PALERMO – “L’imminenza del termine del 3 agosto rende verosimile la prospettazione del danno grave ed irreparabile”. E così, il Cga capolvoge l’ordinanza del Tar di pochi mesi fa, bloccando ancora una volta l’accorpamento dei laboratori d’analisi.
Tutto sospeso, quindi. Le strutture al di sotto della soglia minima di prestazioni individuata dal Ministero della Salute e poi dalla Regione siciliana (200 mila l’anno), non dovranno “fondersi” in strutture più grandi. Secondo il Consiglio di giustizia amministrativa, i termini fissati dall’Assessorato alla Salute avrebbero rischiato di produrre danni gravi a carico dei centri convenzionati. L’ordinanza capovolge come detto la prima pronuncia del Tar, secondo il quale “il termine statuito per la costituzione di nuove aggregazioni o per la rimodulazione di quelle già esistenti, fissato in sei mesi dalla data di pubblicazione sulla Gurs” appariva “congruo e idoneo, in ragione del fatto che, per un verso, – scriveva il Tar – è ormai da tempo prevista la soglia minima di prestazioni e con essa la doverosa e urgente attivazione di un reale processo di aggregazione e, dall’altro, che è stato pure previsto, in luogo dell’immediata decadenza, un periodo di sospensione di trenta giorni dell’accreditamento per le strutture non conformi al requisito della soglia minima”.
Ma il Cga ha giudicato diversamente, dando ragione a decine di laboratori d’analisi che si erano opposti. Tra le tesi della difesa – è il caso ad esempio del ricorso di alcuni laboratori difesi dagli avvocati Girolamo Rubino e Lucia Alfieri – proprio l’esiguità del termine assegnato per il raggiungimento della soglia delle prestazioni e, dunque, per l’aggregazione, pena la perdita dell’accreditamento; la mancata consultazione delle organizzazioni di categoria maggiormente rappresentative; ed infine la violazione dei principi comunitari in materia di concorrenza, con la determinazione una vera e propria posizione dominante delle strutture più forti, con conseguente pregiudizio per i consumatori. Si ferma tutto, quindi, ancora una volta.
E quella dei laboratori è davvero una storia infinita. In effetti l’assessore Gucciardi ci aveva già provato con un decreto firmato a ottobre, poi rivisto a febbraio e pubblicato in Gazzetta ufficiale, appunto. Un decreto che, era l’auspicio dell’assessorato, avrebbe evitato gli errori alla base di altre pronunce del passato, che avevano finito per stoppare il tentativo di accorpamento tentato da Lucia Borsellino e prima ancora da Massimo Russo. Nel primo caso, il Tar aveva annullato l’atto che subordinava il mantenimento della convenzione al raggiungimento di almeno 100 mila prestazioni all’anno entro il 31 dicembre 2015. Il limite era raddoppiato a 200 mila prestazioni da raggiungere entro il 31 dicembre 2017 (quello ribadito dal decreto di Gucciardi) Tra i motivi alla base della decisione del Tar, la “lacunosità delle previsioni” che non avrebbe evitato la “creazione forzosa di posizioni dominanti” e avrebbe anzi favorito un “mercato oligopolistico”. “La mera previsione di un obbligo di raggiungimento di una soglia minima di prestazioni annue – scrivevano i giudici del Tar – non può ritenersi da sola sufficiente a raggiungere gli obiettivi di miglioramento della qualità dei servizi offerti”.
Nel caso dello stop al tentativo di Russo, i motivi che fecero naufragare la “riforma” dei laboratori avevano a che vedere col tempo. Il decreto dell’allora assessore alla Sanità del governo Lombardo, infatti, era stato pubblicato il 9 agosto del 2012. Il 31 luglio, però, si era dimesso il governatore Raffaele Lombardo ed erano state indette le nuove elezioni. Che si sarebbero svolte tre mesi dopo. Il decreto dell’assessore, pubblicato dopo la formalizzazione delle dimissioni di Lombardo, secondo il Tar, non rientrava però nei provvedimenti di “ordinaria amministrazione”, gli unici previsti dalla legge. E adesso tocca a Gucciardi. Stop anche per il suo tentativo. I laboratori, per il momento, non saranno costretti ad accorparsi.