Lacrime e applausi per Vincenzo Agostino, addio alla vedetta antimafia - Live Sicilia

Lacrime e applausi per Vincenzo Agostino, addio alla vedetta antimafia

I funerali in una Cattedrale gremita - VIDEO

PALERMO – Vincenzo Agostino si congeda ufficialmente dai suoi pesi su questa terra in un giorno di poco sole e di molte lacrime. Il funerale nella Cattedrale di Palermo è fissato per le undici.

La bara più che sorretta viene sospinta, nonostante sia difficile lasciare andare. Ma c’è in quel corteo funebre un bisogno non detto. C’è il desiderio di accompagnare quest’uomo giusto e ferito in un altrove di risposte e verità. E si prega in per lui, perché ritrovi suo figlio Nino, sua nuora Ida e il nipotino non nato e li riabbracci con Augusta, compagna di viaggio e di battaglia.

La Cattedrale gremita

In prima fila i parenti, le figlie e i nipoti, nella chiesa gremita. C’è Nino che ha lo sguardo buono di suo nonno. L’abbiamo visto in un mare di abbracci, alla camera ardente, nella caserma Lungaro. Ora è lo stesso. C’era un legame speciale. Le lacrime ricordano che stiamo assistendo alla drammatica nitidezza di un profondo dolore umano.

L’abbraccio dell’arcivescovo

E poi c’è il necessario discorso pubblico sui misteri ancora sepolti sulla strage di Villagrazia di Carini e su altri tragici monumenti dedicati ai veri eroi dell’antimafia. Ci sono le autorità con i rappresentanti istituzionali.

Non si scorgono né il sindaco di Palermo, Roberto Lagalla, né il presidente della Regione, Renato Schifani, che si sono recati alla camera ardente per rendere espliciti affetto e vicinanza. Secondo le informazioni raccolte: il sindaco non sarebbe in perfette condizioni di salute e ha annullato gli appuntamenti, il presidente è a Roma per impegni precedentemente assunti.

L’arcivescovo Lorefice, ‘Don Corrado’, si ferma ad abbracciare le figure vestite di nero in prima fila. La sua omelia ricorda una vita coraggiosa: “Vincenzo Agostino è stato, con la sua amatissima moglie Augusta, una vedetta. Allorché nel suo spirito poteva scendere una schiacciante angoscia, è diventato una fonte di incrollabile speranza per tutti noi”.

“Vincenzo, la fatica è finita”

“La sua lunga barba bianca – prosegue Lorefice – ha rappresentato per noi la resistenza attiva alla mafia e al male strutturato. La provata ma fulgida vita di Vincenzo e Augusta, innamorati per sempre, ci sollecita a non indietreggiare davanti alle tenebre, a non abituarci al male, a non patteggiare mai con i corrotti. Questa testimonianza sia uno sprone. È finita la fatica di Vincenzo. Ora ci è chiesto di assumerla e di portarla avanti”.

“Siamo qui per questo, per continuare a vegliare nella notte – ecco la conclusione -. È il modo migliore per dimostrare a tutti voi cari congiunti, e in particolare a voi carissime Flora e Nunzia e a voi nipoti, a te carissimo Nino”.

Gli applausi di Palermo

Ecco la testimonianza di don Maurizio Francoforte, successore di padre Pino Puglisi, a Brancaccio. Il rapporto di Vincenzo con la sua parrocchia e con la Missione di Fratel Biagio Conte era saldissimo.

“Grazie Vice’ – dice padre Maurizio – ci hai insegnato a non farci schiacciare dal potere”. Ecco Nino, amatissimo nipote, all’altare: “Eri la mia roccia, il mio sostegno. Oggi è un giorno di rabbia e sconfitta perché ti abbiamo seppellito con la barba lunga. Una sconfitta soprattutto per lo Stato”.

Vincenzo Agostino non si è mai tagliato quella siepe candida a cui avrebbe rinunciato se avesse saputo tutta la verità sull’eccidio. L’ultimo saluto è davanti alla Cattedrale con uno scrosciante applauso, sotto il cielo plumbeo di Palermo.


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