CATANIA – Potrebbe costargli la rielezione. La bufera sulla gestione del sistema rifiuti in città scoperchiata dalla Procura della Repubblica potrebbe danneggiare in chiave elettorale il primo cittadino, Enzo Bianco che, sebbene non coinvolto personalmente, potrebbe risultarlo a livello politico. E’ cosa nota, infatti, che due delle persone colpite da provvedimento cautelare nell’inchiesta Garbage affair siano due vicinissimi al sindaco, Massimo Rosso e Orazio Fazio, uomini di fiducia a tal punto che lo stesso Bianco, in una nota, prende vistosamente le distanze.
La vicenda dunque potrebbe condire la campagna elettorale di nuovi elementi, non certo favorevoli all’attuale capo dell’amministrazione, e dare nuove armi ai competitor che già si sono scatenati nell’evidenziare come, di fronte a una tale sistema, la politica non potesse non sapere o comunque non accorgersi che qualcosa non andava. Anche solo guardando le percentuali di differenziata, diminuite nel corso dell’ultimo anno.
Lo aveva segnalato Catania Bene Comune lo scorso febbraio dopo il flop del terzo bando di gara. “È la terza volta consecutiva che la gara per il servizio di spazzamento e raccolta dei rifiuti che nessuna busta viene consegnata. Un evento che condanna la città a rinnovare per l’ennesima volta il contratto ponte alle società Senesi-Ecocar, che costa 110mila euro al giorno alla cittadinanza con livelli di raccolta differenziata risibili, inferiori al 10%. Le responsabilità sono evidentemente in capo alla Giunta municipale, al Sindaco e all’assessore all’ecologia D’Agata, manifestamente incapace di gestire le politiche sui rifiuti della città – scrivono gli attivisti del movimento. Da 5 anni Catania aspetta un nuovo servizio di raccolta dei rifiuti, da tre anni si prova a effettuare una gara d’appalto che, mai successo in Italia, va per tre volte deserta. Intanto si regalano milioni di euro pubblici a ditte che speculano sulle emergenze. L’Assessore D’Agata deve rassegnare le dimissioni. L’amministrazione Bianco ha avuto 5 anni per consegnare a Catania un nuovo sistema di gestione dei rifiuti: ha vergognosamente fallito. Un fallimento – conclude la nota – che sta pagando e pagheranno le cittadine e i cittadini”.
Dalle dimissioni di D’Agata a quelle di Bianco, chieste dagli attivisti del Movimento 5 Stelle. ““Da anni denunciamo un sistema di corruttele dietro il business dei rifiuti in Sicilia e a Catania. Ora basta, la politica si assuma le proprie responsabilità, Enzo Bianco tragga le conclusioni del suo fallimentare mandato a Catania e si dimetta – scrivono i deputati regionali e nazionali pentastellati. Al netto delle responsabilità penali e di fronte a tre gare d’appalto andate deserte e alle evidenti anomalie, le ‘colpe’ politiche sono gravissime e pesanti, non si doveva – concludono – e non si poteva ignorare quanto stava accadendo, mentre i cittadini continuano a pagare per un servizio scadente e per una raccolta differenziata mai partita”.
Commento al vetriolo anche da parte di Emiliano Abramo, candidato civico alle prossime amministrative che già in occasione dell’ufficializzazione della propria candidatura aveva parlato di necessità di cambiare il sistema della raccolta dei rifiuti in città. Oggi affonda il coltello. “E’ inaccettabile e triste – dice in una nota – come, all’interno del Comune di Catania vi siano amministratori che, come emerge dall’operazione della Dia di stamani, avrebbero utilizzato la cosa pubblica per fini personali. E’ altrettanto incredibile che i vertici politici di Palazzo degli Elefanti non sapessero né sospettassero nulla”. E ancora: “Fa tremare – continua – il fatto che, tra le persone coinvolte, ci sia il Ragioniere generale, figura importantissima della macchina amministrativa e uomo di fiducia del sindaco Bianco, tanto da aver ricoperto la carica di capo di Gabinetto e uno dei funzionari della direzione ecologia più vicini al primo cittadino. Non è possibile che l’amministrazione della “presunta legalità”, almeno secondo la narrazione che il sindaco Bianco ha portato avanti in tutti questi anni, non sapesse a chi conferiva fiducia, incarichi e promozioni. Le responsabilità e le scelte politiche si intrecciano con quelle amministrative. Plauso alla Procura che ha scoperchiato un enorme vaso di Pandora. La città ha bisogno di ripartire veramente: L’era di Enzo Bianco è chiusa”.
Interviene infine anche Claudio Fava e il gruppo 100 Passi. “Ancora una volta – scrivono – un’indagine dell’autorità giudiziaria evidenzia la stretta correlazione tra affare dei rifiuti e corruzione. E ancora una volta la politica delega ai magistrati un ruolo che dovrebbe essere suo. A Catania gli elementi di opacità apparivano così evidenti da spingerci a presentare un’interrogazione parlamentare all’Ars. L’amministrazione comunale e il sindaco Bianco non possono far finta di nulla mentre uomini di primo piano della macchina comunale finiscono in manette. Se uomini di fiducia del sindaco erano a disposizione-come dice la procura-di illeciti interessi, Bianco deve assumersi le proprie responsabilità. Allo stesso modo tutta la classe politica catanese presente in consiglio comunale dovrebbe interrogarsi su una evidente omessa vigilanza, con poche e lodevoli eccezioni, mentre milioni di euro finivano per arricchire un articolato sistema di corruzione”.
Il vicepresidente del consiglio comunale, Sebastiano Arcidiacono. “A fronte delle responsabilità penali che spetta alla magistratura accertare, emergono con tutta evidenza le gravi colpe e le omissioni della politica, in particolare del sindaco Bianco, che ha scelto tra i suoi collaboratori di Palazzo persone da lui stesso definite “infedeli” verso l’interesse pubblico e la collettività – afferma. La questione dei rifiuti a Catania e gli evidenti guasti che si stanno consumando in spregio al buon andamento e alla correttezza delle procedure, da cinque anni sono coperti dalla sterile propaganda dell’Amministrazione che anziché intervenire ha preferito mettere la polvere sotto il tappeto delle passerelle di ministri e rappresentanti politici. Si spiega così l’enorme costo sostenuto dai cittadini sulle bollette dei rifiuti a fronte di percentuali di raccolta sempre ben al di sotto del 10% e più volte da noi denunciate. Enzo Bianco lascia un Comune ridotto ai minimi termini, azzerato nei valori della moralità pubblica e in cui urge segnare un’inversione di rotta, per ripristinare legalità ed efficienza e soprattutto garantire il rispetto nei confronti dei cittadini, costretti a subire le gravi disservizi a prezzi salatissimi. Il sindaco Bianco e l’assessore D’Agata – conclude -siano conseguenziali e anziché mettere le mani avanti con ricostruzioni poco convincenti, traggano le conclusioni delle loro scelte dissennate e delle omissioni reiterate.
La posizione del consigliere Niccolò Notarbartolo. “La gara ponte è stata affidata al raggruppamento che ingloba Eco.Car. con lo 0,31 per cento di ribasso. Altre aziende, senza amici negli uffici, avrebbero potuto proporre un ribasso più consistente o servizi migliori. Avrebbero potuto, in altri termini, fare risparmiare alla città milioni di euro. Che Catania sia in ginocchio lo vediamo tutti, quello che fino a stamattina non potevamo sapere con certezza è che ci troviamo in questa condizione perché c’era bisogno di permettere a qualcuno di arricchirsi e a qualcun altro di non pagare affitti. L’inchiesta della magistratura, per come è stata presentata in conferenza stampa, lascia emergere un quadro sconcertante. Ci sono personaggi spregiudicati e corrotti che sono stati messi ai vertici delle istituzioni comunali e che invece di fare il bene pubblico hanno pensato al bene proprio. Più volte ho denunciato, in Consiglio comunale, l’evidente distorsione dell’attuale affidamento del servizio rifiuti a Catania. Davanti alle mie precise denunce, l’assessore all’Ecologia Rosario D’Agata faceva spallucce e si limitava a rispondermi che le gare deserte erano un destino ineluttabile per chi, come l’amministrazione comunale, pretendeva legalità e rigore. Oggi sappiamo per certo che non è esattamente come diceva l’assessore. Ma c’è di più. Il sindaco Enzo Bianco governa una città in cui si difendono precise rendite individuali e in cui si permette che alcuni si arricchiscano sulle spalle della collettività. Un meccanismo premiante questa sindacatura pare averlo evidenziato: va avanti chi sa stare al mondo, ma in un certo modo e a certe condizioni. Un relativismo etico moralmente e politicamente inaccettabile”