Sono ancora i fratelli Graviano, capimafia dell’ala stragista di Cosa nostra, a comandare nel quartiere palermitano di Brancaccio. Filippo e Giuseppe, boss detenuti da anni, reggono le redini del mandamento con l’aiuto della sorella Nunzia tornata, dopo una condanna per mafia, a gestire gli affari della famiglia. Nunzia (nella foto) – a suo carico anche le accuse del pentito Fabio Tranchina – è stata arrestata dagli agenti dello Sco della Squadra mobile di Palermo coordinati dal procuratore aggiunto Ignazio de Francisci e dai pm Francesca Mazzocco e Caterina Malagoli.
Secondo gli investigatori i soldi delle estorsioni finivano nelle sue tasche. L’indagine che ha portato a 16 arresti è una delle tre operazioni contro le cosche messe a segno a Palermo, oggi – in tutto sono finiti in cella 36 presunti mafiosi – ed è l’epilogo di accertamenti investigativi sviluppati con intercettazioni e pedinamenti. L’operazione, a cui hanno contribuito diversi pentiti, ha anche individuato i fiancheggiatori dei boss e gli esattori del pizzo. Dall’inchiesta è emersa una fitta rete di relazioni tra i vertici della cosca, alcuni in contatto con i capi della ‘Ndrangheta, e quelli di altre famiglie mafiose della citta’: diversi i summit organizzati per risolvere i contrasti tra le cosche ascoltati in diretta dagli investigatori grazie alle intercettazioni. L’indagine ha messo in luce momenti di grave frizione tra le diverse anime di Cosa nostra ancora prive di una figura carismatica di riferimento dopo le catture dei padrini latitanti: più volte, nel corso dell’inchiesta, gli inquirenti hanno temuto per un ritorno in armi dei clan.
Punto di riferimento di una delle più potenti famiglie mafiose siciliane, curatrice degli affari dei fratelli Giuseppe e Filippo in carcere all’ergastolo, Nunzia Graviano, 43 anni, “a picciridda” delle cosche, aveva già scontato 4 anni e 4 mesi di carcere per associazione mafiosa. Il collaboratore di giustizia Fabio Tranchina dice: “Nunzia mi disse ‘da questo momento in poi ci sono io a valere nella nostra zona, ti raccomando questo discorso tienilo chiuso’, e mi fece un segno con le mani come di tenermi chiuso”. Nunzia Graviano gestisce il bar Diapason, in via Tripolitania, a Roma, ma la va a visitare Giuseppe Arduino, fattorino di hotel ma anche boss delle estorsioni e della droga che parte da Palermo arriva a Roma e sta con lei solo 18 minuti (come sottolineano gli investigatori negli atti dell’inchiesta): il tempo necessario per omaggiarla e consegnarle alcuni pacchi e la busta con 10 mila euro ottenuti dalla gestione degli affari criminali, per poi fare rientro nel capoluogo siciliano.
Questo viaggio di un mafioso da Palermo a Roma come un portapacchi qualsiasi dimostra il potere in atto dei Graviano e di Nunzia che gestisce gli affari di famiglia anche perché l’altro fratello, Benedetto, è sorvegliato speciale. Dice Tranchina per sottolineare la potenza economica dei boss: “I Graviano percepiscono 66 mila euro al mese solo da affitti”. E l’ombra degli stragisti di Brancaccio si intravede anche negli affari che ruotano attorno al Forum, centro commerciale di Palermo. Secondo gli investigatori a gestire il servizio di pulizie sarebbe un’impresa “della quale Cesare Lupo e Filippo Marcello Tutino (uomini dei Graviano) dispongono ampiamente.