La grande truffa del cemento - Live Sicilia

La grande truffa del cemento

Blitz di carabinieri e finanza
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‘Padroncini’ selezionati non in base a criteri di affidabilità o convenienza economica, ma soltanto per la loro disponibilità a ‘gonfiare’ le fatture emesse per creare del ‘nero’ da versare a Cosa nostra. E’ la frode contesta alla gestione della Calcestruzzi spa antecedente al 2008, prima dell’amministrazione giudiziale che ne avrebbe cambiato il volto, dalla Procura di Caltanissetta a conclusione dell’inchiesta ‘Doppio colpo’ che ha ha interessato Sicilia, Lombardia, Lazio e Abruzzo. Un’operazione sfociata nell’arresto, da parte di carabinieri e guardia di finanza, di 14 persone e nel sequestro di sette aziende siciliane operanti nel movimento terra, per un valore di 5 milioni di euro. I provvedimenti sono stati emessi emessi dal Gip nisseno, Giovambattista Tona, che ha invece disposto il dissequestro della Calcestruzzi Spa. Tra i destinatari di ordini di arresto tre persone già detenute: due capimafia storici di Cosa nostra, come Giuseppe ‘Piddu’ Madonia e Francesco La Rocca, e un luogotenente della cosca Cammarata di Riesi, Giuseppe Giovanni Laurino, accusati di associazione mafiosa e illecita concorrenza. Carabinieri e guardia di finanza hanno invece posto agli arresti domiciliari, con l’accusa di associazione per delinquere e frode in pubbliche forniture, imprenditori, dirigenti e dipendenti della Calcestruzzi e un consulente esterno dell’Italcementi. Sono stati invece condotti in carcere gli imprenditori Francesco Lo Cicero di Campobello di Licata (Agrigento) e Vincenzo Arnone, di Serradifalco (Caltanissetta) indagati per associazione mafiosa. L’inchiesta nasce da un’intercettazione del 29 novembre del 2002 quando boss mafiosi spiegano la ‘tecnica’ da adoperare affinché “in tutti gli impianti della Sicilia venisse applicato un meccanismo di sovraffatturazione che consentiva di creare fondi da stornare alle famiglie mafiose”. La ricostruzione è stata poi confermata da diversi pentiti. La Calcestruzzi Spa ha sottolineato che “l’inchiesta si riferisce a fatti pregressi al sequestro” e che la società ha come “obiettivo quello di garantire la puntuale prosecuzione ed il completamento degli interventi, già avviati dalla stessa amministrazione giudiziaria e condivisi con Italcementi Spa, per la riorganizzazione del sistema di governance e di produzione aziendale secondo principi di legalità e trasparenza”. Il procuratore di Caltanissetta, Sergio Lari, ha spiegato che il dissequestrato è legato “a due anni di amministrazione giudiziaria che hanno sortito l’eccezionale risultato di risanare la società e di adottare nuovi sistemi di gestione”. E in questo, secondo il procuratore, avrebbe avuto un ruolo importante “la sostituzione del vecchio sistema informatico ‘Progress’ che era stato modificato per produrre le doppie ricette di calcestruzzo, quella ufficiale per eventuali controlli e quella ufficiosa che invece serviva per risparmiare nella fornitura e creare i fondi neri”. L’indagini sul cemento impoverito potrebbe estendersi. Secondo la Procura di Caltanissetta, infatti, sarebbero “state accertate anche in altre regioni d’Italia forniture di calcestruzzo depotenziato e il ricorso alla doppia ‘ricetta’ per illeciti arricchimenti”. Una tesi non condivisa dall’avvocato Alberto Alessandri, legale della Calcestruzzi Spa, che “prende atto, con sorpresa”, delle misure cautelari e “respinge con rinnovata fermezza qualsivoglia ipotesi di contiguità di qualsiasi società del Gruppo con fenomeni di criminalità organizzata”. Il penalista sottolinea che “una perizia, svolta dai massimi esperti del settore, ha consentito di accertare che non vi sono pericoli di sorta in ordine alla sicurezza delle strutture esistenti” e che l’incidente probatorio “ha complessivamente smentito i risultati delle indagini condotte dal consulente tecnico del Pm, poste a base della accuse di ieri e di oggi”.


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