritto Costituzionale)