La Sicilia e il federalismo fiscale | Ardizzone: "Non siamo spreconi" - Live Sicilia

La Sicilia e il federalismo fiscale | Ardizzone: “Non siamo spreconi”

Il presidente del Parlamento regionale, Giovanni Ardizzone: "Ci sono stati sprechi, ma ora la situazione è cambiata". Al centro del convegno la ridefinizione dei rapporti finanziari tra Stato e Regione. IL VIDEO

PALERMO – Le tasse pagate da chi produce in Sicilia devono essere versate alla Sicilia e restare in Sicilia, sia che si tratti di alberghi sia di trivelle. Per ridefinire i rapporti finanziari tra Stato e Regione è necessario modificare l’articolo 36 dello Statuto speciale, attraverso l’approvazione di una legge costituzionale da parte del Parlamento di Roma. Una vicenda lunga tanti anni quanti sono quelli in cui è stato in vigore lo Statuto speciale della Sicilia. Da sempre appannaggio degli Autonomisti, cavallo di battaglia del Movimento dei Forconi, per la prima volta il tema della suddivisione delle imposte tra Stato e Regione viene affrontato in maniera così decisa dall’Assemblea regionale siciliana. Il presidente Giovanni Ardizzone, infatti, dopo l’approvazione da parte di Sala d’Ercole della legge voto firmata dal deputato regionale Michele Cimino, ha convocato a Palazzo dei Normanni tutti i deputati e i senatori siciliani per chiedere loro di impegnarsi, a prescindere dalla propria appartenenza politica, affinché la Sicilia ottenga finalmente questo risultato.

“Siamo sbeffeggiati in tutta Italia – ha detto Ardizzone, in apertura dell’incontro in Sala Rossa – dicono che siamo degli spreconi. Sprechi ce ne sono stati, abbiamo il dovere di ammetterlo, ma ormai la situazione è cambiata. In Sicilia non rimangono le imposte di produzione ma nemmeno i fondi dell’imposta di consumo per eccellenza, ovvero l’Iva. Dobbiamo cambiare questa situazione, bisogna ripartire. Da parte mia, io sono completamente favorevole al pieno federalismo fiscale. Alla Sicilia toccherebbero oltre 8 miliardi di euro di accise”.
Il presidente dell’Ars ha spiegato ai parlamentari intervenuti di aver già parlato con il presidente del Senato, Pietro Grasso, e con il presidente della Commissione Affari Costituzionali di Palazzo Madama, Anna Finocchiaro, entrambi siciliani, chiedendo loro di incardinare il disegno di legge il prima possibile in Aula. Presenti in Sala Rossa anche il presidente della Regione, Rosario Crocetta (che è andato via quasi subito, però) e un gruppo di deputati di Sala d’Ercole. L’articolo 36 dello Statuto dopo aver stabilito che “al fabbisogno della Regione si provvede con tributi deliberati dalla medesima”, dice, al comma 2, che “sono però riservate allo Stato le imposte di produzione e le entrate dei monopoli, dei tabacchi e del lotto”. La legge voto approvata dall’Ars, costituita da un solo articolo, chiede che il secondo comma dell’articolo 36 venga sostituito, cancellando la parte sui monopoli e sulle imposte di produzione. Ecco quindi come dovrebbe essere, dopo il via libera di Montecitorio e Palazzo Madama: “Sono però riservate allo Stato le entrate dei tabacchi e del lotto”.
La lunga storia del contenzioso tra Stato e Regione sulle imposte siciliane, tra interventi parlamentari e sentenze della Corte Costituzionale in merito agli artt. 36-37-38 dello Statuto speciale, è stata illustrata dall’ex vicesegretario generale dell’Ars, Salvatore Di Gregorio. “Com’è possibile – ha esordito – che la Sicilia debba essere privata del tutto di uno dei gettiti fiscali più cospicui che ci sono in Italia?”.
Al tavolo ha partecipato anche Salvatore Sammartino, docente ordinario all’Università di Palermo ed ex componente della Commissione paritetica. Il suo intervento ha affrontato la questione dell’Iva, il cui gettito, commisurato alla quota di consumi delle famiglie siciliane, è pari a quasi 5 miliardi di euro. “Noi siciliani non incassiamo nemmeno queste imposte sul consumo”, ha spiegato.
Il presidente dell’Ars ha poi dato il via al dibattito politico, chiedendo a tutti i rappresentanti dei gruppi parlamentari di farsi promotori della calendarizzazione della legge nell’Aula del Senato, così come suggerito ad Ardizzone dal presidente della Commissione Affari Costituzionali Anna Finocchiaro. Il primo a prendere la parola è stato Vincenzo Gibiino, senatore di Forza Italia e coordinatore del partito di Silvio Berlusconi in Sicilia, che ha sottolineato come “la situazione sia tragica per molte regioni, e non soltanto per la Sicilia. È necessario dunque fare squadra”. Anche i senatori dell’Udc, Gianpiero D’Alia, e del Pd, Angelo Capodicasa, hanno parlato della necessità di rivedere la distinzione tra regioni a statuto ordinario e regioni a statuto speciale. Il presidente della Commissione Ambiente di Palazzo Madama, Giuseppe Francesco Marinello, del Nuovo Centrodestra, ha aggiunto: “Le Isole hanno esigenze speciali e lo Stato deve rispondere con prerogative speciali”.
Un tema, quello del mantenimento dei tributi legati a produzioni che avvengono in un determinato territorio, che si connette alla cronaca di questi giorni e alle polemiche legate alle autorizzazioni alle trivellazioni petrolifere nel mare di Sicilia. Argomento al quale ha fatto riferimento anche Ardizzone, nel suo intervento introduttivo: “Non entro nel merito della polemica ‘trivelle si, trivelle no’, dico però che ci sono territori siciliani che dagli anni ’50 sono stati destinati a progetti di raffinazione. Il fatto che le risorse che derivano da questi impianti vadano allo Stato, fa pensare che alla Sicilia oltre al danno resta anche la beffa”. Anche D’Alia si è riallacciato al tema delle trivellazioni nel Canale di Sicilia, sostenendo il progetto perché “servirebbe alla Sicilia per abbassare i costi della fornitura dell’energia elettrica, essendo la rete di distribuzione sull’Isola troppo carente”. Il senatore Antonio D’Alì (Ncd) ha proposto sul tema delle trivellazioni l’apertura di una discussione più ampia.
Azzurra Cancelleri, deputato del Movimento 5 Stelle, ha chiesto una maggiore “sinergia tra i parlamentari regionali e quelli nazionali per non vanificare il lavoro dell’Ars”, mentre l’altra pentastellata Claudia Mannino ha lanciato una proposta sicuramente fuori dai canoni: “Una volta ottenuta la calendarizzazione della legge, i componenti dell’Ufficio di presidenza di una delle due Camere si facciano sostituire per una volta da colleghi tutti provenienti dalla Sicilia”.
Le conclusioni dell’incontro, dopo l’invito del presidente Ardizzone a rivedersi, magari a Roma alla Camera o al Senato, sono state affidate al primo firmatario della legge voto approvata dall’Ars e al centro del dibattito sull’articolo 36 dello Statuto speciale: “Io mi chiedo – ha detto Michele Cimino (Gs) – come mai Sicilia e Sardegna hanno entrambe uno Statuto speciale ma la Sardegna è riuscita ad avere accordata la territorialità delle imposte grazie a un accordo tra l’allora presidente del Consiglio Romano Prodi e l’allora presidente della Regione Renato Soru, mentre la Sicilia deve ancora aspettare per ottenere quanto le spetta?”.

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