PALERMO – Episodi di un calcio senza bandiere. L’idolo di una squadra che finisce alle dipendenze di una rivale, con conseguente disappunto dei tifosi legati a colori e ricordi. Il riferimento è a Cristian La Grotteria, un tempo punto di riferimento per il popolo rosanero, che alle giocate, all’andatura in campo e alla capigliatura del Gaucho si era legato a tal punto da dedicare cori e applausi senza se e senza ma. Una storia d’amore che nasce nel 2000, quando l’argentino viene acquistato dall’Ancona a suon di miliardi. E’ il Palermo di Sensi, che spende, cresce e prova a rilanciarsi nel grande calcio dopo alcune stagioni nell’anonimato di una serie C senza gioie.
La prima emozione la sera del 23 ottobre: è un lunedì e una Favorita stracolma ospita il derby tra Palermo e Catania. La Grotteria, tra i personaggi più attesi, risponde presente: incornata sotto la curva nord per il momentaneo 2-0. Finirà 5-1, sbornia di passione e trionfo rosa. Sono trascorsi più di 16 anni da quella serata ed è un altro lunedì a sancire un “tradimento” sportivo: il Gaucho segue Mario Petrone, chiamato al capezzale di un Catania assetato di riscatto, nelle vesti di vice-allenatore. Dal rosanero al rossoazzurro: per La Grotteria un’importante opportunità professionale, mentre le lacrime di qualche tifoso bagnano di nostalgia il ricordo di quel 23 ottobre del 2000.
Cristian hai fatto la scelta giusta, da calciatore avevi giocato nel lato sbagliato della Sicilia.
Smacco? Ma quando mai! Porterà l’effetto De Zerbi a Gadania, a parti invertite. Noi C crediamo
Il lato sbagliato della Sicilia è quello dove arrivavano i treni del gol. Da dove avete coperto di vergogna il resto della regione.
Miiii smacco! Offesissimi siamo.