PALERMO – La Regione ha speso 244mila euro per un lavoro mai fatto ma il danno erariale non c’è stato. La Corte dei conti ha assolto l’ex presidente della Regione, Rosario Crocetta, e il capo della sua segreteria tecnica, Stefano Polizzotto, dall’accusa di danno erariale che era stata proposta dalla Procura: la revoca dell’allora Ragioniere generale della Regione Biagio Bossone, quindi, non fu illegittima. Per quanto la Regione abbia pagato Bossone anche negli anni in cui non ha lavorato dopo che, nel novembre 2012, il governo lo silurò, a pagare questo esborso per le casse pubbliche non sarà nessuno.
Crocetta, difeso dagli avvocati Alessandro Dagnino e Ambrogio Panzarella, secondo la sezione giurisdizionale della Corte dei conti ha applicato correttamente lo spoil system mentre Polizzotto, citato con lui in giudizio e difeso da Massimiliano Mangano, non è stato coinvolto nel procedimento di revoca. La colpa, se di colpa si può parlare, è allora della classe politica che avallò e che ha mantenuto in vita l’articolo 41 del contratto di lavoro regionale dei dirigenti per gli anni 2002-2005, ancora in vigore. Lì è infatti contenuta la norma che ha portato il giudice del lavoro a riconoscere il diritto di Bossone al riconoscimento del mancato stipendio che avrebbe maturato se Crocetta non gli avesse levato l’incarico.
I fatti oggetto della sentenza riguardano i primi giorni dell’insediamento del governo Crocetta. Il 22 novembre il nuovo presidente della Regione applica lo spoil system per i dirigenti generali e manda a casa i tre dirigenti ‘esterni’ che erano stati chiamati dal suo predecessore Raffaele Lombardo: Bossone, Gianluca Galati e Ludovico Albert. Il primo non ha il contratto in scadenza ma lo stesso accordo d’ingaggio prevede la possibilità che possa essere mandato a casa prima della scadenza a patto che gli sia riconosciuto lo stipendio base che avrebbe ottenuto lavorando come previsto dal contratto dei dirigenti regionali.
Lo stipendio non viene subito erogato. La vicenda va a finire a carte bollate e nell’aprile del 2016 il giudice del Lavoro di Palermo riconosce il diritto dell’ex Ragioniere generale della Regione ad ottenere il mancato compenso: oltre 244mila euro. La Procura della Corte dei conti ha così contestato il danno erariale a Crocetta e Polizzotto. In questi giorni è arriva la sentenza del collegio guidato da Guido Carlino, che ha respinto la tesi della Procura. Crocetta aveva tutto il potere di revocare Bossone perché quest’ultimo “ricopriva – così scrivono i giudici – un incarico apicale di estrema importanza e, quindi, connotato dal carattere della fiduciarietà, al quale non sono estensibili i principi fissati dalla Corte costituzionale per l’applicazione dello spoils system a dirigenti non apicali”.
Se così da una parte i magistrati riconoscono che lo spoil system è stato applicato correttamente, dall’altra parte sottolineano pure che “la Regione non avrebbe potuto evitare l’esborso in favore di Bossone proprio a causa dell’articolo 41 del Contratto collettivo regionale di lavoro”. L’unica scelta possibile per Crocetta sarebbe stata quella di tenersi un ragioniere generale scelto dal suo predecessore. Una soluzione che però, secondo i giudici contabili, non è condivisibile: “Si finirebbe per ammettere – scrivono nella sentenza – che la clausola di un contratto collettivo possa vietare di fatto l’applicazione di una norma di legge”.
Il danno c’è stato, insomma, ma non è il risultato della condotta di Crocetta ma di chi ha approvato quella norma contrattuale. A pagare saranno così i cittadini mentre rimane sullo sfondo una contraddizione: quella dei motivi che portarono Crocetta e la giunta da lui guidata a revocare l’incarico. Nel decreto e nella delibera di giunta si legge infatti che gli atti venivano perfezionati perché l’intenzione dell’esecutivo era quella di “avviare” politiche di spending review” ottenendo in questo modo “significativi risparmi di spesa”. Così non è stato.