PALERMO- “Tra il 12 aprile e il 12 maggio ’92 incontrai Andreotti a Roma, a Palazzo Giustiniani. In quell’occasione mi chiese se sapevo qualcosa sull’omicidio di mio padre e se secondo me c’entrava Ciancimino”. Lo ha raccontato, davanti ai giudici della corte d’assise che celebrano il processo sulla trattativa Stato-mafia, Susanna Lima, figlia dell’eurodeputato Salvo Lima, ucciso dalla mafia il 12 marzo 1992. L’omicidio Lima è ritenuto dai pm il primo atto con cui Cosa nostra dichiarò guerra allo Stato condizionando le istituzioni e inducendo lo Stato a trattare.
Ad Andreotti, della cui corrente Lima era massimo esponente siciliano, la figlia dell’eurodeputato rispose di non avere alcuna idea sul delitto. La teste ha anche parlato dei rapporti del padre con Vito Ciancimino, ex sindaco mafioso di Palermo, e con l’ex ministro dc Calogero Mannino. “Erano rapporti solo politici”, ha detto. Susanna Lima ha escluso che il padre fosse preoccupato per la sua incolumità prima del delitto. Infine, su richiesta del legale degli ufficiali dell’Arma imputati, Mario Mori, Giuseppe De Donno e Antonio Subranni, la teste ha detto di avere chiesto ai pm di essere sentita perché spera che nel processo sulla trattativa possa venir fuori una verità diversa sull’omicidio del padre. “Ho la certezza – ha detto – che mio padre non è stato assassinato perché non rispettava i patti con la mafia, semplicemente perché mai nessun patto aveva stretto”.
(Fonte ANSA)