PALERMO – Sette mesi dopo la sua elezione, il sindaco Roberto Lagalla sarebbe finalmente pronto a sciogliere il nodo delle nomine nelle partecipate del comune di Palermo. Si tratta dell’ultima, grande infornata di poltrone a disposizione dei partiti che, dopo le elezioni regionali e in attesa delle possibili provinciali, guardano al ‘sotto governo’ di Palazzo delle Aquile come camera di compensazione per chi ha avuto meno o è rimasto a bocca asciutta nei precedenti appuntamenti.
Un’attesa insolitamente lunga che ha provocato non poche fibrillazioni nella maggioranza che sostiene il primo cittadino, con i partiti costretti a dover fare i conti con gli amministratori nominati da Leoluca Orlando, ma che Lagalla ha sfruttato per far decantare le tensioni in una coalizione che alla Regione, contrariamente a quanto succede a piazza Pretoria, si è rivelata parecchio litigiosa.
Lo schema è quello già usato per la giunta: due presidenze a Forza Italia e Fratelli d’Italia, considerati gli azionisti di maggioranza del centrodestra, e una a testa per la Lega, i cuffariani e la lista civica che fa riferimento al sindaco e al suo interno comprende anche i renziani. Un risiko che in realtà non comprende solo le presidenze ma anche i cda e i collegi dei sindaci, anche se in prima battuta è sui vertici delle aziende che si giocherà la partita.
La decisioni ufficiali dovrebbero arrivare entro la settimana prossima, ma intanto le trattative fervono e le voci circolano. Iniziamo dalla società considerata più pregiata e quindi appetibile, cioè la Gesap: a chiedere la presidenza è stata la Lega ma alla fine la casella dovrebbe toccare a Fratelli d’Italia e, in particolare, al gruppo guidato da Giuseppe Milazzo e Fabrizio Ferrara. Il nome proposto è quello dell’ex sindaco di Termini Imerese Salvatore Burrafato, avvicinatosi a Milazzo, che però Lagalla non gradirebbe: un diniego che i meloniani non sembrano voler digerire e su cui si potrebbe innescare un vero e proprio braccio di ferro con il sindaco. Un copione già andato in scena alla Regione con Renato Schifani, dove Fdi alla fine è riuscita a tenere il punto piazzando i propri nomi anche se poco graditi al capo della giunta.
L’altra casella di peso è quella dell’amministratore delegato della Gesap che invece andrà in quota Forza Italia e precisamente a Vito Riggio, fortemente voluto dal governatore siciliano: sfumata l’ipotesi trapanese, dove è stato confermato Salvatore Ombra, l’ex presidente dell’Enac dovrebbe atterrare a Punta Raisi. Non è un mistero che Riggio sia un sostenitore della privatizzazione dello scalo, malgrado sul tavolo ci sia anche l’ipotesi della fusione con Airgest che potrebbe escludere (almeno in un primo momento) la vendita delle quote. Collegata alla Gesap c’è anche Gh Palermo, ossia la società satellite che si occupa dei servizi a terra: l’attuale presidente è l’orlandiano Fabio Giambrone che tra a luglio 2024 cederà il passo a un uomo del sindaco o, come suggerisce qualcuno, all’azzurro Francesco Cascio che al momento è fuori da tutto e per il quale si ventila anche l’ipotesi di una fondazione.
Andiamo alle altre società. La Rap andrà alla lista civica del sindaco “Lavoriamo per Palermo”, con Giuseppe Todaro in pole position ma non sicuro di farcela visto che ci sarebbero in ballo anche altri nomi; in questo schema la nuova Dc di Totò Cuffaro potrebbe prendere la Sispi, cioè la partecipata che si occupa di informatica, indicando l’ex vicesindaco Pippo Enea. Cambio della guardia anche all’Amat, malgrado la presidenza rimanga in quota Edy Tamajo e quindi Fi: Michele Cimino pare destinato al Cga e al suo posto dovrebbe arrivare Domenico Macchiarella, fresco di vicepresidenza in Amg energia. A guidare quest’ultima, invece, sarà probabilmente un altro ex parlamentare, ossia il leghista Francesco Scoma, con Amg gas destinata ai meloniani. Forza Italia chiede però anche la Reset: saltata l’ipotesi Vincenzo Cannatella, considerato troppo vicino a Gianfranco Micciché, gli azzurri non avrebbero ancora deciso chi indicare. Un quadro che però farebbe storcere il naso a Fratelli d’Italia, che alla fine potrebbe accettarlo in cambio della presidenza di Amap che però si libererà solo nel 2024. E al Teatro Massimo? Il sindaco sarebbe deciso a confermare il sovrintendente Marco Betta tenendo per sé anche l’altro posto del Comune nel consiglio, facendo così sfumare la pista che portava ad Andrea Peria.