La rete che incastra l'ex presidente |Lombardo: “D'Aquino inattendibile” - Live Sicilia

La rete che incastra l’ex presidente |Lombardo: “D’Aquino inattendibile”

Prosegue il processo che vede imputati Raffaele Lombardo e il figlio Toti. Dopo l'interrogatorio del poliziotto Agatino Todaro, l'ex presidente della Regione ha rilasciato alcune dichiarazioni spontanee.

voto di scambio
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CATANIA – Posti di lavoro in cambio di voti. Questa, in sostanza, l’ipotesi dell’accusa nei confronti di Raffaele e Toti Lombardo. Il giudice Laura Benanti ha ascoltato in udienza il sovrintendente della Polizia di Stato Agatino Todaro, il quale – interrogato dai pm Rocco Liguori e Lina Trovato – ricostruisce lo svolgimento delle indagini e la rete di contatti tenuta da Ernesto Privitera, ex consigliere municipale dell’Mpa e co-imputato assieme ai due suoi parenti Angelo Marino e Giuseppe Giuffrida.

Raffaele Lombardo e il figlio Toti durante l'udienza

In aula anche papà Raffaele, che a sorpresa alla fine dell’udienza chiede di poter rilasciare dichiarazioni spontane: “ Io e mio figlio non c’entriamo nulla con i contesti descritti, conosco Ernesto Privitera da 45 anni”. Padre e figlio, in concorso tra loro avrebbero promesso assunzioni in imprese catanesi al fine di ottenere voti elettorali in favore di Lombardo junior alle elezioni regionali dell’ottobre 2012. Ernesto Privitera – secondo la descrizione che ne fa il sovrintendente di Polizia – sarebbe stato un “collettore” di voti, da sempre nelle fila lombardiane. I voti che Privitera sarebbe stato in grado di “spostare” – sempre secondo la descrizione che l’ex consigliere fa di se stesso e che emerge dalle intercettazioni raccontate dal poliziotto in aula – sarebbero riconducibili addirittura a intere sezioni elettorali: nella ricostruzione dell’investigatore si fa riferimento proprio a scuole della I municipalità, nello specifico la Cesare Battisti di Via della Concordia.

Ernesto Privitera ha contatti con Salvatore Lombardo, che lui chiama nelle conversazioni “fratello mio” e “Totino”. Gli incontri tra i due sarebbero avvenuti a novembre 2012, in via Pola 39, sede della segreteria politica e a gennaio 2013 in un altra segreteria del movimento politico dell’ex presidente. Solamente a febbraio 2013 riesce a incontrare Raffaele Lombardo, questa volta in via Pacini, a casa sua. Il filo degli eventi raccontato dal sovrintendente, concatenato cronologicamente dagli inquirenti, porta al 13 marzo 2013, quando Raffaele Lombardo inoltrò a Ernesto Privitera un sms ricevuto da un responsabile della IPI Oikos che chiedeva gli estremi della persona da assumere. Si trattava di Giuseppe Giuffrida, assunto il 18 marzo 2013 nella società che dal 2010 gestisce la nettezza urbana nel catanese.

Ernesto Privitera aveva cercato di “sondare” il terreno alla Oikos, cercando di individuare tramite tale Trovato Rosario la catena di contatto per la dirigenza della società di smaltimento: Guarnaccia e Longobardo e alla fine il Presidente Domenico Proto. La difesa ha cercato, in prima istanza, di far emergere l’ambito ristretto delle indagini che sono state condotte dalla polizia. L’investigatore è stato più volte sollecitato, in udienza, a chiarire come mai altri elementi emersi durante le intercettazioni non fossero stati approfonditi, limitando la prosecuzione delle intercettazioni solo al caso in questione. A fine udienza Raffaele Lombardo chiede di rendere dichiarazioni spontanee, e, rivolgendosi al giudice Laura Benanti afferma: “Io e mio figlio siamo estranei a contesti in cui si sono verificate dazioni di denaro, come nel caso del club I Pazzi – aggiunge. Conosco Privitera da 45 anni”. Lombardo conclude ribadendo che tutto parte dalle dichiarazioni di Gaetano D’Aquino “che vengono ritenute inattendibili”.

Argomenti che l’ex presidente della Regione potrà apporfondire il prossimo 9 aprile, giorno fissato per la prossima udienza.


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