“La carenza di personale | mette a rischio la sicurezza” - Live Sicilia

“La carenza di personale | mette a rischio la sicurezza”

La denuncia del “Coordinamento vigili discontinui”: “Il Corpo Nazionale dei Vigili del Fuoco è al collasso, mancano uomini e quelli che ci sono, soprattutto nel periodo estivo, si devono fare in quattro per sopperire alla reale mancanza”.

Vigili del Fuoco
di
4 min di lettura
Sergio Carastro e Massimo Fagone

CATANIA. Un’ora e trenta minuti, tanto dista il distaccamento dei vigili del fuoco di Maletto da Catania. Tanto hanno dovuto aspettare gli abitanti di Librino, qualche giorno fa, in attesa che i vigili spegnessero le fiamme di un incendio. Da qui è partita una doppia denuncia: da un lato lo stato di abbandono in cui versano le arre verdi di Librino, dall’altro le difficoltà in cui versa il Corpo dei vigili del Fuoco soprattutto durante la stagione estiva. Su quest’ultimo punto, due esponenti del “Coordinamento dei vigili del fuoco discontinui di Catania” hanno deciso di dire da loro. “La realtà è che il Corpo Nazionale dei Vigili del Fuoco è al collasso, mancano uomini e quelli che ci sono, soprattutto nel periodo estivo, si devono fare in quattro per sopperire alla reale mancanza”. Così Sergio Carastro spiega a Live Sicilia Catania le difficoltà che il Corpo dei Vigili del Fuoco si trova ad affrontare “per carenza di personale”. “Mancano, infatti, circa quattromila unità al giorno su tutto il territorio nazionale”. Per capire qualcosa in più, però, è meglio fare un passo indietro e definire, in primo luogo chi sono i vigili discontinui o volontari (come vengono ufficialmente chiamati). “Il corpo è formato da professionisti e volontari- prosegue- nel secondo gruppo rientrano coloro i quali hanno svolto il servizio militare come vigili del fuoco (i discontinui) e coloro che hanno svolto un corso di formazione di 120 ore”.

A Catania si contano più di cinquecento volontari che, per sopperire alle carenza di organico, istaurano “un rapporto di lavoro che dura 20 giorni, per un totale di 80 giorni l’anno”. Questi vigili che affiancano le squadre di professionisti vengono chiamati dal comando quattro volte l’anno e percepiscono uno stipendio di circa 1200 euro. Nei restanti giorni dell’anno percepiscono regolarmente la disoccupazione, ma si chiede Sergio: “Lo Stato così facendo spende circa 130 milioni l’anno per i nostri richiami, non spenderebbe meno mettendoci in regola?”. Un dubbio legittimo. Del resto, “non tutti i volontari hanno un secondo lavoro” come spiega Massimo Fagone. “Anche per questa ragione, è difficile portare avanti un ragionamento condiviso all’interno del coordinamento, per alcuni i soldi delle chiamate sono un benefit. Altri, invece, vivono una condizione di precarietà”. A conti fatti, il disagio riguarda soprattutto i discontinui che, nonostante anni di lavoro e una preparazione indiscutibile (“siamo fonte di risparmio anche rispetto alla formazione”), sono stati spesso oggetto di dimenticanza da parte del Ministero, un caso riguarda i concorsi pubblici.

“Risicata la quota riservata ai discontinui in sede di concorso, in più molto spesso i colleghi meridionali si sono visti scavalcare rispetto al possesso di requisiti legati al numero di ore lavorate”. Infatti, “mentre i colleghi del Nord riescono a lavorare anche centoventi giorni l’anno (il limite è fissato a centosessanta ore) perché sono pochi nei vari comandi, noi al massimo possiamo prestare ottanta giorni di servizio, tenuto conto della rotazione e del numero elevato di uomini, più di cinquecento solo a Catania”. Eppure, a volte non bastano. Sergio torna sull’episodio di Librino e spiega che “probabilmente è intervenuta la squadra del distaccamento di Maletto perché i vigli che operano su Catania, Paternò o Acireale erano impegnati in un altro intervento”. Inoltre: “Se parte una squadra di Maletto quel territorio rimane scoperto e, in caso di emergenza, partirebbe un gruppo dal distaccamento di Randazzo con le stesse conseguenze, insomma, un cane che si morde la coda”. Tanto più nel periodo estivo. I distaccamenti, insomma, non bastano e Librino che conta più settantamila abitanti “dovrebbe avere una sede a se stante come abbiamo più volte denunciato”. Del resto la posta in gioco è alta: la sicurezza e la vita dei cittadini. “Quando a rischio ci sono vite umane, il ritardo può essere fatale, i tempi lunghi non sono una nostra colpa, spesso siamo impegnati in un altro intervento, la prassi impone di staccare se c’è un intervento più grave ma quando si stirano le manichette ci vuole enorme tempo” dice Sergio. Massimo annuisce e ripete: “La carenza di personale è un pericolo per l’incolumità dei cittadini”. La scure della spending review, del resto, si è già abbattuta sul Corpo dei Vigili del Fuoco. Un esempio su tutti riguarda le squadre, un tempo costituite da sei unità adesso da cinque uomini (uno dei quali è un volontario).


Partecipa al dibattito: commenta questo articolo

Segui LiveSicilia sui social


Ricevi le nostre ultime notizie da Google News: clicca su SEGUICI, poi nella nuova schermata clicca sul pulsante con la stella!
SEGUICI