La Leopolda siciliana| e don Primo Mazzolari - Live Sicilia

La Leopolda siciliana| e don Primo Mazzolari

Usare la parola “Adesso” come motto di un evento politico è un impegno, una sfida.

pippo russo
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Sabato 28 febbraio e domenica 1 marzo, a Palermo presso l’ex Fabbrica Sandron, si svolgerà la Leopolda siciliana. Ci saranno 40 tavoli tematici di confronto su diversi argomenti, autorevoli relatori, esperti, specialisti, cattedratici, parlamentari nazionali e regionali e la possibilità, per chi lo desidera, di intervenire. Il sito all’uopo dedicato, www.siciliaduepuntozero.it, si apre con la seguente frase: “Adesso. Due anni fa questa parola è stata il motto di Matteo Renzi.

Un “adesso” fatto di entusiasmo, di vigore, di forza, di allegria. Nonostante la piena consapevolezza dei problemi esistenti è bene che quel motto, quell’adesso e tutto ciò che comporta, si affermi anche in Sicilia”. Forse pochi lo sanno, ma la parola “Adesso” ha una sua storia, di autenticità, di coerenza, di rotture sofferte, di soffio profetico. “Adesso”, infatti, è il nome con il quale un grande sacerdote, tra le più significative figure del ‘900, don Primo Mazzolari, chiamò la sua rivista fondata nel 1949. Un quindicinale i cui coraggiosi articoli gli costarono pesanti sanzioni da parte delle gerarchie vaticane. Don Mazzolari fu definito un “disturbatore della quiete ecclesiastica”, era un prete che “ubbidiva in piedi”, che non accettava l’idea di una guerra giusta, che cercava i lontani, che distingueva il peccato dai peccatori, che richiamava ai doveri verso i poveri, che si rifiutò di intonare il Te Deum dopo il fallito attentato a Mussolini nel 1929.

Fu colui che in una celebre e commovente omelia rivolse il suo pensiero al “povero fratello Giuda”, il traditore per antonomasia, perché nessuno ha il diritto di giudicare. Fu un partigiano, un rivoluzionario, soprattutto fu un profeta, come lo definì Paolo VI, e solo a pochi mesi dalla sua scomparsa e post mortem fu riabilitato, come appunto sovente accade ai profeti. Usare la parola “Adesso” come motto di un evento politico è, dunque, un impegno, una sfida. É la volontà di cambiare davvero passo, di realizzare le necessarie rotture, di recuperare valori perduti, dimenticati o calpestati, di ridare fiato a un popolo affannato, che non ce la fa più, a cui la cattiva politica e una classe politica mediocre e litigiosa, se non addirittura eticamente compromessa, ha tolto tutto, perfino la speranza. Con le parole non si gioca.

La Leopolda “adesso” cade in uno dei momenti più bui della Sicilia, anche per i rischi di guerra provenienti dal terrorismo jihadista, in cui si è consumata una infinita distanza tra i cittadini e la politica, in cui forte è la disaffezione nei confronti dei partiti, ridotti a scatole vuote, delle stesse istituzioni, giudicate chiuse nei dorati e privilegiati palazzi del potere, indifferenti alle istanze che provengono da un tessuto sociale sempre più lacerato a causa della spaventosa disoccupazione, in particolare giovanile, di imprese che chiudono e dell’avvento di nuove povertà. La Leopolda, inoltre, arriva “adesso”, non lo possiamo sottacere, mentre infuriano le polemiche sulla sanità siciliana dopo l’incredibile e dolorosa vicenda della piccola Nicole.

Non si scherza con le parole, non ci si trastulla con il bisogno della gente di avere risposte “adesso” ai mille drammi quotidianamente vissuti. In tale desolante quadro, inseguiti da una crisi finanziaria senza precedenti, aggravato da un governo regionale manifestamente inadeguato e da un parlamento regionale irresponsabilmente improduttivo, non c’è posto “adesso” per passerelle, seppure autorevoli, per campagne elettorali di qualcuno, per la celebrazione di un gruppo e la mortificazione di un altro, per ripicche o vendette, per lo spettacolo dell’effimero. La Leopolda non è un rito, il palcoscenico di una corrente, di un partito. È un metodo, un modo nuovo per dare “adesso” l’opportunità a chiunque, al di là delle appartenenze, se un’appartenenza la si ha, di esserci, di partecipare, di riconciliarsi con la politica, di mettere di lato la tentazione di aderire a deliri populisti o di rifugiarsi nello sterile astensionismo. Soprattutto è un’occasione per elaborare “adesso” serie proposte di governo, per disegnare finalmente la Sicilia che vogliamo, secondo i principi della lotta alla mafia, alla corruzione e alle ingiustizie sociali, dello sviluppo innovativo coniugato al rispetto dell’ambiente, della meritocrazia e della solidarietà. Dopo la Leopolda nulla deve essere come prima, specialmente la politica, i partiti e le istituzioni non devono essere come prima, e chi rifiuta di rappresentare attivamente un pezzo del cambiamento possibile è bene che tolga il disturbo, “adesso”.

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