PALERMO – L’inchiesta è chiusa e su Rosario Basile piove una nuova ipotesi di reato. Il patron di Ksm, che nel frattempo ha lasciato tutte le cariche societarie, è indagato anche per violenza privata nei confronti del bimbo nato dalla relazione con una dipendente. Un bimbo che Basile avrebbe cercato in tutti i modi di non riconoscere. Il figlio, però, è suo e si attende solo la decisione finale del Tribunale civile per il riconoscimento della paternità.
Da alcune intercettazioni e testimonianze sarebbe emerso che, nel 2015, prima che scoppiasse lo scandalo giudiziario, il patron di Ksm sarebbe entrato in possesso del Dna del bambino per farlo esaminare. Solo che la madre nulla sapeva. La donna non aveva autorizzato il prelievo del campione di saliva che alla fine non fu possibile esaminare perché non era stato seguito il protocollo sanitario. Si parla di un campione raccolto in un pezzo di carta. Resta un mistero come Basile sia riuscito ad entrare in contatto con il figlio. Così come resta da chiarire quella che gli investigatori definiscono l’attività di dossieraggio da parte dell’indagato che avrebbe cercato di screditare la figura della donna fino a giungere al licenziamento.
Inchiesta chiusa per Basile, indagato per istigazione alla corruzione, calunnia, minaccia e violenza privata, e non solo. Assieme a lui il sostituto procuratore Siro De Flammineis ha spedito l’avviso di conclusione delle indagini, che anticipa la richiesta di rinvio a giudizio, a Francesco Paolo Di Paola, consigliere delegato di Ksm (minaccia e violenza privata sono i reati ipotizzati nei suoi confronti), la segretaria di presidenza, Marcella Tabascio (minaccia), i dipendente Antonino Castagna (violenza privata) e Veronica Lavore. Sotto inchiesta anche i consulenti Francesco Spadaro e Salvatore Lo Presti che, secondo l’accusa, avrebbero falsificato le relazioni su alcuni tabulati consegnati da Basile nel tentativo di difendersi dalle accuse. Nell’indagine sono coinvolte anche le aziende Ksm spa e Ksm Service srl. Completa l’elenco degli indagati, il maresciallo dei carabinieri Salvatore Cassarà, accusato di rivelazione di segreto d’ufficio: avrebbe passato notizie riservate a Basile sull’indagine in corso a carico della donna che lo ha denunciato. E non è l’unica: un’altra ex dipendente, infatti, ha raccontato di essere stata messa alla porta con l’accusa, “organizzata a tavolino”, che avesse rubato dei file dal computer dell’ufficio gare. Per questa vicenda le indagini proseguono.
Stralciate le posizioni di Filippo Basile, figlio di Rosario, e di Luigi Galvano, ex titolare della licenza. Nelle scorse settimane il Tribunale del Riesame ha annullato l’interdizione inflitta a Basile jr. Il pm De Flammineis ha fatto ricorso in Cassazione. Il futuro dell’indagine a loro carico dipende dalla decisione dei supremi giudici.