La data è fissata. Il 7 maggio il Consiglio nazionale dell’Ordine degli Ingegneri discuterà il ricorso più spinoso, quello contro la prima radiazione di un ingegnere per fatti di mafia mai decisa a Palermo. Arriva al secondo grado di giudizio il procedimento disciplinare nei confronti di Michele Aiello, il “re delle cliniche” siciliane condannato in appello a 15 anni e 6 mesi nell’ambito del processo “Talpe alla Dda”: dopo la radiazione disposta dall’Ordine provinciale, all’epoca presieduto da Alessandro Calì, e il ricorso del patron di Villa Santa Teresa, anticipato da “S” alcuni mesi fa, fra undici giorni il difensore di Aiello si presenterà davanti all’Ordine nazionale, presieduto da Giovanni Rolando, per sostenere le proprie ragioni.
La sospensione, comunque, è automatica. Al di là della decisione, per Aiello – in carcere su disposizione della Corte d’Appello dal giorno della condanna di secondo grado – arriverebbe ugualmente l’interdizione provvisoria, un automatismo previsto dalla legge per i professionisti sul capo dei quali pende un’ordinanza di custodia cautelare. Aiello, ex manager della clinica Villa Santa Teresa di Bagheria, era accusato di associazione mafiosa, concorso continuato nell’introduzione abusiva in sistemi informatici, concorso nella rivelazione di notizie coperte da segreto istruttorio, corruzione continuata, concorso in truffa aggravata e continuata nello stesso dibattimento in cui sono stati inflitti in appello 7 anni per favoreggiamento alla mafia all’ex governatore Totò Cuffaro.
La posizione degli ingegneri, d’altro canto, è chiara. Sulla vicenda Aiello, senza entrare nel merito del ricorso, si era pronunciato alcuni mesi fa l’allora presidente nazionale degli Ingegneri Paolo Stefanelli, che su “S” aveva parlato della necessità di “tutelare gli interessi della collettività” vigilando sul comportamento dei professionisti: “Bisogna avere il controllo della correttezza e della moralità dei propri iscritti – era stato il suo monito -. Garantire la correttezza è il primo compito. Non parlo della ‘specchiata condotta’, ma la collusione con la mafia è fra i reati più gravi”. Proprio alle posizioni degli ordini professionali sulle condanne dei propri iscritti è dedicato un servizio a firma di Accursio Sabella sul numero di “S” attualmente in edicola: da Giuseppe Liga a Marcello Trapani, da Giuseppe Guttadauro a Gianni Lapis, un viaggio fra i procedimenti disciplinari in corso.