La società fantasma | che cerca nuovi dipendenti - Live Sicilia

La società fantasma | che cerca nuovi dipendenti

Lo strano caso della Sicilia patrimonio immobiliare. Dovrebbe occuparsi della gestione degli immobili della Regione, ma da tre mesi non ha più nessun lavoratore in organico. Per questo, la Spi ha incaricato un'azienda di Treviso di trovare i nuovi impiegati. La selezione si è conclusa (e qualcuno dovrà pagare la società trevigiana), ma il governo ha fermato tutto.

PALERMO – Si dovrebbe occupare della gestione del patrimonio immobiliare della Regione. Ma il suo palazzo, nel frattempo, è vuoto. Completamente vuoto. La Società patrimonio immobiliare, le cui quote spettano per tre quarti alla Regione siciliana e per un quarto al socio privato (la società gestita dall’immobiliarista Ezio bigotti), da fine luglio va avanti… senza personale.

“Non c’è più nessuno – racconta infatti il presidente della società, Salvatore Giglione – da quando sono scaduti i 23 contratti a progetto che riguardavano i lavoratori della società. Sono passati ormai tre mesi, e la società non può portare avanti quanto previsto dal contratto con la Regione”. Un contratto che costa circa due milioni di euro l’anno, per la gestione e la valorizzazione del patrimonio immobiliare dell’amministrazione regionale. Una storia che affonda le sue radici nel 2006. Già, storia vecchia e nuova, quella della Sicilia patrimonio immobiliare. Società mista, nelle mani della Regione al 75%, e di un socio privato al 25%. Il socio privato è rappresentato dalla Psp scarl, guidata da Ezio Bigotti. Una società, la Spi, come detto, nata nel 2006, negli anni furenti del governo Cuffaro, con lo scopo di inventariare e valorizzare il patrimonio immobiliare regionale. Un ruolo detenuto fino a quando la Regione ha deciso di estrometterla dalla gestione degli edifici di sua proprietà. L’ha fatto dopo aver sborsato 80 milioni per un mega-censimento di cui si è interessata anche la procura della Corte dei conti. E per il quale sono stati messi in mora, oltre all’ex governatore di Raffadali, anche una sfilza di assessori e deputati.

Oggi, la triste parabola della Spi assume i contorni chiari del paradosso. Non c’è un solo dipendente nella sede di Thaon de Ravel. A fronte di un Consiglio di gestione rappresentanto dal presidente Giglione, e dai consiglieri Ezio Bigotti, Simona Castellucci, Ignazio Basile e Cesare Pisello. Un consiglio di cinque persone per gestire nessun dipendente.

Per questo motivo, la Spi aveva pensato a una soluzione-tampone. Che immediatamente si è arenata contro le norme regionali. La “soluzione” individuata da Spi fa ancora bella mostra di sé nella sezione “Bandi e avvisi” del sito ufficiale. Data: 6 settembre scorso. “In data 02/09/2013, con prot. n° PAU13-224, la Sicilia Patrimonio Immobiliare S.p.A. – si legge – ha dato incarico Gajo & Associati S.r.l. per la selezione delle risorse necessarie per la società”. Un bando, a dire il vero, molto sibillino. Visto che non si fa riferimento alle caratteristiche cercate dalla società, né tantomeno al numero di dipendenti da chiamare in servizio.

La Gajo & associati è una società di Treviso, che si occupa di consulenza aziendale, ricerca e selezione del personale “fin dal 1980”, precisa con orgoglio il presidente Paolo Ruggieri. “Dalla Spi ci è giunta la richiesta di fare una soluzione su dei profili indicati dalla società stessa. Abbiamo pubblicato degli annunci sui giornali (Il messaggero e il Quotidiano di Sicilia). E sulla base di questi annunci, sono giunti alcuni curricula”. Insomma, la selezioni non solo parte, ma procede: “Abbiamo compiuto – aggiunge Ruggieri – una prima selezione ‘sulla carta’, sulla base delle caratteristiche che ci sembravano più idonee al profilo richiesto. Quindi, abbiamo fisato dei colloqui a Palermo con queste persone. Il risultato del colloquio è una lista di nomi, non una graduatoria perché la nostra è stata una valutazione di tipo ‘qualititativo’, che abbiamo trasmesso alla società”. Tra i “selezionati”, una ventina in tutto, spiega il presidente della Gajo, “il 90% erano siciliani”. Insomma, la società termina il proprio lavoro. Lavoro inutile, pare. Ma comunque dispendioso, visto che la società dovrà comunque ripagare il lavoro della Gajo (i costi dell’operazione al momento sono ignoti) e visto che quel bando, oggi, appare essere un binario morto. “Il costo per la selezione? Non me ne sono occupato io”, precisa il presidente Giglione. Se ne sarebbe occupato l’amministratore delegato. Che poi è anche il titolare dell’azienda privata socia della Regione, l’immobiliarista Bigotti, che Live Sicilia ha tentato di contattare invano.

“Assunzioni? Non se ne parla nemmeno”, puntualizza però l’assessore all’Economia Luca Bianchi. Mentre il presidente Giglione precisa: “Nessuna assunzione. Stavamo cercando – spiega – del personale al quale somministrare dei contratti a progetto. Ma la Regione ci ha chiesto di fermarci per verificare, prima di ogni decisione, quale sia il futuro previsto per Spi”.

Un futuro, in effetti, sul quale si staglia un enorme punto interrogativo. Fin dal suo insediamento, infatti, il presidente della Regione Rosario Crocetta ha lanciato la propria crociata contro le società partecipate “mangiasoldi”. Annunciandone la chiusura della stragrande maggioranza. Liquidandone, in realtà, qualcuna. Ma dimenticando proprio Società patrimonio immobiliare. Che da luglio non ha un dipendente. Proprio i giorni nei quali il governo decideva – su due piedi – di avviare l’iter per la liquidazione di Sicilia e-Servizi e designando anche un commissario “celebre” come Antonio Ingroia, per mettere fine alla “manciugghia”.

La Spi, invece, è ancora lì. Da tre mesi la Regione contnua a pagare affitti e costi di gestione di una società che – di fatto – non fa nulla. “Già nei prossimi giorni – precisa però Luca Bianchi – è prevista una riunione per approfondire la storia di Spi. Dobbiamo comprendere davvero quale possa essere il futuro della società. E per farlo dovremo controllare bene il contratto di servizio con la Regione, per comprendere, di fronte alle possibili decisioni del governo, quali possano essere le penali a carico dell’amministrazione. La nostra idea – aggiunge Bianchi – è quella di spostare molte competenze al demanio, attraverso una convenzione. Con un enorme risparmio in termini di costo”.

Anche perché di contenziosi che riguardano il rapporto tra Spi e Regione, in piedi ce n’è già più di uno. La scelta, ad esempio, del governo Lombardo di tagliare fuori, di fatto, la società dalla vendita del patrimonio immobiliare, attraverso una norma contenuta in Finanziaria voluta dalle’ex assessore Gaetano Armao, ha “costretto” la Psp di Bigotti a presentare un ricorso al Tar, esattamente un anno fa. Nel ricorso, la Psp parla di “danno grave e irreparabile che deriverebbe dalla perdurante efficacia degli atti impugnati, non soltanto a carico della ricorrente, ma anche, e soprattutto, dell’interesse pubblico”. Gli atti impugnati, per intenderci, sono tre avvisi, pubblicati dalla Regione tra il 18 settembre e il 16 ottobre: si tratta di due “Manifestazioni di interesse per l’acquisto di immobili” e una “Manifestazione d’interesse per l’acquisto della cosiddetta ‘ex colonia Carini’”. Ricorsi finora sempre respinti dal Tar.

Insomma, il governo Lombardo ha deciso di vendere alcuni immobili, cercando “direttamente” gli acquirenti. Tagliando fuori, insomma, la Spi. E con la Spi, la Psp di Bigotti. Ma non solo. A finire nel ciclone delle polemiche, è stato il “mega-censimento” degli immobili della Regione. Un’operazione che inizialmente doveva costare 13 milioni. Un prezzo “lievitato” fino a 80 milioni di euro. E per il quale la Procura dei Conti ha disposto la messa in mora di ex amministratori, eseguita dall’ex assessore all’Economia Gaetano Armao, ipotizzando un “presunto danno erariale derivante dalla previsione e dall’avallo di compensi, in favore del socio privato (RTf con capogruppo STI s.p.a. poi confluita in PSP SCARL), quale corrispellivo per le attività di stima degli immobili regionali e per consulenze, in contrasto con iprincipi di economicità e buon senso gestionale”. Al punto, come detto, da mettere in mora l’allora Regioniere generale Enzo Emanuele, l’ex governatore Cuffaro e 18 ex assessori, per una somma, da corrispondere “in solido” di oltre 91 milioni di euro. Ma quella società, come detto, è ancora in piedi. In questo caso non si parla di liquidazione. Anche se oggi, la Spi, è una scatola vuota. Senza attività né dipendenti. Anzi, un palazzo vuoto. Un nuovo monumento all’enorme paradosso chiamato Sicilia.


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