Il Giornale di Sicilia in crisi | e la sindrome di Paolo Rossi - Live Sicilia

Il Giornale di Sicilia in crisi | e la sindrome di Paolo Rossi

Paolo Rossi, Sandro Pertini. E uno scontro durissimo.

Il ‘Giornale di Sicilia’ è tornato in edicola. Una buona notizia per chi crede che la qualità dell’informazione dipenda soprattutto dalla pluralità delle sue voci. La vertenza che ha portato allo sciopero e alla mancata pubblicazione per una settimana – un braccio di ferro mai visto – è riassunta da una lettera del comunicato di redazione, seguita dalla replica della direzione. Nelle rispettive missive non latitano né i colpi di cannone reciproci – e non potrebbe essere altrimenti, data l’asprezza dello scontro -, né le soluzioni divergenti alla crisi del giornale di carta. Ma c’è uno snodo che appare comune, anche se differentemente declinato, e che rappresenta il punto centrale della contesa.

Scrive il Cdr: “C’è una direzione che si ostina a non confrontarsi con il futuro, a non volere affrontare le sfide della modernità. Una direzione in carica dal 1982, quando gli azzurri di Bearzot e Paolo Rossi vinsero il ‘Mundial in Spagna’ e in Italia il presidente della Repubblica era Sandro Pertini”.

Risponde Antonio Ardizzone, direttore ed editore del ‘Gds‘: “Nel momento in cui la carta stampata è spiazzata dai tempi della cronaca, vogliamo in edicola un quotidiano che spiega meglio e di più i fatti per far sapere cosa è successo ma pure perché è successo. Raggiungiamo questo obiettivo ristrutturando tempi di produzione, accorpando edizioni, rivedendo formule e modelli consolidati nel passato. Questo non comporterà maggior lavoro per i giornalisti, ma certamente più estro, più impegno facendo cadere, forse, confortevoli abitudini e certezze trascorse”.

Ecco, dunque, il punto. Il vertice sostiene di guardare al futuro, propone una palingenesi, offre una visione del domani – nel segno di analisi, prese di posizione ‘per spiegare meglio i fatti’ – che passa, necessariamente, attraverso un sofferto oggi. La redazione spegne all’istante una fiammella che considera un bluff: se chi sta al timone del giornale – chi decide la rotta, cioè – è lì da un’altra era, come potrà mai garantire l’agognata svolta? Se il quotidiano di via Lincoln è quasi sempre stato lo specchio della cronaca spicciola e di editoriali rimescolati generalmente nel segno del luogo comune, chi potrà compiere lo scatto di idee, di severità, di eresie, di rottura che un foglio di approfondimento – quale traspare dal sogno dei piani alti – esigerebbe?

Questo, non altro, è il vero cuore del problema. Chiamatela, se vi va, sindrome di Paolo Rossi.

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