Partecipate, puzzle completato ma c’è chi spera nel rimpasto - Live Sicilia

Partecipate, puzzle completato ma c’è chi spera nel rimpasto

La maggioranza resta in subbuglio, occhi puntati sulla giunta

PALERMO – Sulle partecipate il centrodestra trova l’accordo, ma la maggioranza che sostiene Roberto Lagalla al comune di Palermo resta in subbuglio. Sono giorni frenetici a Palazzo delle Aquile, dove il sindaco sta provando a sciogliere gli ultimi nodi per procedere alla nomina dei nuovi cda delle ex municipalizzate a oltre otto mesi dalle ultime elezioni, con le assemblee dei soci già convocate tra fine mese e inizio marzo.

La spartizione fra i partiti

La suddivisione delle presidenze tra le forze del centrodestra è ormai definita: due a testa per Fratelli d’Italia e Forza Italia e una ciascuno per Lega, nuova Dc e lista del sindaco e a chi è rimasto fuori da Sala delle Lapidi (Noi con l’Italia e Alleanza per Palermo) un posto in cda o una presidenza di collegio dei sindaci. Nello specifico i meloniani avranno Gesap e Amg gas con un’opzione futura su Amap, gli azzurri prenderanno Amat e Reset a cui aggiungere Energy auditing e l’amministratore delegato di Gesap, i salviniani Amg energia, i cuffariani la Sispi e il gruppo del sindaco la Rap, con una nota a margine: il resto (Amap, Gh, Teatro Massimo, Palermo energia, Palermo ambiente) andrà a scadenza naturale.

L’accordo sui nomi

Il vero problema era chi far sedere sulle poltrone, con uno scontro tutto interno a Forza Italia per il nome da indicare in Reset dove, alla fine, dovrebbe spuntarla l’ex commissario dello Iacp Fabrizio Pandolfo, considerato vicino al presidente del consiglio Giulio Tantillo che avrebbe vinto così la concorrenza delle altre anime del partito dopo aver dovuto rinunciare a Stapino Greco. Quella di Reset era l’ultima casella da riempire, visto che gli azzurri avevano già deciso di piazzare l’ex orlandiano Giuseppe Mistretta all’Amat, considerato in quota Edy Tamajo, e Vito Riggio in qualità amministratore delegato all’aeroporto su indicazione diretta del governatore Renato Schifani. Niente da fare per Domenico Macchiarella (quota Tamajo) che dovrà “accontentarsi” di Energy auditing, società in liquidazione partecipata di Amg.

Fratelli d’Italia punterà invece sull’ex sindaco di Termini Imerese Salvatore Burrafato, transitato nel centrodestra, come nuovo presidente di Gesap e sull’ex presidente dell’Aci Angelo Pizzuto che andrà ad Amg gas. Amg energia avrà come nuovo numero uno l’ex parlamentare Francesco Scoma, la Sispi sarà guidata dalla cuffariana Giovanna Gaballo mentre la Rap dall’industriale Giuseppe Todaro.

Voglia di rimpasto

Tutto risolto, quindi? No, perché i mal di pancia in maggioranza restano e c’è chi, più o meno palesemente, spinge per un mini rimpasto di giunta. Un’ipotesi che Lagalla avrebbe più volte escluso categoricamente, visti i problemi già avuti per formare la prima squadra di governo, ma in questo ultimo anno lo scenario politico è profondamente cambiato, così come sono mutati i rapporti di forza anche a livello nazionale. Quando il centrodestra scelse di puntare su Lagalla, per esempio, Gianfranco Micciché era saldamente alla guida del suo partito in Sicilia con Renato Schifani nelle retrovie e Giorgia Meloni non ancora premier, la Lega era più in salute e Cuffaro incontrava resistenze pure per farsi invitare ai vertici di coalizione; un quadro che, se paragonato a quello di oggi, sembra lontano anni luce.

Non è un mistero che dentro Forza Italia si viva ormai un’altra epoca: il Micciché che aveva ottenuto due assessori su tre e la presidenza del consiglio comunale per Tantillo ormai è da solo al gruppo Misto dell’Ars e c’è chi oggi, tra i berlusconiani, vorrebbe ritoccare la squadra degli assessori considerando l’area Miccichè sovradimensionata, tanto da essere esclusa dalle partecipate. In più c’è da tenere in debito conto il peso di Schifani che, da presidente della Regione, ha imposto Riggio alla Gesap e condiviso con Tantillo la scelta di Pandolfo, ma non ha nessun riferimento in giunta.

Nella Lega non mancano i mal di pancia, alcuni assessori hanno perso in questi mesi i loro punti di riferimento politici e la possibile nascita del Terzo polo in Sicilia (divorzio tra Renzi e Calenda permettendo) potrebbe portare a un allargamento della maggioranza. “Basta guardare alle delibere prodotte, per capire quali assessori lavorano e quali non hanno ingranato”, commenta a taccuini chiusi uno dei big di maggioranza. Per non parlare dell’ipotesi che, approvato entro marzo il piano di riequilibrio in accordo con lo Stato, Carolina Varchi possa lasciare Palermo per assumere un ruolo nazionale (si parla della presidenza della commissione Antimafia), aprendo dentro Fratelli d’Italia un confronto sulla successione.

Fattori che hanno spinto più d’uno, nella maggioranza, a ipotizzare un piccolo rimpasto, una sorta di “tagliando” alla squadra di governo da fare a un anno dalle elezioni, magari dopo l’estate e una volta messi in sicurezza i conti, anche per dare un maggior profilo politico alla giunta. Ipotesi che però, come già detto, Lagalla non avrebbe alcuna intenzione di fare, anche per evitare di aprire un altro vaso di Pandora.


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