La Meucci sede giudiziaria |Di Marco: "Fruibile nel 2014" - Live Sicilia

La Meucci sede giudiziaria |Di Marco: “Fruibile nel 2014”

Intervista al presidente del Tribunale di Catania per illustrare effetti e problemi generati dalla chiusura delle sette sezioni distaccate. Garantita la continuità dei processi da una parte, il Comune, di concerto con la Presidenza del Tribunale, ha dovuto affrontare il problema degli spazi. L'amministrazione ha messo a disposizione la Scuola Meucci, ma il progetto è stato bocciato dall'Ordine degli Avvocati.

GEOGRAFIA UFFICI GIUDIZIARI
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CATANIA – Ventimila fascicoli. E’ questo il patrimonio che il Tribunale di Catania ha ereditato con la soppressione delle sette sedi distaccate prevista dal decreto che ha modificato la geografica degli uffici giudiziari italiani. I disagi erano prevedibili e fisiologici, ma la situazione, a sentire il presidente del Tribunale Bruno Di Marco, è sotto controllo. Il problema maggiore è costituito dalla logistica. Servono spazi per depositare materialmente file e file di faldoni, ma anche per ospitare le numerose udienze e cause pendenti che si svolgevano nelle sette sezioni ormai chiuse. L’unico percorso fattibile era trovare nuovi locali che per legge devono essere garantiti dal Comune anche a livello finanziario. La soluzione è stata trovata e si chiama Scuola Meucci. L’avvocatura però storce il muso. Reazione quella dell’Ordine forense a cui il Presidente risponde: “Io rispetto gli orientamenti di ciascuno anche se non li condivido ma devo dire con molta franchezza  che all’orizzonte e nell’immediato non vedo altre soluzioni possibili”. Di Marco, poi, evidenzia un effetto “favorevole per la collettività” in quanto “il Comune – spiega a LiveSiciliaCatania – ha trovato un edificio di sua proprietà ed è verosimile, ma questo lo deciderà la Commissione alle Manutenzioni il prossimo 12 novembre, che l’attuale sede della sezione Lavoro di Via Guardia della Carvana per la quale l’amministrazione paga un affitto molto esoso (oltre 600 mila euro n.d.r.), possa essere proprio uno degli uffici che si insedieranno alla Scuola Meucci. E questo produrrebbe – evidenzia Di Marco –un notevolissimo risparmio di risorse pubbliche”. Sulla piena funzionalità dell’operazione il Presidente del Tribunale prevede che la fruizione della sede possa verificarsi “il prossimo autunno” visto che “entro l’estate del 2014 – afferma – i lavori di adeguamento dovrebbero essere completati”.

La Scuola Meucci

“Una soluzione temporanea” precisa Di Marco. A Catania, infatti, serve un progetto definitivo di edilizia giudiziaria, in grado di rispondere adeguatamente alle esigenze e al carico di lavoro della magistratura etnea. Il Presidente del Tribunale non si lascia scappare alcun commento in merito alla realizzazione della Cittadella della Giustizia pensata all’Ascoli Tomaselli. “Su questo non posso rispondere, dico , però, con grande dolore, che è stata sprecata una grande occasione che era quella rappresentata dall’ex Palazzo delle Poste, un immobile – dichiara – acquistato dal ministero per 57 miliardi di lire e consegnato al Comune con il vincolo di destinarlo a sede di uffici giudiziari. Oggi quell’edificio di Viale Africa, saccheggiato e depredato, sembra rappresentare una spesa della collettività vanificata e distrutta”. Affinché questo cambi per Di Marco bisogna “impegnarci tutti affinché diventi invece uno strumento per risolvere il problema dell’edilizia giudiziaria, anche se – ammette – è recuperabile solo attraverso un intervento di tipo finanziario notevolissimo”.

E nel quadro dell’inadeguatezza dell’edilizia giudiziaria si inserisce il caso sollevato sul rinvio delle udienze nella sede di Via Crispi proprio per un problema “ambientale”. Di Marco ridimensiona quando accaduto: “Si tratta di un’opera del 1980, le carenze strutturali di Via Crispi, quindi, non si scoprono nel 2013. Certamente è una sede, come peraltro lo è Piazza Verga, assolutamente insufficiente a garantire le esigenze di servizio del sistema giustizia catanese. Quello che abbiamo dovuto affrontare è stato l’effetto di un caldo anomalo per il mese di ottobre. Purtroppo l’impianto di refrigerazione per legge deve essere spento dal primo ottobre e, viste le dimensioni ridotte delle aule, l’afflusso di pubblico ha creato una situazione ambientale sofferta e critica per l’esercizio del servizio giurisdizionale”. Per sopperire a questo è stato ordinato al servizio manutenzioni del Comune (ordine partito personalmente dal Presidente) di aprire gli oblò manualmente laddove il sistema elettrico era andato in disuso, ma “per diversi motivi – racconta Di Marco – nell’aula terza non si è provveduto”. Questo secondo il Presidente del Tribunale rappresenta solo la punta dell’iceberg “di uno scenario generale di edilizia giudiziaria assolutamente inadeguato”. Problema che Di Marco denuncia già da anni.

Tribunale di Catania

E se il problema logistico è quello che ha causato maggiori disagi alla macchina amministrativa del Tribunale, anche se Di Marco tiene a precisare “nessun fascicolo è andato smarrito o perso”, dal profilo procedurale delle udienze sia per le cause penali e civili l’ufficio ha lavorato d’anticipo. “Siamo riusciti – illustra il Presidente – , e siamo uno dei pochi tribunali in Italia, ad aver garantito la continuità dei processi. Per i procedimenti penali siamo stati in grado di fare in modo che i procedimenti fossero seguiti nella sede centrale dallo stesso giudice della sede distaccata”. Tutto è stato realizzato attraverso dei provvedimenti di natura tecnico organizzativa, approvati dal Consiglio Superiore, già messi in campo a partire dal 2012, in modo da arrivare alla data del 2013 preparati. I provvedimenti erano stati impugnati da alcune associazioni forensi davanti al Tar ma sono stati rigettati. “Tenga conto che tutto questo è stato affrontato dal Tribunale in una grave condizione di emorragia di risorse umane nel settore amministrativo”. Di Marco parla con i numeri per far capire la situazione. A un dato ufficiale di 335 persone in pianta organica sono presenti, nella realtà dei fatti, soltanto 248 unità di personale amministrativo. Il Presidente, dunque, è consapevole delle difficoltà ma per lui la riforma della geografia giudiziaria era “necessaria e indispensabile, anzi – dichiara – si è perso mezzo secolo prima di realizzarla”. Ora è il momento per Di Marco di affrontare le criticità che “nell’immediato scaturiscono da una riforma del genere e bisogna evitare che questi disagi diventino permanenti”.

 


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