La "gang" delle truffe assicurative |Inchiodati dalle cimici VIDEO - Live Sicilia

La “gang” delle truffe assicurative |Inchiodati dalle cimici VIDEO

A capo della banda di truffatori il cugino del pentito Giovanni Pantellaro, ex del clan Cappello. TUTTI I NOMI

l'operazione "road accident"
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CATANIA – Sono riusciti a creare una rete criminale capace di truffare diverse assicurazioni. In un anno sono riusciti a spartirsi una torta da un milione di euro. La Squadra Mobile ha garantito alla giustizia i componenti di questa “agenzia del crimine”, capeggiata da Giovanni Pantellaro, il figlio Gaetano, il genero Angelo Ragusa e Giuseppe Alì detto lo zio Pippo. I primi tre sono finiti in carcere, l’ultimo indagato ai domiciliari. Mentre   per Alessandro Fichera, Carmelo Moncada (detto Melo) e Orazio Saputo (detto Squalo) è stato disposto il divieto di dimora a Catania. In totale sono 64 le persone indagate nella maxi inchiesta coordinata dal procuratore Carmelo Zuccaro e dal sostituto Marco Bisogni.

“Le indagini sono partite a gennaio 2016 e sono terminate a gennaio di quest’anno”, ha spiegato il dirigente della Squadra Mobile, Antonio Salvago. L’inchiesta ha preso le mosse da alcune aggressioni ai medici che non si sono piegate al volere di alcuni pazienti di voler cambiare i referti con la dicitura “incidente stradale”. Referti che dovevano diventare “compatibilI” con il “falso sinistro” da denunciare per ottenere l’indennizzo. “Sono due le aggressioni che abbiamo collegato a questa organizzazione criminale”, spiega Bisogni ai giornalisti.

Il modus operandi era ben escogitato. Ognuno con il proprio ruolo, chi procacciava il ferito direttamente al Pronto Soccorso (sia del Garibaldi che del Vittorio Emanuele), chi preparava gli incartamenti e le false dichiarazioni e poi venivano selezionati i falsi testimoni, che ricevevano una sorta di “regalo”. Insomma la sceneggiatura era sempre la stessa.

La banda poteva contare su un quartier generale localizzato quasi in maniera strategica. Pantellaro senior infatti è titolare di un’agenzia di disbrigo pratiche “Infortunistica Stradale”, che è finita sotto sequestro, che si trova in via Plebiscito proprio di fronte all’ospedale Vittorio Emanuele. “Casa e putia”, insomma. Come suggerisce il dirigente Salvago. Angelo Ragusa, formale titolare dell’agenzia, si occupava di istruire le pratiche. Insieme a Gaetano e il figlio Gaetano creavano tutte le apparenze necessarie per poter truffare le assicurazioni. Pantellaro Junior era anche la persona addetta a “minacciare” chi non si comportava secondo le disposizioni della gang. In una intercettazione con un “procacciatore”, si dice chiaramente “Spaccagli la testa”, in caso di non rispetto degli accordi. Lo zio Pippo Alì aveva il ruolo di “selezionare” la clientela e reperire i “falsi testimoni”. A lui anche il compito di liquidare una volta ottenuto l’indennizzo ad ognuno la propria parte. In un caso sono riusciti a realizzare 206 mila euro di risarcimento. Erano così spudorati i truffatori che se non ottenevano l’indennizzo presentavano ricorso davanti al Giudice di Pace, dove portavano i falsi testimoni.  “Si andava dagli incidenti stradali alle cadute con richieste di invalidità”, illustra il sostituto procuratore Marco Bisogni.

Dalle intercettazioni sono emerse le figure di Fichera, Moncada e Sapuppo che avevo il ruolo di procacciare costantemente i pazienti nei Pronto Soccorso. “Alcuni medici hanno notato la presenza di queste persone e lo hanno segnalato”, spiegano gli investigatori. Ma se da una parte c’è la collaborazione dei cittadini, dall’altro c’è il totale asservimento a questo sistema criminale. Da una parte c’è la signora beccata a far vedere l’avviso di comparizione che le è stato notificato a Pantellaro e company, proprio davanti all’agenzia di via Plebiscito, e poi c’è il proprietario dell’auto compiacente che dopo aver ricevuto la propria fetta di torta non vede l’ora di partecipare a un altro raggiro. “Ma quando la prossima mangiata?”, dice in codice l’indagato intercettato dalla Squadra Mobile. “Ora è troppo presto”, gli riferisce Ragusa.

Pantellaro è un nome noto alle forze dell’ordine. E’ il cugino di Giovanni Pantellaro, pentito ed ex affiliato del clan Cappello. Inoltre nel marzo 2013 all’interno della sua agenzia ci fu una sparatoria per futili motivi. A sparare fu proprio Giovanni Pantellaro, oggi finito in gattabuia.

“L’operazione di oggi è la dimostrazione che non esistono reati di serie A e di serie B”, ha evidenziato il questore di Catania Giuseppe Gualtieri in conferenza stampa. Gli ha fatto eco  il procuratore Carmelo Zuccaro che ha parlato di “brillante operazione della Squadra Mobile” che ha permesso di sgominare una banda di truffatori.

Tutti i nomi degli indagati: Giovanni Pantellaro, classe 1964; Gaetano Pantellaro, classe 1989; Angelo Ragusa classe 1982 (tutti e tre finiti in carcere), Giuseppe Alì, classe 1955, inteso “zio Pippo” (ai domiciliari), Alessandro Fichera, classe 1974; Carmelo Moncada, classe 1956, inteso “Melo”, Orazio Sapuppo classe 1974, inteso squalo (per i tre divieto di dimora nel comune di Catania).

 


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