La pantera sarà vera? - Live Sicilia

La pantera sarà vera?

La nostra caccia al felino
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Per una perfetta caccia alla pantera occorrono: una tenuta mimetica anche artigianale, marca “U sa fari u Safari?”. Una fionda armata con biglie molto potenti. Lo studio accurato delle abitudini del felino (pare che vada matto per i paginoni centrali d’archivio di Play Boy). La lettura delle avventure di Sandokan, in special modo quella in cui il suddetto squarcia la tigre da un orecchio all’altro dopo un saltello di dodici miglia.

Al cronista in disarmo e all’amico coraggioso che lo accompagna nella caccia allo scoop sulle tracce del gattaccio tocca un armamentario assai più modesto. Il veicolo d’assalto è una Fiat Marea a manovella, sudato capitale di tanti anni di onorata carriera giornalistica, con un  libro di poesie di Giorgio Caproni sullo spelacchiato sedile posteriore e un Super Santos nel portabagagli. E in caso di inopinato avvistamento del gattone che si fa?, chiede l’amico perplesso. Semplice. Tu palleggi e lo distrai, io lo circondo e ci cafuddo un colpo sulla nuca col poderoso frontespizio del libro di Caproni. Quando si dice: la forza della poesia.

Si parte alle dieci di sera da viale Strasburgo dopo una doppia Corona al pub. Nel tragitto, le ipotesi più fantasiose. Ma da dove sarà venuta fuori ‘sta pantera palermitana? Dalla gabbia di un privato idiota, è una possibilità. O forse – considerato che è stata avvistata perfino lì – trattasi di gattino nero che ha messo inopinatamente una zampetta nel percolato di Bellolampo. Diventò pantera per una inusitata e ignota reazione chimica. L’amico scherza: ci buttiamo pure Diego Cammarata? Magari diventa sindaco sul serio. Comunista.

La carta degli ultimi ritrovamenti è aggiornata. L’amico ha degli amici, a loro volta amici di amici che hanno cugini amici di cugini di un impiegato della Forestale. La fonte è sicurissima. Il felinazzo si sarebbe celato tra gli alberi del bosco di Piano dell’Occhio, dove la trattoria Zu’ Caliddu mette in piatto le sue portentose focaccine alla ricotta. Occhio al Piano Zu’ Caliddu, sai che novità le bistecche di pantera. Comunque avvistata fu secondo amici degli amici e cugini dei cugini. Animali sgozzati ci furono. Occhi gialli balenarono nell’oscurità della notte palermitana.

Quattro passi a Borgo Nuovo, nella zona frequentata dai ragazzi in motorino. Se la pantera è socievole forse è scesa a valle per fare quattro chiacchiere. L’avete vista la pantera, picciotti? Un autoctono socievolissimo rutta un soffio di birra e risponde: “No, ma cca ci su scravagghi formato King Kong. Interessa?”. No, grazie. La pantera fa meno paura dello scarafaggio del “New Borgo” in assetto da combattimento. Borgo Nuovo è un cumulo di macerie. Rifiuti traboccanti dai cassonetti. Sarà colpa della pantera che getta la munnizza e non pulisce. Maledetto felino sporcaccione. Borgo Nuovo è un ammasso di casupole agghiaccianti e dentro ci vivono esseri umani. Sono gabbie per uomini che una pantera perbene schiferebbe. Alcuni cassonetti fumigano.

Il buio del sentiero che conduce agli alberi della boscaglia annerisce l’orizzonte (Salgari avrebbe scritto così, no?).  Lassù da qualche parte – dicono – si aggira la pantera di Palermo, col suo carico di favolette e di scampoli di cronaca. Sarà vera la pantera? E chi lo sa, ed è meglio non saperlo. Si gira il prode muso della macchina e si torna al pub, si va a palleggiare col Super Santos a Mondello, in riva al mare. Sandokan era un contaballe.


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