La truffa delle rivendite auto: | dopo il pagamento resti a piedi - Live Sicilia

La truffa delle rivendite auto: | dopo il pagamento resti a piedi

In città si diffonde il fenomeno di presunte truffe da parte di rivenditori d'auto e moto. Numerose le segnalazioni alle associazioni di difesa dei consumatori: l'acquirente lascia un anticipo e paga tramite una finanziaria, ma il mezzo non arriva. Perché? Il venditore non l'ha mai ordinato. Indagini sono in corso per verificare le segnalazioni.

IL FENOMENO
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La truffa viaggia su due o quattro ruote a Palermo. Se l’acquisto di una moto o di un’auto non va a buon fine, infatti, la probabilità di essere vittima di un raggiro creato ad hoc diventa sempre più elevata. E’ un fenomeno in escalation quello che riguarda l’acquisto di un mezzo tramite alcune attività di rivendita del capoluogo siciliano alle quali l’acquirente anticipa una determinata somma di denaro in contanti che puntualmente sparisce nel nulla. O meglio, finisce nelle tasche del titolare della concessionaria: nel frattempo, del motorino e della macchina ordinata, nemmeno l’ombra. Ma quelli intascati, spesso e volentieri, non sono soltanto i soldi dell’anticipo, ma anche quelli erogati dalla finanziaria a cui il cliente si affida per il pagamento di quanto acquistato: la procedura va a buon fine, il prestito viene concesso e la somma va a finire dritta dritta all’esercente che, intanto, potrebbe non avere nemmeno effettuato l’ordine del mezzo alla casa madre. E’ quanto accertato dalle associazioni di difesa del consumatore, che negli ultimi mesi hanno ricevuto numerose segnalazioni da parte di chi è rimasto vittima del raggiro.

“Si tratta di alcuni acquirenti che, una volta ordinata una moto o un’auto hanno atteso per mesi che il mezzo arrivasse, ma inutilmente”, spiega Luigi Ciotta, presidente regionale Adoc. “Uno di loro – precisa – ha lasciato un acconto in contanti pari al cinquanta per cento del costo di una Fiat Panda, ovvero quattromila e cinquecento euro e il resto, pagando il resto tramite una finanziaria. La macchina non è mai arrivata entro i novanta giorni previsti e nonostante i sospetti, aveva deciso di attendere. Il concessionario – aggiunge Ciotta – aveva sempre una scusa pronta per giustificare il ritardo, che in realtà era un tentativo di truffa bello e buono. La vittima si è così rivolta a noi e abbiamo accertato il raggiro. Adesso il cliente dovrà denunciare tutto alle forze dell’ordine, in modo tale che possa esercitare il diritto di sospensione delle rate della finanziaria, che nel frattempo aveva iniziato a pagare”.

Insomma, oltre al danno, la beffa. L’acquirente si ritrova infatti ad avere sborsato denaro in contanti, a dovere estinguere un debito di minimo dodici rate e, allo stesso tempo, di non potere godere del bene acquistato. “La stessa cosa – aggiunge Ciotta – è successa ad una ragazza che ha ordinato, tramite un’altra rivendita palermitana, uno scooter 125 che costava più di duemila euro: ha anticipato duecento euro e poi cominciato a pagare le diciotto rate da centoventi al mese. Nel frattempo, del motorino non ha più avuto notizie. In realtà – precisa – noi dell’Adoc abbiamo accertato che non era avvenuto alcun ordine alla casa madre e, che la stessa, risulta creditrice del titolare della concessionaria da almeno un anno”.

Ma la truffa non conosce confini e “la tecnica utilizzata da alcuni esercenti – spiega Benedetto Romano, presidente Adiconsum Sicilia – coincide con quella che prevede il ritiro del certificato di garanzia dell’auto prima della consegna al cliente. In pratica – spiega – senza questo documento, la macchina, anche se arrivata, non può essere consegnata all’acquirente. La banca che concede i prestiti al concessionario, infatti, spesso trattiene il documento a garanzia e lo consegna man mano che il debito viene estinto. Ma il meccanismo somiglia ad un cane che si morde la coda – aggiunge Romano – perché i pagamenti degli acquirenti vengono spesso utilizzati per altri scopi e, di conseguenza, ci si ritrova ad aspettare la consegna della propria auto molto più a lungo rispetto alle previsioni. Il potenziale truffatore – sottolinea – utilizza i soldi dell’anticipo per altro e non va quindi a ritirare il certificato. In questi casi – conclude – consigliamo di chiedere al titolare dell’attività in cui si acquista, di essere presenti in banca”.


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