La fortuna non è coi rosa| E neppure col povero Garcia - Live Sicilia

La fortuna non è coi rosa| E neppure col povero Garcia

A San Siro Palermo punito da un "infortunio" dell'esterno argentino. La lezione è che giocare bene, di prima, con palla a terra e triangolazioni riempie gli occhi e il cuore di noi tifosi. Ma se alla fine riesci a tirare in porta “seriamente” una sola volta questo non basta per vincere le partite.

Il processo del lunedì
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PALERMO – Alla fine la telecamera si sofferma a lungo – e per il mio cuore esulcerato anche troppo – sul volto triste di Santiago Garcia, che con la sua spaccata in scivolata ha decretato l’ingiusta vittoria dell’Inter sul Palermo. Alla fine “l’uomo-partita Sky” Gargano (chissà mai perché, visto che nei novanta minuti della partita si era notato poco e niente) regala elogi e carezze al Palermo, definendolo una “gran bella squadra che gioca molto bene”. E, mentre l’interista parla (e tutto il miele che versa sul Palermo, non mi consola per niente) il regista rimanda una, due, tre volte la maledetta scivolata di Garcia e la faccia stranita di Ujkani, che allarga le braccia e da quel che si capisce dal labiale pare gli dica. “Ma cosa hai combinato?”. Ma l’argentino non può vederlo perché è ancora per terra, la faccia schiacciata sull’erba e le mani sulla testa. Uno a zero per l’Inter e partita praticamente finita.

Che questo non sia l’anno del Palermo si è capito da un pezzo, da prima ancora che il campionato avesse inizio, da quella “non-campagna-acquisti”, che ha gettato i primi segnali nefasti sulla stagione rosanero. Che sta continuando com’era cominciata, cioè male e, quel che è peggio, con la dea bendata che sembra essersi dimenticata di noi. Anzi, di più: che sembra averci preso di mira, colpendoci proditoriamente ogni volta che abbiamo tentato di rialzare la testa. Vedi la franca vittoria sulla Samp, seguita dalla pessima esibizione di Bologna o la superba prestazione contro il Catania, la più bella partita rosanero di quest’anno, nella quale verso la fine lei ci dà dentro di brutto, “suggerendo” all’arbitro Romeo due ammonizioni, che, senza il suo influsso malefico, si sarebbe sicuramente risparmiato. Infatti Donati, lo becca al termine di un’incursione offensiva di Spolli, che con un tuffo carpiato in piena area, simula spudoratamente un fallo da rigore. Donati la prende come un’offesa personale, si agita e spintona l’avversario, che. ricambia. E l’arbitro, nel frattempo, che fa? Romeo si comporta da perfetto Pilato e li ammonisce entrambi. Per Miccoli, invece, il fischietto veronese si supera, perché lo ammonisce direttamente in panchina col pallone tra le mani… E la rimessa che toccava al Catania.

Così, ci presentiamo al Meazza di Milano contro una grande del campionato senza due dei nostri uomini più rappresentativi per fronteggiare la rabbia dei nerazzurri, che vogliono, fortissimamente vogliono, riscattarsi, reduci come sono da un pessimo periodo: tre partite e un solo punto. Insomma, le premesse non sorridono ai rosa che, però, scendono in campo col piglio giusto, senza soggezione e “facendo” la partita, come se giocassero in casa. Difesa accorta e sempre ben schierata, rapidi scambi di prima, e fraseggi veloci: per tutto il primo tempo l’Inter appare in chiara difficoltà, forse sorpresa dall’organizzazione di gioco del Palermo e dalle sue ripartenze. Belle a vedersi, anche spettacolari ma sterili perché lì davanti Dybala, piccolo e sgusciante, non basta, anche se Ilicic e Brienza danno il loro contributo, solo che contro un gigante spietato come Samuel e la forza e la potenza di Ranocchia ci vorrebbe più peso specifico e, magari, una diversa cattiveria. Quella che i rosanero raramente esibiscono, specie lontano dalle mura amiche. Se ci metti, poi, un arbitro che rispetta alla lettera la famosa regola della soggezione psicologica nei confronti delle grandi e tutta a discapito delle piccole squadre, ecco che il quadro di questa bella, elegante squadra che è diventato il Palermo di Gasperini è completo. Insomma, amici cari, giocar bene, di prima, palla a terra, triangolazioni, stop a seguire, e dare anche spettacolo riempie gli occhi e il cuore di noi tifosi. Ma se, alla fine di tutto, riesci a tirare in porta “seriamente” una sola volta (Barreto dalla media distanza e difficile risposta di Handanovic, che per il resto non si è mai dovuto sporcare i guantoni) questo non basta per vincere le partite. Tutt’al più le pareggi e con i pareggi, si sa, non  si va da nessuna parte. E un pallone sporco, un tiraccio sbagliato può diventare letale. Specie se ci metti lo zampino e lo fai diventare imparabile. Com’è successo ad un quarto d’ora dal termine al povero Garcia che, oltre a tamponare nell’area piccola, aveva trovato anche il tempo e lo spazio per proporsi lì davanti e mettere al centro un paio di cross. Che disdetta, povero Santiago, che porti il nome di un’autentica leggenda rosanero, Santiago Vernazza, detto “Ghito”, ma solo il nome, perché ruolo, spessore tecnico e storia sono davvero un’altra cosa. Con tutto il rispetto per Garcia, che migliora di settimana in settimana, lo metti esterno avanzato e corre e lotta, lo metti a sinistra fra i tre di difesa e corre e lotta. Insomma, non mi sogno nemmeno di addossare la colpa di questa amara sconfitta a Garcia, sarebbe ingiusto e crudele e il ragazzo, merita, invece un applauso di incoraggiamento. Ha ben giocato come tutta la squadra e, come si dice, si vince e si perde in undici.

Semmai, c’è da sottolineare come Gasperini ieri sia riuscito, in un  solo colpo, a farsi rimpiangere da certi “scienziati” nerazzurri, che lo avevano considerato un tecnico non all’altezza di tanto blasone, partendo dalla favoletta che quell’Inter non  potesse giocare con il 3-4-3: adesso lo fa e non buoni se non ottimi risultati. Come dire che nel calcio, come nella vita, alla fine la verità viene sempre a galla e che quelli bravi, quelli che meritano poi li riconosci e, se lo fai ch’è troppo tardi, poi magari ti mangi le mani. Gasperini nei suoi schemi “non vedeva “ Sneijder e, a quanto pare, non lo vede neanche “Strama”. Solo che, per cotanto sgarbo, il “Gasp” si mise contro tutti i caporioni dell’Inter e dignitosamente chiese ed ottenne la rescissione del contratto. In questo “mondo di ladri” – lo dico solo per citare Venditi –  certi “nobili” gesti li fanno solo i signori.


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