La replica di Stancanelli a Berretta - Live Sicilia

La replica di Stancanelli a Berretta

CATANIA – Il sindaco Raffaele Stancanelli replica al deputato del Pd, Giuseppe Berretta:

“Mi ero ripromesso, nel sincero interesse della Città, di evitare qualunque polemica richiamando anzi a un’unione delle forze politiche il presupposto migliore per fronteggiare le difficoltà del Comune, frutto palese delle cattive gestioni del passato e degli irresponsabili tagli ai trasferimenti dello Stato verso gli Enti locali. Mi indigna, però, la faccia tosta di chi anziché arrossire per le evidenti complicità cerca affannosamente di girare la frittata, esibendo un atteggiamento irresponsabile nei confronti dei cittadini catanesi, ancora una volta traditi da loro rappresentanti. I catanesi sanno bene come siamo impegnati giorno per giorno a fronteggiare una crisi che ha radici antiche che si unisce alle disattenzioni nuove di un governo nazionale che sta massacrando i Comuni, con la silente complicità di tutti i maggiori partiti. E per questo, in un gioco di campagna elettorale anticipata che raggiunge il solo risultato di disgustare ancora di più i cittadini, non posso fare a meno di denunziare pubblicamente, perché solo dannoso per Catania, l’atteggiamento di chi dalla comoda poltrona romana emana sentenze da scienziato appena arruolato nella schiera dei primi della classe che tanto danno hanno prodotto a Catania. Non certo per loro ma per i catanesi, ribadisco che a partire dal 2008 è stato invertito un trend debitorio in crescendo che si protraeva da oltre venti anni. Eppure, finora, non sono state evocate giustificazioni rinfacciando a questa o quell’amministrazione scelte di dieci, quindici o venti anni addietro le cui conseguenze ancora si avvertono: vale per tutti il gravame delle rate di mutuo per spese correnti (vedi Amt) che condiziona pesantemente il bilancio comunale o qualche altra spesa frutto di cattiva amministrazione che ora si è costretti a pagare. Si è preferito operare senza appariscenza con serietà e rigore dopo i costosi fasti dell’effimero di cui nulla è rimasto con una rigorosa azione di revisione delle spesa corrente, riducendo il debito a circa 230 milioni di euro a fronte dei 500 che si erano accumulati nel corso degli anni precedenti. Di questi, quelli fuori bilancio ammontano a oltre sessanta milioni e sono tutti riferiti a vicende risalenti negli anni passati, oltre a quelli che stanno emergendo per via di sentenze esecutive come quella recente delle case popolari acquistate a Librino nel 1989.

 

Abbiamo ridotto di oltre il 30 % l’allegra spesa corrente che portava diritti al baratro, non può essere sottaciuto anche per i tanti no che sono stati detti ai vecchi beneficiari. Per non parlare dell’evasione tributaria che a Catania aveva raggiunto livelli inaccettabili del 70%, creando una sperequazione da tutti tollerata, contrastata triplicando gli accertamenti e raddoppiando le entrate. Inoltre sono state azzerate le auto blu, eliminato ogni spreco per assessori, dirigenti e dipendenti (nel 1997 erano oltre 6 mila, ora poco più di 3 mila), senza fare un’assunzione nel comune o nelle partecipate i cui vertici non percepiscono alcuna indennità. Persino per riconquistare spazi per i pedoni e per le biciclette(piazza Duomo e Università, ma anche via Crociferi e San Giovanni Li Cuti) si sono dovute superare resistenze e strumentalizzazioni inimmaginabili. In sostanza si è percorsa la strada meno agevole, sicuramente meno appagante, della serietà e non quella delle facili illusioni da cui traggono origine tanti dei mali odierni di Catania. Per difendere con i fatti e non con le parole dettate da Roma la mia città rivendico di avere rinunciato per ben due volte al seggio parlamentare: non mi aspetto, dunque, sostegni da personaggi col cuore e con la testa lontani mille miglia dai problemi delle famiglie catanesi. Abbiano però, almeno il buon gusto di godersi gli agi della carriera romana in maniera rispettosa di chi lavora, anche per loro, dal fronte dei sindaci che, in prima linea, operano per difendere la loro gente e la loro terra dalla cattiva politica, passata e presente”.


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