PALERMO – Un attacco violento e diretto, senza nomi e cognomi ma con un obiettivo ben preciso: Confindustria Sicilia. Leoluca Orlando torna a sparare a zero contro l’associazione guidata da Antonello Montante e questa volta lo fa da Firenze, dove partecipa al convegno Anci sulle città metropolitane. Il sindaco di Palermo, parlando a margine della kermesse, dice a chiare lettere che in Sicilia “come sempre accade, abbiamo fenomeni di corruzione e mafia: oggi hanno il volto di personaggi in giacca e cravatta, appaiono insospettabili e parlano molte lingue, mentre nessuno sospetta che siano collusi. Oggi la lotta alla mafia non ha più bisogno di protagonisti dell’antimafia, non ha più bisogno di una ‘confindustria antimafiosa’ che è una vergogna anche in termini istituzionali”.
Non è certo la prima volta che il Professore attacca Confindustria, anche se in questa occasione i toni sono più accesi che mai. “Una ‘confindustria antimafiosa’ – ha detto Orlando – che proclama la lotta alla mafia e poi di fatto è strettamente legata ad affari non leciti. C’è bisogno di una lotta di popolo, preferisco che si mobiliti contro la mafia il vicino di condominio anziché fantocci dell’antimafia di facciata, che poi periodicamente finiscono sotto processo. Quando qualcuno si indigna perché qualcuno di questi personaggi viene messo sotto processo, il mio commento è ‘meno uno, ce ne stiamo liberando'”.
Una presa di posizione che provoca la replica di Confindustria Palermo che annuncia querela. “Abbiamo letto ancora una volta con stupore la presa di posizione del sindaco di Palermo il quale, anziché tutelare e sostenere gli imprenditori, preferisce aggredire in maniera strumentale l’associazione che li rappresenta e che con fatti concreti ha in questi anni perseguito un obiettivo preciso: convincere gli imprenditori a denunciare ogni forma di ricatto”, si legge in una nota del presidente Alessandro Albanese. “Obiettivo, quest’ultimo, per cui Confindustria si è sempre schierata anche proprio contro tutti quei personaggi in giacca e cravatta che hanno l’abitudine di mistificare la realtà a proprio uso e consumo – continua la nota – ci chiediamo quale sia il fine di quest’aggressione quotidiana nei confronti di una organizzazione che si è impegnata per ribaltare la visione dell’impresa rispetto al fenomeno mafioso. Orlando si rassegni, le sue chiacchiere non fermeranno l’azione di affrancamento delle imprese, che hanno necessità di produrre e competere senza il condizionamento mafioso, proprio a partire dalla città di Palermo”.
Il rapporto fra Orlando e l’associazione di Albanese è ormai da tempo incrinato, anche se finora non aveva raggiunto questi apici. “Orlando tace di fronte alle gravissime denunce di magistrati palermitani che coinvolgono lui e la sua stagione politica – dice Albanese, insieme con Giuseppe Todaro delegato per la legalità di Confindustria Palermo – parla invece per denigrare gli imprenditori che testimoniano contro gli estortori mafiosi o per denigrare chi aiuta e sostiene gli imprenditori vittime dei mafiosi e di inqualificabili fiancheggiatori, compresi i colletti bianchi. Oggi stesso mandato ai nostri legali per tutelare l’immagine di Confindustria. Davanti ai giudici avremo tempo e modo di chiedere il perché delle allusioni di Orlando, che già vanta una condanna definitiva per ‘diffamazione aggravata’”.
LA NOTA DEL COMUNE
“Certe reazioni scomposte da esponenti di Confindustria provocano soltanto noia e non fanno che umiliare l’industria e l’impresa, nonché l’Associazione degli industriali, che dovrebbero solo prendere atto del fatto che Confindustria Sicilia da anni predica l’antimafia mentre è divenuta essa stesso strumento e motivo di perversione istituzionale, tanto per il suo coinvolgimento nei governi della Regione quanto per i noti affari in materia di rifiuti, acqua e trasporti che vengono pagati dai cittadini e dalle Amministrazioni locali”. Lo dice in una nota il sindaco di Palermo Leoluca Orlando. “Per altro – conclude Orlando – la cerimonia di inaugurazione dell’Anno Giudiziario di oggi ha mostrato come certa attenzione e sensibilità siano ormai chiare e radicate, come diffusa e radicata é la consapevolezza della necessità di autonomia e indipendenza della Magistratura, che deve sempre essere all’altezza del suo compito istituzionale. La straordinaria professionalità e tensione etica della magistratura palermitana impone l’isolamento e il contrasto di quanti – una veramente esigua minoranza – considerano la funzione giurisdizionale, da un lato come una realtà istituzionale da utilizzare e dall’altro come un mondo professionale dal quale entrare e uscire secondo convenienze politiche o ruoli ricoperti di volta in volta”.