La solitudine di Nelli |e la resa della "politica" - Live Sicilia

La solitudine di Nelli |e la resa della “politica”

La drammatica seduta della commissione Lavoro offre l'immagine di una classe politica debole e travolta dalla burocrazia. E a difendere l'assessore-studentessa ormai resta solo Crocetta

PALERMO – La voce quasi rotta dal pianto di Nelli Scilabra è una delle immagini più forti della drammatica seduta della commissione Lavoro che ha visto volare in diretta streaming gli stracci di una Regione nel caos. Al durissimo e senza precedenti atto d’accusa della dirigente generale Annarosa Corsello, che ha letto un lungo e dettagliato discorso a propria difesa, è seguito l’intervento a braccio dell’assessore, intervento apparso più incerto e claudicante, segnato anche da momenti di comprensibile ed evidente nervosismo.

Una scena che nella sua drammaticità rappresenta plasticamente il processo di detronizzazione della politica da parte della burocrazia che si è perfezionato negli ultimi anni in Sicilia. Perché a prescindere dal merito della vicenda il copione della seduta di oggi in Sala rossa ha offerto l’immagine di una politica (e intendiamo col termine indicare il sistema, non la sua singola esponente) disarmata e debolissima, che si presenta a un appuntamento cruciale senza nemmeno l’ausilio di un documento scritto, senza l’appiglio di appunti dettagliati e puntuali predisposti dal proprio staff e finisce travolta dalla pila di carte sciorinate da una superburocrate a cui forse si sarebbe potuto sollevare qualche obiezione. A partire magari dal quesito: perché firmare tutti quei provvedimenti se non li si condivideva? Osservazione che a dire il vero Nelli Scilabra ha buttato lì, ma che si è persa in un discorso confuso dal quale emergevano nitidamente tutto lo stress e la frustrazione della studentessa-assessora lanciata allo sbaraglio in un gioco più grande di lei.

“Quello che è successo oggi è chiaro: la politica non c’è più, ‘viva la burocrazia’ verso la fine della Sicilia”, commentava oggi con tweet provocatorio il vicepresidente nazionale di Confindustria Ivan Lo Bello, che aggiungeva: “Troppi si sono dimenticati delle vergogne della formazione professionale e delle responsabilità non emerse”. Vero anche questo, ma l’aggrapparsi ai tanti guasti del passato, come ha fatto in tempo reale Rosario Crocetta che ritirato fuori storie di escort mentre la sua Nelli finiva al tappeto a Palazzo dei Normanni, non basta a cancellare l’enorme pasticcio del click day e l’immagine di totale incapacità di questa politica a governare il Palazzo, a partire dalla sua burocrazia. Che negli ultimi anni, è vero, ha visto accrescere il suo potere in modo abnorme, in un processo inversamente proporzionale all’indebolimento della politica. Ma se la burocrazia ha preso il largo questo si deve proprio alla debolezza e l’approssimazione dei politici, in particolare a seguito del grande bluff dei governi “tecnici”, che nella realtà non sono “tecnici” ma semplicemente affidati, con rare eccezioni, a terze e quarte file della politica.

In questo contesto la sofferenza dell’assessora Scilabra è apparsa profonda. In commissione oggi nessuno dalla maggioranza – eccetto la deputata Luisa Lantieri – l’ha difesa. Anzi. Le critiche sono piovute copiose e in eguale misura da maggioranza (con qualche passaggio di spietato dileggio come quello dell’onorevole Panepinto che ha evocato le fantomatiche e misteriose ‘forze del male’ che si frappongono tra governo e rivoluzione) e opposizione. Quella stessa opposizione di centrodestra – e questo brucia tanto alla giovane Nelli – che ha nel curriculum anche il sostegno a quei governi regionali regnanti i quali la formazione professionale si è ingrassata fino a raggiungere le odierne dimensioni di elefantiaca inutilità. “Nessuno oggi dice che la situazione attuale della formazione è stata ereditata”, si sfogava coi suoi interlocutori in questi giorni la Scilabra, investita da un ciclone improvvidamente gestito. E nel quale ormai solo Rosario Crocetta sembra rimasto a difenderla. Quanto ancora potrà resistere quest’ultimo baluardo, alla luce della mozione di censura annunciata dalle opposizioni e alla palese insofferenza degli alleati, questo è tutto da capire.

 


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