PALERMO – La legge “no comment” è stata pubblicata ieri sulla Gazzetta ufficiale della Regione siciliana. L’ultimo passo per la sua entrata in vigore, quindi, è compiuto. La legge 24 che contiene “Norme per la promozione ed il sostegno delle imprese dell’informazione locale” è stata pubblicata dopo le stralcio delle parti impugnate dal commissario dello Stato.
La legge assegna dei contributi alle aziende editoriali riguardanti il sostegno agli investimenti, la riduzione delle “passività onerose” e la comunicazione istituzionale. Al suo interno anche la discussa norma-bavaglio che riguarda i commenti dei lettori dei siti di informazione. La norma, contenuta nel secondo comma dell’articolo 4 della legge, prevede che i siti di informazione on line, per potere accedere ai benefici introdotti dalla normativa, debbano “avvalersi di un sistema informatico che assicuri, per i ‘post’ ed i commenti inviati dai lettori e pubblicati sulle pagine web, la possibilità di identificare l’identità degli autori, nel rispetto delle garanzie stabilite dalla vigente disciplina statale e comunitaria in materia di riservatezza dei dati personali (privacy) e consentendo l’utilizzo di eventuali pseudonimi, mediante acquisizione in copia di un documento d’identità o altri strumenti tecnicamente idonei all’accertamento dell’identità”.
Una norma inserita nella legge con un apposito emendamento, primo firmatario l’ex presidente dell’Ars Francesco Cascio, sottoscritto anche dai deputati Giorgio Assenza, Giuseppe Milazzo, Vincenzo Vinciullo e Salvo Pogliese. Anche il deputato Michele Cimino si era pronunciato in Aula in favore di una norma di questo tipo. E non è superfluo ricordare che più volte, pubblicamente, anche il presidente della Regione Rosario Crocetta ha espresso la sua intolleranza verso i commenti anonimi “dei blog”, per usare le sue parole.
Una norma voluta nel nome della trasparenza, da quel Palazzo in cui la trasparenza spesso rimane una chimera. Il capogruppo del Movimento cinque stelle Giancarlo Cancelleri la bollò come “una follia”, commentando: “Nel 2013 è incredibile leggere una cosa del genere. Una norma che dimostra anche la scarsa conoscenza, da parte dei deputati che hanno votato quella norma, del mondo del web. Nessun commento è mai anonimo, ma è sempre rintracciabile attraverso l’indirizzo del computer da cui è partito il commento”. E in effetti è così. Chi si sente diffamato da un commento, può rivolgersi alla polizia postale, che rintraccerebbe con facilità l’indirizzo “Ip” del computer da cui è partito il commento, risalendo così all’autore. Ma ai deputati questo non è bastato. Per commentare con uno pseudonimo bisognerebbe spedire magari via fax la propria carta d’identità al giornale. Norme dal vago sapore orwelliano, che evidentemente scoraggiano la possibilità dei lettori di dire la propria nell’agorà dei siti di informazione come il nostro.
Ma la politica siciliana pretende che chi dice la sua, mettendo sullo stesso piano il potente e il quisque de populo, “ci metta la faccia”. E tanto hanno a cuore i deputati all’Ars a che si giochi “a carte scoperte”, da approvare la legge in questione col voto segreto, di fatto non permettendo all’opinione pubblica di sapere chi si è pronunciato in favore e chi contro una legge tanto controversa.
C’è anche chi ha preso le distanze dalla norma, come il deputato Riccardo Savona, che un mese fa annunciò che avrebbe presentato “un emendamento al primo ddl utile”, per cassare il comma “no comment”. Primo ddl utile che ancora evidentemente non si è presentato.
Lo scrivemmo a caldo, quando la norma fu votata a Sala d’Ercole, e lo ripetiamo oggi: questa legge non ci piace e non riuscirà a cambiare il rapporto con i nostri lettori. Giusto due giorni fa abbiamo “festeggiato” i vostri primi 500 mila commenti. Che rappresentano un pezzo importante del successo di questo giornale. Al quale Livesicilia non intende rinunciare in cambio di una mancia. Pertanto, cari lettori, per quanto ci riguarda potete lasciare nel portafogli la carta d’identità. E siete già d’ora invitati a festeggiare con noi il milionesimo commento. Con buona pace dell’Ars.