La questione politica non è più la mozione di censura a Massimo Russo a questo punto, ma la stabilità di una maggioranza “deflagrata”. Ne è convinto il presidente dell’Assemblea regionale, Francesco Cascio, tra i protagonisti dello scontro istituzionale a cui si è assistito qualche giorno fa a sala d’Ercole.
Presidente Cascio, se tornasse indietro respingerebbe di nuovo la pregiudiziale del Pd?
“Assolutamente sì. Non si può immaginare di non permettere alla minoranza di discutere un tema sollevato. Qui non è una questione di faziosità partitica, come qualcuno ha detto. Avrei difeso qualunque minoranza. Quello della sanità è un tema all’ordine del giorno nell’agenda politica dell’Assemblea da febbraio. Non è pensabile posticipare oltre il dibattito”.
La maggioranza potrebbe nuovamente appellarsi al regolamento.
“A proposito di regolamento, ricordo a me stesso che è previsto che l’opposizione proponga un terzo dei temi all’ordine del giorno. Allora di che stiamo parlando? Da febbraio l’opposizione spinge sul tema della sanità. Se poi questo si prefigurerà come censura, ordine del giorno o altro, a me non interessa, l’importante è che finalmente l’Aula affronti questo argomento e poi proceda nel calendario dei lavori. Non posso annullare il diritto e la dignità della minoranza di affrontare un tema”.
Pare che Lombardo martedì non potrà esserci.
“Sì, anche questo è un tema che abbiamo affrontato col governatore. Non sarà presente per impegni istituzionali. Io sarei stato lieto della sua presenza, ma non posticiperò oltre: l’importante è che sia presente l’assessore alla Sanità e che discuta con l’Aula le questioni sollevate dall’opposizione”.
Pensa che verranno utilizzati altri strumenti per – diciamo così – rimandare il dibattito?
“Diciamolo chiaramente: è evidente che la pregiudiziale è stata solo un pretesto”.
Si aspettava che la maggioranza avrebbe minacciato l’uscita dall’Aula?
“Questa maggioranza è già deflagrata, non c’è più. Nella mia esperienza parlamentare non avevo mai visto una maggioranza uscire dall’Aula. Quelli, al massimo, sono strumenti dell’opposizione. Ma che a farlo sia la maggioranza, a mia memoria, è una cosa che non si è mai vista”.
E le spaccature del Pd hanno influito.
“Credo proprio di sì. Diciamo che le spaccature del Pd contribuivano a non dare garanzie a Lombardo sulla tenuta della maggioranza. Dunque si è preferito non rischiare”.
Insomma, il punto non è più la censura, ma la tenuta della maggioranza.
“Immagino di sì. Solo che il governatore dovrebbe avere chiaro che rinviare il problema non lo risolve. Anche perché il governo non ha solo la responsabilità della sua maggioranza, ma del buon andamento del calendario del lavori. Non si può più aspettare, abbiamo un fitto calendario di argomenti da trattare”.
Praticamente questa maggioranza ha già dimostrato di non esserci più.
“Non voglio sollevare la polemica, ma anche in questo caso mi limito a ricordare a me stesso che il giorno dopo il voto della finanziaria, il 2 maggio, diversi capigruppo di questa maggioranza avevano dichiarato conclusa questa esperienza di governo. Era maggio. E siamo arrivati quasi a ottobre. Questa maggioranza ha esaurito o no la sua spinta propulsiva? Io credo di sì. Poi, quale sia la soluzione migliore, io non lo so, non mi compete. Di certo sta a Lombardo riuscire a trovare una sintesi”.