L’affondo di Alarcon sul | braccio di ferro per le villette - Live Sicilia

L’affondo di Alarcon sul | braccio di ferro per le villette

Si infervora la polemica sulla costruzione di nuove abitazioni nella zona nord della città. Gli uffici e la giunta hanno dato il via libera: critici, invece, tecnici ed associazioni. La risposta al veleno del Gruppo Immobiliare proprietario dei terreni.

PATERNO’. Un muro contro muro che difficilmente si risolverà in breve tempo e con una stretta di mano. La questione è quella relativa alla costruzione di abitazioni oltre il territorio del quartiere Ardizzone: terreni ricadenti in parte in zona agricola, in parte no. Il principio al quale verrebbe ricondotto il tutto sarebbe quello dei Piani integrati. Fatto sta che dopo il parere positivo degli uffici ed il benestare della giunta comunale, anche il consiglio sarà chiamato a dire la sua. Nel frattempo, in città serpeggia il malumore per quella che è vista come una cementificazione del territorio. Salvatore Alarcon a nome del Gruppo Immobiliare italiana (proprietario dei terreni) offre la sua versione dei fatti. Punti che chiamano in causa il comportamento che vent’anni fa è stato tenuto dal municipio paternese. Di seguito, la breve sintesi:

“Il Comune di Paternò, occupa abusivamente ed illegittimamente un lotto di terreno, ancora oggi di nostra proprietà, e realizza sullo stesso, in maniera abusiva, una struttura con relativa recinzione del terreno, nonché una trivellazione profonda 24 metri per realizzare un pozzo ed appropriarsi illegittimamente dell’acqua della sorgente Ardizzone ricadente, per precisione su terreno ancora di nostra proprietà, rivendendosi poi a prezzi salatissimi l’acqua ai cittadini di Paternò. Tutto questo senza avviare una procedura espropriativa con il relativo pagamento dell’indennità nei confronti di noi proprietari; ovviamente incassando le somme dai cittadini per l’erogazione ma mai avere pagato l’indennità dovuta, oggi si richiede l’immediata restituzione del terreno.

Vorrei riferirmi all’argomento più delicato che è quello della casa dei disabili in Viale dei Platani che come già riferito puntualmente le varie amministrazioni non hanno mai provveduto a pagare l’indennità dovuta ammontante ad oggi a svariate centinaia di migliaia di euro.

Avere abbandonato definitivamente tutte le aree riguardanti il nono comparto P.E.E.P, non avere proceduto al completamento delle opere di urbanizzazione ma la cosa più grave che ci riguarda non avere espropriato tutte le aree per i servizi pubblici in quanto era un obbligo procedere all’esproprio di suddette aree apportando così un danno per svariati milioni di euro ai proprietari. Succede ancora che tali amministratori hanno nella loro funzione di assessore, gestito a titolo ed a scopi personali e per propria convenienza economica, operazioni edilizie facendo una grande speculazione per esempio interessi in cooperative edilizie e della quale gli stessi ricoprivano ruoli di presidenti o Tecnici con palese conflitto di interessi, rappresentando allora, funzioni pubbliche nell’amministrazione Comunale.

Mi riserverò in ogni caso se fosse necessario di informare gli organi della magistratura al fine di dirimere definitivamente insieme agli organi competenti se tale progetto è illegittimo, o forse è stato illegittimo il comportamento dei vecchi e dei nuovi amministratori”.

Intanto, una netta presa di posizione contraria al via libera della costruzione delle abitazioni è stata espressa dal Comitato civico “Paternò c’è” e dall’associazione “Archibla” che nei giorni scorsi ha diffuso il seguente comunicato:

“L’associazione ArchIbla – in merito al “Progetto di localizzazione di un area di espansione urbana in variante al Piano Regolatore vigente; cosi come si evince dalla delibera della Giunta Comunale del 20 Dicembre 2013, su proposta dell’ufficio urbanistica – si dichiara assolutamente in disaccordo. L’associazione, sulla base delle verifiche condotte circa i pronunciamenti del consiglio comunale “Direttive generali per la Revisione del Piano Regolatore Generale, adottate già dalla delibera del Consiglio Comunale n°33/2011” riscontra il contrasto evidente con quanto già deciso allora dal Consiglio Comunale. Si riscontra altresì l’incongruenza del progetto di variante rispetto all’art 16 L. 179/92 cui fa riferimento lo stesso progetto di variante.

L’Associazione sollecita l’Amministrazione Comunale e il Consiglio Comunale al rispetto dei sopracitati pronunciamenti dello stesso Consiglio Comunale – propedeutici alla redazione del Piano Regolatore Generale di cui ancora oggi non si percepisce la sua elaborazione. E’ a tale mancanza, tra l’altro, che si attribuisce la causa della gestione occasionale e discrezionale del territorio incoraggiando le anomalie di cui il progetto di variante è manifestazione e in tal senso si invita l’amministrazione comunale, il Consiglio Comunale, le associazioni e la città tutta ad aprire un confronto pubblico.

L’associazione “Archibla” ricorda inoltre, agli organi competenti, così come già fatto in passato, di essere disponibile al confronto con le istituzioni cittadine preposte al fine di trovare soluzioni compatibili con le decisioni prese dal Consiglio Comunale e con la normativa vigente per avviare la revisione del PRG. “Se si insegnasse la bellezza alla gente – diceva mentre molti lo attaccavano e rendevano difficile la sua sopravvivenza fino alla capitolazione finale – la si fornirebbe di un’arma contro la rassegnazione, la paura e l’omertà. All’esistenza di orrendi palazzi sorti all’improvviso, con tutto il loro squallore, da operazioni speculative, ci si abitua con pronta facilità, si mettono le tendine alle finestre, le piante sul davanzale, e presto ci si dimentica di come erano quei luoghi prima, ed ogni cosa, per il solo fatto che è così, pare dover essere così da sempre e per sempre. È per questo che bisognerebbe educare la gente alla bellezza: perché in uomini e donne non si insinui più l’abitudine e la rassegnazione ma rimangano sempre vivi la curiosità e lo stupore”.

Riteniamo utile per questo ricordare le parole di Peppino Impastato come monito e indirizzo a una società che dovrebbe considerare il paesaggio una sua risorsa”.


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