CATANIA – La seconda giornata cittadina della memoria e dell’impegno in ricordo delle vittime innocenti delle mafie. Un lungo corteo di studenti, organizzato e coordinato dall’associazione Libera, attraversa le strade della città etnea per dire un “no” forte e chiaro alla mafia al grido di “la verità illumina la giustizia”. Gli allievi delle scolaresche tengono in mano delle lanterne con su scritti i nomi delle vittime della mafia, un modo per non spegnerne il ricordo. Il serpentone colorato (“un tappeto di vita” per usare le parole dell’attore Leo Gullotta presente al corteo) parte dalla villa Bellini e arriva in via Beccaria. Lungo il percorso, gli alunni delle scuole catanesi leggono l’elenco delle vittime della mafia e della criminalità organizzata.
Oltre novecento i nomi che accompagnano i passi dei ragazzi. Uno di questi è quello dell’assistente di polizia penitenziaria, Luigi Bodenza, che esattamente ventuno anni fa, nella notte tra il 24 e il 25 marzo del 1994, cade sotto i colpi di pistola dei sicari del clan Laudani. Bodenza, in servizio nel carcere di Piazza Lanza, finito il turno si mette in auto per fare ritorno a casa. Ma lungo la strada viene freddato da diversi colpi di arma da fuoco. Così aveva voluto l’ex capo mafia (oggi collaboratore di giustizia), Giuseppe Maria Di Giacomo che voleva lanciare così un segnale alle guardie carcerarie. L’ex reggente del clan Laudani (condannato per l’assassinio di Bodenza) fu inoltre il mandante di un altro omicidio eccellente: quello dell’avvocato Serafino Famà. “Catania è una città che ancora non si è fatta carico della memoria delle ventidue vittime uccise in questo territorio, se si chiede a un cittadino quante sono state le vittime nella provincia etnea, nella migliore delle ipotesi faranno solo il nome di Pippo Fava”, dice Dario Montana, referente provinciale della memoria di Libera. “Per fare antimafia bisogna essere credibili come sono questi ragazzi; per questo noi parenti delle vittime vogliamo delle istituzioni che siano altrettanto credibili e degne del sangue versato dai nostri cari”, continua Montana. In Piazza Lanza, proprio davanti al murales dedicato alle vittime delle mafie, i ragazzi ricordano le storie di Alfredo Agosta, Paolo Borsellino, Beppe Montana, Libero Grassi, Giovanni Lizzio, Luigi Bodenza e Serafino Famà. Voci emozionate raccontano dei quattro “picciriddi” catanesi uccisi e gettati in un pozzo perché osarono scippare la borsa alla madre del boss Nitto Santa Paola.
Storie spesso dimenticate che per un giorno sono raccontate ad alta voce tra le strade di una città testimone di tanti, troppi delitti. La seconda tappa della carovana, in via Giuseppe Fava, lo ricorda. Lì i ragazzi leggono alcuni scritti del giornalista e scrittore. Il corteo prosegue fino al Tribunale dei minori, nel grande cortile, dove sono esposti i volti delle vittime innocenti delle mafie. Anche il Comune di Catania è presente con una delegazione. In testa al corteo ci sono il sindaco Enzo Bianco, la presidentessa del consiglio comunale, Francesca Raciti, gli assessori Marco Consoli e Saro D’Agata. “Sono felice che Catania stia rispondendo in modo assolutamente adeguato e con piena consapevolezza, è ormai lontano il periodo in cui il Procuratore Generale, durante l’inaugurazione dell’anno giudiziario, all’indomani della morte di Fava, diceva che la mafia a Catania non c’è”, ricorda il sindaco Bianco.
“Oggi la città ha piena consapevolezza che la mafia bisogna combatterla in ogni modo, dalla corsa clandestina dei cavalli alla circonvallazione al pizzo, dalla corruzione alla connessione tra mafia e politica: qui si gioca il futuro della nostra terra”, aggiunge il primo cittadino ricordando che la città etnea si candida ad ospitare per il prossimo anno la manifestazione nazionale in ricordo delle vittime. Il cortile del Tribunale è gremito di ragazzi, segno di grande partecipazione come dimostrano le adesioni alla manifestazione di numerose associazioni e istituzioni: il Comune, l’Università, l’Udi, i Focolarini, la fondazione Fava, Addio Pizzo, Cives Pro Civitate, l’associazione Alfredo Agosta, la Cooperativa Prospettiva, Cittainsieme e le Agende Rosse. Tra le personalità che non hanno mancato l’appuntamento con la memoria ci sono il Procuratore di Catania, Giovanni Salvi, e il Rettore Giacomo Pignataro. Il momento conclusivo è affidato al ringraziamento da parte del Presidente del Tribunale dei minori, Francesca Pricoco e del Procuratore capo per i minorenni, Caterina Aiello. La manifestazione si conclude così com’è iniziata, con la lettura dell’elenco delle vittime della mafia da parte dei parenti e delle autorità. Nome dopo nome, storia dopo storia, i ragazzi catanesi scrivono una bella pagina di impegno e partecipazione.