La mafia dei clandestini | Soldi sulla pelle dei disperati - Live Sicilia

La mafia dei clandestini | Soldi sulla pelle dei disperati

Gli arrestati nel blitz

Ormai è chiaro e gli arresti di stamattina lo dimostrano. C'è una mafia dietro le traversate di migranti che spesso finiscono in tragedia. Anzi, forse, le mafie sono più di una. L'elenco dei fermati. I RETROSCENA DEL BLITZ.

PALERMO – È la mafia dell’immigrazione clandestina. Una mafia talmente radicata sul territorio da spingere gli stessi investigatori a interrogarsi sulla reazione o il ruolo della Cosa nostra di casa nostra. Questo sarà uno degli sviluppi investigativi su cui si lavorerà da qui in avanti.

Oggi ci si concentra sull’organizzazione criminale capace di programmare sbarchi di migranti a raffica dalle coste africane a quelle siciliane. Ventiquattro persone sono state fermate su richiesta della Procura di Palermo dai poliziotti del Servizio centrale operativo di Roma e delle squadre mobili di Palermo e Agrigento.

I disperati che fuggono da guerra e miseria partono dai paesi Centro Africa (Eritrea, Etiopia, Sudan) o dal Magreb (soprattutto dalla la Libia) e raggiungono prima l’Italia (Lampedusa, Agrigento, Palermo, Catania, Roma, Milano), e poi il Nord Europa (Scandinavia, Regno Unito, Olanda e Germania). I centri di accoglienza sono ideali luoghi di passaggio per i migranti. Al Cara di Mineo, ad esempio, si ottiene lo status di esiliato politico e si ha quella necessaria libertà di movimento per scappare altrove. I centri di accoglienza, nell’indagine si parla pure del Villa Sikania di Siculiana – non sono luoghi di detenzione. Chi vi trova ospitalità viene identificato e può muoversi liberamente. Un sistema fin troppo permeabile come confermano ora le indagini della Procura di Palermo. Ci si imbosca facilmente e altrettanto facilmente si scappa grazia all’organizzazione sgominata nella notte. Nei mesi scorsi la magistratura si era concentrata per altri motivi sul Cara di Mineo. I magistrati romani, quelli che coordinano l’inchiesta denominata “Mafia Capitale”, hanno trasmesso per competenza le carte ai colleghi di Caltagirone. Al centro delle indagini è finito Luca Odevaine, il super-esperto del consorzio “Calatino Terra d’Accoglienza” che gestisce il Cara di Mineo. Ci sarebbe del marcio, dicono gli investigatori, attorno alla gestione dei fondi per l’immigrazione che sarebbe divenuto un business criminale.

A capo della banda dei 24 fermati di oggi ci sono Medhanie Yehdego Mered ed Ermias Ghermay che hanno il compito di raccogliere i disperati in Libia. A volte li “comprano” da altri gruppi criminali che li hanno rapiti in Africa. Li schedano uno per uno, poi li stipano in magazzini nei pressi di Zwarah e di Tripoli. Su di loro vigilano uomini armati. Rappresentano una merce fin troppa pregiata per lasciarsela scappare. Hanno già pagato fino a 5 mila dollari per raggiungere la Libia e altri soldi dovranno sborsare in seguito. Quindi inizia il viaggio della speranza via mare – che costa altri 1500 dollari – per raggiungere la Sicilia dove entrano in gioco i complici che vivono a casa nostra. Sono loro che organizzano la fuga dai centri di accoglienza per poi spedirli nel Nord Europa. In Sicilia le operazioni sono affidate ad Asghedom Ghermay, che a sua volta incassa tra i 250 e i 1000 euro a migrante per organizzarne la fuga e curarne il trasferimento fino alla destinazione prescelta. Il lavoro sporco in Sicilia lo fa Yonas Gebititoys. I clandestini vengono ammassati in alcuni appartamenti. Ne sono stati individuati alcuni nelle piazze Umberto e Vittorio Emanuele a Catania. L’organizzazione li prende in affitto da siciliani che non si fanno troppe domande.

I pagamenti avvengono in contanti, su carte postepay o tramite servizi di trasferimento monetario (Moneygram e Western Union). Ed ancora tramite il metodo “hawala” , tanto antico quanto efficace. Il termine deriva dalla parola araba “HWL” che significa “cambiare” o “trasformare” e che talvolta è utilizzata quale sinonimo di “fiducia”. Tutto si basa sulla fiducia, appunto. Il cliente avvicina un broker hawala e gli consegna una somma da trasferire ad un destinatario che si trova in un’altra città, di solito straniera. Il broker hawala contatta un suo omologo presente nella città del destinatario, dà delle disposizioni sui fondi e promette di saldare il debito successivamente. Caratteristica fondamentale del sistema è che tra i broker non avvengono passaggi di denaro ufficiali. Le transazioni si basano sull’onore. Il capitolo “denaro” è quello su cui adesso si concentreranno gli investigatori. Dove finiscono le montagne di soldi di cui si parla nelle intercettazioni?

Gli affari vanno a gonfie vele. Sgominato un gruppo criminale chissà quanti ne restano attivi, pronti a sfruttare l’esercito di disperati. Ci sono tra 500 mila e un milione di persone pronte a partire dalle coste libiche verso la Sicilia. Nel 2013 sono stati quasi 40mila (39.798) gli immigrati sbarcati in Italia per un totale di 450 sbarchi, principalmente provenienti da paesi in guerra come la Siria (10.851), seguiti da Eritrea (9.213), Somalia (3.254), Egitto (2.618) e Nigeria (2.458). La quasi totalità degli sbarchi è avvenuta in Sicilia (a Lampedusa e nelle altre isole Pelagie sono sbarcati 14.102 migranti, mentre 20.862 migranti sono giunti nel resto della Sicilia). Nel 2014 i numeri sono schizzati: nel corso dell’operazione “Mare Nostrum” sono stati tratti in salvo 207.000. E parliamo di coloro che ce l’hanno fatta. L’ecatombe silenziosa, stimata per difetto, è di oltre 20 mila persone inghiottite dal mare negli anni. Di fronte a questi numeri c’è chi ha aguzzato l’ingegno, tanto che il procuratore Franco Lo Voi, l’aggiunto Maurizio Scalia e i sostituti Calogero Ferrara e Claudio Camilleri, scrivono nella richiesta di fermo che “la criminalità organizzata a livello transnazionale si è posta, infatti, come una azienda, o meglio come una società di servizi, in grado, verso adeguata retribuzione, di garantire il viaggio per l’Italia o per un altro Paese europeo. La criminalità stessa si è proposta non solo di offrire un servizio, ma è divenuta protagonista di un ruolo paradossale di dispensatrice di speranze, perché si è autoreferenziata come lo strumento principale, indispensabile, per realizzare un sogno, quello di raggiungere un Paese che, agli occhi del migrante, rappresenta un investimento di vita per il futuro”.

L’elenco dei fermati

Questo l’elenco dei 14 fermati, su ordine della Dda di Palermo, con l’accusa di essere componenti di un’organizzazione criminale transnazionale, accusati d’associazione a delinquere e favoreggiamento di immigrazione e permanenza clandestina: Asghedom Ghermay, detto “Amice”, nato in Eritrea nel 1975; Matywos Melles, nato a Asmara (Eritrea) nel 1967, Andemeskel Yaried, alias “Wedi Keshi”, nato in Eritrea nel 1989, Netsereab Goitom, nato in Eritrea nel 1979, Afomia Eyasu, nata in Eritrea nel 1981, Munire Ibrahim Omer, detto “Munir”, nato in Eritrea nel 1995, Yonas Gebititoys, nato in Eritrea nel 1988, Tsegay Berih, nato in Eritea nel 1986, Arouna Said Traorè, detto “Rasta”, nato in Costa d’Avorio nel 1990, Mohammed Elias, nato in Ghana nel 1968, Ibrahima Diallo, nato in Guinea nel 1985, Yirga Abrha, nato in Eritrea nel 1991, Efrem Amare, nato in Eritrea nel 1993, Micheal Habte Madege, detto “Miky”, nato in Eritrea nel 1981. Altri 10 indagati sono latitanti.


Partecipa al dibattito: commenta questo articolo

Segui LiveSicilia sui social


Ricevi le nostre ultime notizie da Google News: clicca su SEGUICI, poi nella nuova schermata clicca sul pulsante con la stella!
SEGUICI