L’aeroporto intercontinentale di Enna, un sogno che rischia di rimanere tale. La struttura, che dovrebbe essere costruita a Centuripe, a pochi passi da Sigonella, progettata dall’Università Kore di Enna e finanziata da un gruppo di imprenditori cinesi, che permetterebbe l’atterraggio di voli intercontinentali commerciali dalla Cina e non solo, con 5 km di piste e un costo stimato in 300 milioni di euro, rischia infatti di non vedere mai la luce.
Il grido d’allarme, in tal senso, arriva dal segretario generale della Fillea Cgil di Enna, Alfredo Schilirò, secondo cui “ancora una volta si è persa o si sta perdendo un’opportunità di sviluppo per la Sicilia, ancora una volta sono stati abbandonati al proprio destino i cittadini di questa terra. E’ sconcertante e deprimente apprendere, per l’ennesima volta, che una infrastruttura che metterebbe in comunicazione la Sicilia con il resto del mondo , non verrà realizzata e magari la stessa opera verrà costruita in Spagna o in Croazia”.
Secondo Schillirò, inoltre, “in questo momento di crisi occupazionale in cui non si riescono a trovare vie d’uscita, in cui gli operai edili sono costretti ad emigrare cercando un futuro migliore non si sa dove, in cui una miriade di ditte edili chiudono i battenti è particolarmente paradossale assistere alla perdita di un grosso finanziamento privato che potrebbe rappresentare l’uscita dal tunnel per gran parte del territorio siciliano, nel silenzio generale.Enna è l’unica provincia siciliana a non avere sbocchi sul mare, nel suo insieme la dotazione infrastrutturale locale è tra le peggiori d’Italia e tale da relegare Enna nei bassifondi della classifica delle 103 province italiane”.
Il segretario di Fillea Cgil conclude chiarendo che “l’aeroporto potrebbe rappresentare la fine dell’arretratezza per il nostro territorio: la costruzione di questa importante infrastruttura significherebbe una grossa boccata d’ossigeno per il mondo delle costruzioni e per tutto l’indotto ,creerebbe occupazione per diverse migliaia di operatori del settore, ma una volta realizzata l’opera consentirebbe di mettere in comunicazione la Sicilia con il resto del mondo in particolare con il continente asiatico. Ritengo che dovremo mettere in campo tutte le forze e mettere in sinergia l’Università, le istituzioni, le organizzazioni sindacali, le associazioni dei costruttori, per recuperare il tempo perduto e convincere gli investitori cinesi a finanziare l’opera”.