La ricetta di Licandro |"Serve intesa con i privati" - Live Sicilia

La ricetta di Licandro |”Serve intesa con i privati”

L'assessore ai Saperi e alla Bellezza condivisa spiega a LivesiciliaCatania le azioni che metterà in campo, insieme alla giunta Bianco, per rilanciare la città a livello culturale. "Partire dalla consapevolezza della nostra storia e cercare le risorse dove ci sono". (Foto di Salvatore Torregrossa)

l'intervista
di
5 min di lettura

CATANIA – Recuperare le radici e fare rete con i privati. Questi due ingredienti fondamentali della ricetta di Orazio Licandro per il rilancio della città in chiave culturale e turistica. L’assessore con delega alla Cultura e ai Saperi e alla Bellezza condivisa, è molto ottimista su quello che la squadra di governo composta dal nuovo primo cittadino potrebbe realizzare per rilanciare Catania. A chi lo accusa di sedere in Giunta con alcuni esponenti del partito autonomista di Raffaele Lombardo, contro cui ha spesso fatto delle vere e proprie battaglie, risponde di aver condiviso un programma preciso e scelto di appoggiare il sindaco Bianco, e vuole concentrarsi sulle numerose deleghe affidategli.

Assessore, per prima cosa, spieghiamo questa delega ai Saperi.

Saperi è indicativo di un modo nuovo di concepire la cultura, non in senso verticale ma orizzontale. Una concezione democratica, così come per la Bellezza condivisa, un patrimonio di tutti che quotidianamente viene umiliato.

A proposito, che situazione ha trovato relativamente alla cultura, intesa come prodotto turistico ma anche pane per la crescita civica della comunità?

Catania non è una città di cultura, come non è una città turistica, pur avendone tutte le potenzialità, le strutture e, soprattutto, un patrimonio inestimabile, storico, architettonico, artistico, archeologico e paesaggistico. Catania, che si può ormai definire città patrimonio Unesco,  dovrebbe essere meta per centinaia di migliaia di turisti ma non lo è.

Cosa pensa di fare per invertire una tendenza?

Serve sicuramente una forte scossa, un segno di discontinuità rispetto a questo ultimo decennio. Occorre produrre un’offerta culturale seria e di qualità e abbandonare la concezione della “sagra” che purtroppo è stata quella degli ultimi tempi. E poi, la valorizzazione di quanto possediamo: il teatro antico, terme, anfiteatro, chiese -molti di questi gioielli sono sconosciuti persino ai catanesi – che non sono sfruttati. Il teatro antico, ad esempio, è di gran lunga più importante di quello di Taormina, dove però si celebrano eventi internazionali che attirano turisti da tutto il mondo. Catania non riesce a sfruttare in pieno i suoi tesori. Stessa cosa per l’anfiteatro, le terme, il secondo impianto monastico benedettino d’Europa, la biblioteca Ursino Recupero, che ha rischiato di chiudere. Già questi potrebbero attirare frotte di turisti, insieme al centro storico, al barocco, alla Catania sotterranea e a quella medievale. L’azione che proveremo a sviluppare, innanzitutto, è quella volta al recupero della consapevolezza della propria storia e della propria tradizione, oltre che del proprio patrimonio, perché se i catanesi non sanno chi sono, difficilmente la comunità potrà progredire. In secondo luogo, ci muoveremo per valorizzare al massimo tutto questo, potenziando e concependo in termini nuovi la fruizione della cultura.

Cosa è mancato fino a oggi?

Si è andati avanti così, affidandosi alla buona volontà di funzionari e dirigenti, ma è mancato completamente l’indirizzo politico, cioè la classe politica che mettesse la Cultura al centro della propria azione. Nel corso dell’ultima amministrazione, l’assessorato al ramo è rimasto vacante a lungo e anche questo è segno di una concezione politica. In questa città bisogna recuperare quello che si definiva lo “spirito borgese”, che vedeva tra gli strumenti che davano dignità proprio la cultura. Purtroppo abbiamo avuto una borghesia amica del cemento e nemica della cultura.

Come pensa di agire per cambiare questo stato delle cose?

Il sindaco lo ha detto tante volte: facendo sistema con l’Università, con il Cnr e gli altri enti di ricerca, con tutte le istituzioni culturali presenti nel territorio e una grande alleanza con il privato. Se vogliamo accedere alle risorse, dobbiamo andare a cercarle là dove ci sono, quindi in Europa, presentando un modello di partnerariato che vede pubblico e privato insieme e che presenta alti livelli di qualità. La grande sfida è questa. Se riuscissimo ad avviare questo circuito virtuoso, si creerebbe anche un grande indotto in termini economici.

Cosa farà per rilanciare il Parco archeologico? Avete in mente, insieme agli assessori D’Agata e Consoli, di chiuderlo al traffico?

Un altro punto di sfida di questa amministrazione è quella di fare squadra tra gli assessori. E’ ovvio che per costituire l’isola pedonale bisogna farlo senza creare disagi ai cittadini e ai residenti, e agli operatori commerciali. Bisogna quindi prevedere un piano di mobilità prima. Per quanto riguarda la valorizzazione del Parco archeologico, bisogna razionalizzare le poche risorse che ci sono. Su questo fronte, penso di essere cautamente ottimista: ho incontrato la direttrice, Maria Grazia Branciforti, e ci siamo ritrovati nell’analisi e nelle valutazioni della situazione, e vogliamo avviare una fase nuova nei rapporti tra Sovrintendenza e Governo della città. Il teatro antico è aperto ma non valorizzato, senza un’offerta di qualità. Occorre una politica sinergica che punti non a fare di Catania subito una città turistica, ma quanto meno accogliente, prevedendo ad esempio percorsi e itinerari in cui ogni bene sia illustrato e promosso. Insieme alla città antica, greca e calcidese, in una visione strategica.

L’assessore alla Cultura deve occuparsi anche dell’offerta dei locali notturni della cosidddetta Movida. Come pensa di rilanciare una caratteristica della città che oggi sembra creare più problemi che opportunità?

Serve un’amministrazione che faccia una proposta e che su questa chieda un patto sociale agli esercenti, che devono collaborare per rendere attraente l’offerta culturale e non rappresentare una interminabile fila di tavolini di plastica, che non danno l’idea di una città dell’Unesco. Martedì vedrò di essere presente all’incontro tra gli operatori e gli assessori al Commercio e alla Polizia municipale perchè la valorizzazione della movida passa soprattutto dall’offerta culturale.

Quali progetti o percorsi ha per portare fuori dal centro storico, nelle periferie, la Cultura? Qualche progetto per Librino, di cui il suo collega D’Agata ha la delega?

A Librino c’è già in nuce il Museo. Devo incontrare Antonio Presti e vedremo come fare. Noi lavoriamo per questo, ma ripeto, la cultura non deve essere più concepita in modo aristocratico, ma orizzontale e democratica.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 


Partecipa al dibattito: commenta questo articolo

Segui LiveSicilia sui social


Ricevi le nostre ultime notizie da Google News: clicca su SEGUICI, poi nella nuova schermata clicca sul pulsante con la stella!
SEGUICI