PALERMO – “Come è possibile? Non riesco a credere che non ci sei più amico mio. Eri un gigante buono, sempre con il sorriso. Lasci un vuoto enorme in chi come me ti ha conosciuto. E Mondello senza di te non sarà più la stessa”. E’ soltanto uno dei messaggi dedicati a Pietro Collesano, soprannominato “Mercurio”, morto dopo un tragico gesto e conosciutissimo nella borgata marinara per la sua attività ambulante.
Pietro Mercurio e “La Pina”
Diversi anni fa aveva creato “La Pina – Ape tango street food”, dove era possibile gustare maxi panini, fare un aperitivo e perché no, danzare sotto il cielo azzurro di Mondello, a due passi dal mare. Puro divertimento, momenti sereni che in tanti in queste ore ricordano con affetto. Ma nelle parole di chi conosceva Mercurio c’è anche infinita incredulità.
“La sua carica di vitalità non poteva passare inosservata – dicono gli amici -. Una persona allegra, piena di risorse e di iniziativa. Quello che è successo è surreale”. In tanti lo definiscono “l’anima di Mondello”, pronto ad accogliere i clienti, in quell’angolo di relax e colori che tutti ormai conoscevano.
“Non trovo le parole”
“Pietro, eri l’amico di tutti. Colorato, allegro, generoso, ci hai lasciati attoniti, sgomenti – si legge sui social -. La vita a volte ci nasconde tante insidie, e in questa giungla quotidiana non tutti siamo in grado di reggerle. Che ti devo dire? Onestamente non trovo le parole, visto che ogni volta che mi vedevi mi dicevi: “Fabri, ma niente ti posso offrire, non mi accetti mai nulla?”. A me bastava vederti lavorare serenamente con i bagnanti e i turisti, e scherzare due minuti con te. Una cosa però voglio dirtela: vola spensierato, e coltiva in eterno la tua grande passione, quella del tango”.
“Dovevi chiamarmi”
Il ballo, la battuta sempre pronta, le risate. E un giorno, improvvisamente, il buio. “Dovevi chiamarmi – scrive un altro amico – sarei stato qui, pronto ad ascoltarti”. Ed è proprio l’ascolto l’attività principale di Telefono Amico, che della frase “Non parlarne è un suicidio” ha fatto il suo slogan. “Confidarsi, trovare un modo per condividere i propri pensieri, è il primo passo per affrontare le difficoltà che la vita ci mette inevitabilmente di fronte”, spiega il presidente dell’associazione, Gianfranco Cannizzo.
La prevenzione con il Telefono Amico
“Il nostro impegno è rivolto a chiunque si trovi in stato di crisi o emergenza emozionale, in qualunque momento e in modo completamente gratuito. Con noi è possibile trovare un volontario aperto all’ascolto e al dialogo per favorire il benessere personale e la salute sociale. Parlare può davvero salvare la vita”.
Il nemico numero uno? La solitudine. “Il Telefono Amico accoglie utenti che chiedono aiuto perché si sentono principalmente soli. Molto spesso è questo a produrre i pensieri che, se non condivisi, innescano un sistema deleterio. E’ importante trovare persone con cui parlare, raccontare cosa ci passa per la testa. Lo è per gli adulti e oggi, come non mai, per i più giovani. Basti pensare che al nostro servizio su WhatsApp la maggior parte degli utenti ha tra i 14 e i 21 anni. Manifestano spesso un disagio che va attenzionato, è anche successo che qualcuno ci abbia raccontato in diretta di volere compiere un gesto insano. In quei casi siamo intervenuti chiedendo l’aiuto alle forze dell’ordine. Purtroppo, a volte, è questione di attimi”.
“Molti giovani ci chiamano”
Una realtà in cui emerge sempre più l’assenza del dialogo. “Molti giovani – prosegue Cannizzo – ci raccontano di avere enormi difficoltà a parlare con i genitori. In questo modo il disagio diventa un tabù, la comunicazione stessa lo diventa. E si fanno strada sensazioni di sconfitta che alimentano il problema”.
“Dietro ai sorrisi può celarsi il malessere”
“Spiegare un suicidio è davvero difficile – aggiunge Giuseppe Pirrone, ex presidente di Telefono Amico che tuttora si dedica all’attività di ascolto come volontario -. Possono esserci dei segnali, ma spesso chi non ne parla, può addirittura celare il proprio disagio dietro a grandi sorrisi o comportamenti insospettabili. Se però non c’è congruenza tra queste manifestazioni e il reale stato d’animo, prima o poi si sprofonda. Più ci si radica in comportamenti di non autenticità, più aumenta il malessere”.
“Per questo la frase ‘Non parlarne è un suicidio’, è diventata il nostro slogan. Il dialogo è alla base della cura, della volontà di uscire da tunnel che possono farci sentire in trappola”.
L’attività del 10 settembre
Un concetto che Telefono Amico ribadisce ogni 10 settembre, in occasione della Giornata Mondiale per la Prevenzione del Suicidio. “Quest’anno, ad esempio – continua Pirrone – abbiamo invitato gli utenti nei nostri stand a fare un veloce bilancio. Su un biglietto dovevano scrivere cosa lasciare andare via della propria vita, sull’altro cosa far fiorire. I primi sono stati gettati nei cestini, gli altri appesi su un cartellone che man mano si è riempito di sogni, desideri e buoni propositi. Gli stessi che, parlando, possono sempre emergere in noi, facendoci vedere la vita da un’altra prospettiva”.
Come chiedere aiuto
In caso di necessità, è possibile contattare il Telefono Amico allo 02.23272327, tutti i giorni dalle ore 9 alle ore 24, o al numero WhatsApp 3240117252.

