PALERMO – “La benzina dei boss”, l’hanno definita gli investigatori. I soldi dei fratelli Graviano sono serviti anche per aprire, sin dai primi anni Novanta, distributori di carburanti nei punti strategici della città.
Una parte della rete di stazioni di servizio è finita sotto sequestro l’anno scorso nel corso di un’operazione del nucleo di Polizia valutaria della Guardia di finanza. Ora la Procura ha chiuso l’inchiesta e il pubblico ministero Vania Contrafatto chiederà il processo per sei indagati: i fratelli Filippo, Giuseppe e Benedetto Graviano, Giorgio Pizzo, Angelo Lo Giudice, Giorgio Pizzo, Mario Bompasso. Per tutti l’accusa è di intestazione fittizia di beni.
I boss di Brancaccio assieme a Pizzo (tutti in carcere per associazione mafiosa) avrebbero continuato ad accumulare ricchezze servendosi di prestanome come Lo Giudice e Bompasso. Al primo erano formalmente intestati il distributore Agip di viale Regione siciliana, all’altezza della rotonda di via Oreto, e quelli Esso nelle piazze Sant’Erasmo e Scalia. Risultava, invece, di Bompasso l’impianto Ip di via Leonardo da Vinci n. 394/b.
Oltre alle pompe di benzina l’anno scorso i finanzieri, coordinati dal colonnello Pietro Vinco, misero i sigilli ad una sfilza di terreni, case e società. Beni accumulati dai Graviano nonostante siano sottoposti ormai da anni al carcere duro.